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Inammissibilità del ricorso: la decisione della Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello. La decisione, formalizzata con un’ordinanza, rende definitiva la condanna precedente e comporta per il ricorrente l’obbligo di pagare le spese processuali e una sanzione pecuniaria, evidenziando il rigore dei presupposti per adire la Suprema Corte.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità del Ricorso: Quando la Cassazione Chiude la Porta

L’ordinanza emessa dalla Corte di Cassazione in data 21 marzo 2025 offre un chiaro esempio di inammissibilità del ricorso, un esito procedurale che blocca l’esame nel merito di un’impugnazione. Comprendere questo concetto è fondamentale per chiunque affronti un percorso giudiziario, poiché evidenzia come l’accesso alla Suprema Corte sia regolato da requisiti formali e sostanziali molto stringenti.

Il Caso in Esame: Un Percorso Giudiziario Terminato

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un individuo avverso una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Bari in data 14 dicembre 2023. L’imputato, cercando di ribaltare la decisione dei giudici di secondo grado, ha portato la questione dinanzi alla Corte di Cassazione, l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento. Tuttavia, il suo tentativo si è scontrato con una pronuncia puramente processuale.

La Decisione della Suprema Corte e l’Inammissibilità del Ricorso

La Corte di Cassazione, con una sintetica ordinanza, ha tagliato corto il percorso giudiziario dichiarando il ricorso inammissibile. Questa decisione significa che i giudici supremi non sono entrati nel vivo delle questioni sollevate dal ricorrente (la cosiddetta “questione di merito”), ma si sono fermati a una valutazione preliminare. Hanno riscontrato la mancanza dei presupposti necessari affinché il ricorso potesse essere validamente esaminato.

Le Conseguenze Economiche della Dichiarazione di Inammissibilità

Un aspetto non secondario di tale pronuncia riguarda le conseguenze economiche per il ricorrente. Come di prassi in questi casi, la declaratoria di inammissibilità comporta la condanna al pagamento delle spese processuali. Inoltre, la legge prevede il versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, una sanzione che mira a scoraggiare la presentazione di ricorsi palesemente infondati o proposti senza il rispetto delle regole procedurali.

Le Motivazioni

Sebbene l’ordinanza in esame sia molto concisa e non espliciti nel dettaglio le ragioni specifiche, possiamo delineare le motivazioni tipiche che portano a una dichiarazione di inammissibilità del ricorso in Cassazione. Spesso, un ricorso viene respinto in questa fase preliminare perché:

1. I motivi sono generici: L’atto di impugnazione non specifica in modo chiaro e puntuale quali norme di legge sarebbero state violate o applicate erroneamente nella sentenza impugnata.
2. Si sollevano questioni di fatto: Il ricorrente tenta di ottenere dalla Cassazione una nuova valutazione dei fatti o delle prove (ad esempio, la credibilità di un testimone), compito che spetta esclusivamente ai giudici di primo e secondo grado. La Suprema Corte è un giudice di legittimità, non di merito.
3. Mancanza di interesse: Il ricorrente non ha un interesse concreto e attuale a ottenere l’annullamento della decisione impugnata.
4. Vizi formali: Il ricorso è stato presentato oltre i termini di legge o da un difensore non abilitato al patrocinio presso le giurisdizioni superiori.

Nel caso specifico, la decisione è stata presa dopo aver sentito la relazione del Consigliere designato, il quale ha evidentemente evidenziato al collegio la presenza di uno di questi vizi ostativi.

Le Conclusioni

La pronuncia analizzata ribadisce un principio cardine del nostro sistema processuale: il giudizio in Corte di Cassazione non è un terzo grado di merito, ma un rigoroso controllo sulla corretta applicazione del diritto. La dichiarazione di inammissibilità del ricorso non è una valutazione sull’innocenza o colpevolezza, ma una constatazione che l’appello non possiede i requisiti per essere giudicato. Questa ordinanza serve da monito sull’importanza di redigere ricorsi tecnicamente ineccepibili, focalizzati su questioni di pura legittimità, per evitare che il percorso verso la giustizia si interrompa prematuramente con conseguenze anche economiche per l’assistito.

Cosa significa quando un ricorso viene dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Significa che la Corte non ha esaminato il merito della questione perché il ricorso mancava dei requisiti formali o sostanziali richiesti dalla legge. Di conseguenza, la sentenza impugnata diventa definitiva.

Quali sono le conseguenze per chi propone un ricorso risultato inammissibile?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e, di regola, al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende, come sanzione per aver adito la Corte senza fondamento.

La Corte di Cassazione può riesaminare le prove o i fatti di un caso?
No, la Corte di Cassazione è un “giudice di legittimità”, non di merito. Il suo compito è assicurare la corretta interpretazione e applicazione della legge, senza poter effettuare una nuova valutazione dei fatti già accertati nei precedenti gradi di giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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