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Inammissibilità del ricorso: le conseguenze legali

La Corte di Cassazione dichiara l’inammissibilità del ricorso presentato da un imputato. La decisione si basa sulla commissione di un nuovo reato durante il periodo di sospensione del procedimento, con conseguente condanna al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 7 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità del ricorso: quando la condotta pregiudica l’impugnazione

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio di come l’inammissibilità del ricorso non sia solo una questione di forma, ma possa derivare direttamente dalla condotta dell’imputato. La Corte di Cassazione, con una decisione netta, ha stabilito che la commissione di un nuovo reato durante il periodo di sospensione di un procedimento penale comporta severe conseguenze, tra cui la condanna al pagamento delle spese processuali e di una cospicua somma alla Cassa delle ammende. Questo caso sottolinea l’importanza del rispetto delle condizioni imposte dal giudice per beneficiare di istituti premiali.

I Fatti del Caso

Un soggetto, precedentemente ammesso alla sospensione del procedimento ai sensi dell’art. 464-quater del codice di procedura penale, ha presentato ricorso in Cassazione avverso un’ordinanza emessa dal GIP del Tribunale. Il punto cruciale della vicenda, tuttavia, non risiede nei motivi del ricorso originario, ma in un fatto successivo: durante il periodo di sospensione, l’imputato ha commesso un nuovo delitto. Questo comportamento ha innescato una valutazione da parte della Suprema Corte non sul merito del ricorso, ma sulla sua stessa ammissibilità.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso proposto. La decisione non entra nel merito delle doglianze sollevate dal ricorrente, ma si fonda su un presupposto procedurale invalicabile. La Corte ha rilevato che la condotta del ricorrente, ovvero la commissione di un nuovo reato durante la fase di sospensione del procedimento, viola le condizioni poste alla base del beneficio concesso. Di conseguenza, applicando l’articolo 616 del codice di procedura penale, ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di euro 3000 in favore della Cassa delle ammende.

Inammissibilità del Ricorso: Le Motivazioni Giuridiche

Le motivazioni della Corte si articolano su due pilastri normativi fondamentali, che delineano il perimetro della decisione e le sue conseguenze.

L’applicazione dell’art. 464-quater c.p.p.

Il meccanismo della sospensione del procedimento con messa alla prova, disciplinato dall’art. 464-quater c.p.p., è subordinato a una prognosi favorevole sul comportamento futuro dell’imputato. La legge stabilisce che il beneficio è revocato se l’imputato commette un nuovo delitto non colposo o un reato della stessa indole durante il periodo di prova. La Corte ha precisato, richiamando un precedente orientamento giurisprudenziale (Sez. 5, n. 43645 del 14/07/2017), che il periodo rilevante inizia con l’emissione stessa dell’ordinanza di sospensione. La commissione del nuovo reato ha quindi interrotto il patto fiduciario con l’autorità giudiziaria, rendendo di fatto inutile e inammissibile ogni ulteriore discussione sul procedimento originario.

Le conseguenze ex art. 616 c.p.p.

L’articolo 616 del codice di procedura penale disciplina le conseguenze economiche della declaratoria di inammissibilità o del rigetto del ricorso. La norma prevede, in questi casi, la condanna della parte privata che ha proposto l’impugnazione al pagamento delle spese del procedimento. Inoltre, la stessa norma conferisce alla Corte il potere di imporre il pagamento di una somma pecuniaria alla Cassa delle ammende. In questo caso, la Corte ha ritenuto equo determinare tale somma in 3000 euro, tenendo conto della natura delle questioni sollevate e della palese infondatezza del ricorso alla luce della condotta del ricorrente.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: l’accesso a misure alternative al processo, come la sospensione con messa alla prova, comporta oneri e responsabilità precise. La commissione di nuovi reati durante questo periodo non solo determina la revoca del beneficio, ma può rendere inammissibile qualsiasi impugnazione relativa al procedimento sospeso. La decisione serve da monito, evidenziando che le conseguenze di un ricorso inammissibile non sono solo procedurali ma anche patrimoniali, con l’obbligo di farsi carico delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria che può essere anche significativa.

Cosa succede se si commette un nuovo reato durante la sospensione del procedimento con messa alla prova?
La commissione di un nuovo delitto non colposo o di un reato della stessa indole durante il periodo di sospensione comporta la violazione delle condizioni del beneficio e può portare alla revoca della misura. Inoltre, come nel caso di specie, può determinare l’inammissibilità di un eventuale ricorso pendente.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Secondo l’art. 616 c.p.p., la parte che ha presentato il ricorso inammissibile viene condannata al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, il cui importo è determinato discrezionalmente dalla Corte.

Da quale momento inizia il periodo di sospensione del procedimento rilevante ai fini della commissione di un nuovo reato?
Il periodo durante il quale la commissione di un nuovo reato può pregiudicare il beneficio della sospensione inizia con l’emissione dell’ordinanza che dispone la sospensione stessa, come chiarito dalla giurisprudenza citata nel provvedimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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