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Inammissibilità del ricorso: motivi generici e novità

La Corte di Cassazione dichiara l’inammissibilità del ricorso di un imputato. I motivi sono stati giudicati troppo generici, come previsto dall’art. 581 c.p.p., e sollevavano questioni mai presentate nei gradi di merito, rendendo impossibile una valutazione. La decisione sottolinea l’importanza della specificità e del perimetro del giudizio di appello.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità del Ricorso: Quando la Cassazione Chiude le Porte

L’ordinanza della Corte di Cassazione in esame offre un chiaro esempio delle rigorose regole procedurali che governano il giudizio di legittimità. Il caso analizza l’inammissibilità del ricorso presentato da un imputato contro una sentenza della Corte d’Appello, mettendo in luce come la genericità dei motivi e la proposizione di questioni nuove siano ostacoli insormontabili per l’accesso al giudizio di merito della Suprema Corte.

I Fatti del Caso: Un Appello Respinto

Un individuo, condannato dalla Corte d’Appello di Torino, proponeva ricorso per Cassazione affidandosi a tre distinti motivi. Con il primo, lamentava un vizio di motivazione sulla sua responsabilità penale. Con il secondo, contestava la mancata valutazione della possibile applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’art. 131-bis del codice penale. Infine, con il terzo motivo, criticava il riconoscimento dell’aggravante della recidiva.

L’Analisi della Corte e i Motivi dell’Inammissibilità del Ricorso

La Corte di Cassazione ha esaminato ciascun motivo, concludendo per una declaratoria di inammissibilità totale del ricorso. Questa decisione si fonda su principi cardine della procedura penale che meritano un’analisi approfondita.

Il Primo Motivo: La Genericità della Censura

Il primo motivo è stato giudicato ‘del tutto generico’. La Corte ha rilevato che la difesa non aveva specificato quali elementi della motivazione della sentenza impugnata fossero illogici o carenti. Secondo l’art. 581, comma 1, lett. c), del codice di procedura penale, il ricorso deve indicare con precisione le ragioni di diritto e gli elementi di fatto che lo sostengono. Un’impugnazione che si limita a una critica generica, senza confrontarsi puntualmente con le argomentazioni del giudice precedente, non consente alla Corte di Cassazione di esercitare il proprio sindacato e, pertanto, è inammissibile.

Il Secondo Motivo: Una Questione Mai Sollevata Prima

Anche il secondo motivo è stato respinto, ma per una ragione diversa: la novità della questione. La difesa lamentava la mancata applicazione dell’art. 131-bis c.p., ma questa richiesta non era mai stata avanzata nei precedenti gradi di giudizio. La Corte ha ribadito un principio consolidato: i giudici di merito non hanno l’obbligo di motivare su questioni che non sono state loro sottoposte. Di conseguenza, non si può lamentare in Cassazione un’omessa motivazione su un punto mai dedotto, poiché ciò amplierebbe indebitamente l’oggetto del giudizio di legittimità.

Il Terzo Motivo: Critiche Infondate sulla Recidiva

Infine, il terzo motivo, relativo alla recidiva, è stato considerato manifestamente infondato e generico. La Corte ha evidenziato che la sentenza d’appello aveva motivato ‘ampiamente e congruamente’ le ragioni per cui l’aggravante era stata confermata. Il ricorso, anche in questo caso, ometteva di confrontarsi con tali argomentazioni, limitandosi a una critica superficiale che non scalfiva la logicità della decisione impugnata.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Suprema Corte si basano su due pilastri fondamentali della procedura penale. In primo luogo, il principio di specificità dei motivi di ricorso, che impone al ricorrente di articolare critiche precise e dettagliate, non mere affermazioni generali di dissenso. In secondo luogo, il principio devolutivo, secondo cui il giudizio di impugnazione è limitato alle questioni specificamente sollevate. Introdurre per la prima volta in Cassazione una nuova questione, come la richiesta di applicazione della non punibilità, viola tale principio e rende il motivo inammissibile.

Conclusioni: L’Importanza della Tecnica Legale

Questa ordinanza è un monito sull’importanza della tecnica e del rigore nella redazione degli atti di impugnazione. L’inammissibilità del ricorso non è una mera formalità, ma la conseguenza diretta della violazione di regole procedurali poste a garanzia del corretto funzionamento della giustizia. Per avere una possibilità di successo, un ricorso deve essere specifico, pertinente e focalizzato sulle questioni già dibattute nei gradi di merito. In caso contrario, come dimostra questo caso, il risultato è una condanna alle spese processuali e al pagamento di una sanzione pecuniaria, senza che il merito della questione venga neppure esaminato.

Perché il primo motivo di ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Risposta: È stato ritenuto del tutto generico perché non indicava gli elementi specifici della motivazione della sentenza impugnata che si intendevano criticare, violando così i requisiti dell’art. 581, comma 1, lett. c) del codice di procedura penale.

Si può chiedere per la prima volta in Cassazione l’applicazione di una causa di non punibilità?
Risposta: No, la sentenza stabilisce che una questione non sollevata nei confronti dei giudici di merito (primo e secondo grado) è preclusa in Cassazione. Su tale questione, non essendo stata dedotta, i giudici precedenti non avevano alcun obbligo di motivare.

Cosa succede quando un ricorso viene dichiarato inammissibile?
Risposta: Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, come stabilito nel provvedimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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