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Inammissibilità del ricorso: la sanzione in Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso presentato da un individuo contro una sentenza della Corte d’Appello. La decisione si fonda sulla genericità dei motivi, che reiteravano argomentazioni già formulate. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

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Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità del ricorso: quando la Cassazione sanziona la ripetitività

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio di come la Corte di Cassazione affronta i ricorsi privi dei requisiti di legge, ribadendo un principio fondamentale della procedura penale: la specificità dei motivi. Quando un’impugnazione si limita a ripetere argomentazioni già esaminate, la conseguenza è una pronuncia di inammissibilità del ricorso, con relative sanzioni economiche per il ricorrente. Questo provvedimento sottolinea l’importanza di presentare censure mirate e pertinenti al giudizio di legittimità, che non è una terza istanza di merito.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale trae origine dal ricorso presentato da un individuo avverso una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Brescia. Il ricorrente ha adito la Suprema Corte di Cassazione per ottenere l’annullamento della decisione di secondo grado. Tuttavia, l’atto di impugnazione non ha superato il vaglio preliminare di ammissibilità.

La Decisione della Corte di Cassazione

Con ordinanza del 3 marzo 2025, la Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso. Oltre a respingere l’impugnazione nel merito, la Corte ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma pari a tremila euro in favore della Cassa delle ammende, come previsto dall’articolo 616 del codice di procedura penale.

Le Motivazioni: la genericità e l’inammissibilità del ricorso

La motivazione alla base della decisione è netta e concisa. I giudici di legittimità hanno rilevato che i motivi di ricorso non facevano altro che reiterare i ‘rilievi censori già sollevati’ nei precedenti gradi di giudizio. In sostanza, il ricorso era una mera riproposizione delle stesse argomentazioni, senza introdurre critiche specifiche e pertinenti alla sentenza impugnata che potessero giustificare un esame nel merito da parte della Cassazione.

Questo vizio, definito come ‘genericità’ o ‘aspecificità’ dei motivi, è una causa classica di inammissibilità del ricorso. La Corte Suprema, infatti, non è chiamata a riesaminare i fatti del processo, ma a verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione della sentenza impugnata. Un ricorso che si limita a ripetere le doglianze già respinte, senza confrontarsi criticamente con le ragioni della decisione d’appello, non adempie alla sua funzione e viene pertanto sanzionato.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

L’ordinanza riafferma un principio cardine del sistema delle impugnazioni penali: per accedere al giudizio di Cassazione è indispensabile formulare motivi di ricorso specifici, che individuino con precisione le violazioni di legge o i vizi di motivazione della sentenza contestata. La semplice riproposizione di argomenti di fatto o di diritto già vagliati non è sufficiente e comporta, come in questo caso, una declaratoria di inammissibilità e una condanna economica. Questa prassi serve a scoraggiare ricorsi dilatori o palesemente infondati, garantendo l’efficienza del sistema giudiziario e sanzionando l’abuso dello strumento processuale.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché si limitava a reiterare censure e rilievi già sollevati in precedenza, senza formulare argomentazioni nuove e specifiche contro la sentenza impugnata.

Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Quale norma regola le conseguenze dell’inammissibilità del ricorso?
La pronuncia si basa sull’articolo 616 del codice di procedura penale, che disciplina le conseguenze derivanti dalla dichiarazione di inammissibilità di un ricorso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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