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Inammissibilità del ricorso: la decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso presentato da due individui contro una sentenza del Giudice dell’Udienza Preliminare. La Corte ha stabilito che i motivi addotti non rientravano tra i vizi denunciabili, condannando i ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una somma di quattromila euro ciascuno.

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Pubblicato il 26 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità del Ricorso: Quando la Cassazione Chiude la Porta

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio di inammissibilità del ricorso, un concetto fondamentale nel nostro sistema processuale. Con una decisione netta, la Corte di Cassazione ha respinto le istanze di due ricorrenti, confermando la necessità di rispettare rigorosi requisiti formali e sostanziali per poter accedere al giudizio di legittimità. Questo caso sottolinea come non ogni doglianza possa essere portata all’attenzione della Suprema Corte, ma solo quelle che rientrano in specifici vizi tassativamente previsti dalla legge.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine dal ricorso presentato da due soggetti avverso una sentenza emessa dal Giudice dell’Udienza Preliminare (GUP) del Tribunale di Napoli. I ricorrenti, ritenendo la decisione a loro sfavorevole ingiusta o viziata, hanno deciso di impugnarla direttamente dinanzi alla Corte di Cassazione, l’organo supremo della giurisdizione italiana.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione, con l’ordinanza emessa il 13 maggio 2025, ha posto fine al percorso processuale dei due imputati in modo perentorio. I giudici hanno dichiarato i ricorsi inammissibili.

Questa declaratoria non è stata priva di conseguenze. Oltre a vedere respinta la propria richiesta, i ricorrenti sono stati condannati in solido al pagamento delle spese processuali. Inoltre, a ciascuno di essi è stata inflitta una sanzione pecuniaria di quattromila euro da versare alla Cassa delle ammende, un fondo destinato al miglioramento del sistema penitenziario e al reinserimento dei condannati.

Le Motivazioni della Decisione e l’Inammissibilità del Ricorso

Il cuore della decisione risiede in una motivazione tanto sintetica quanto inappellabile. La Corte ha rilevato che i ricorsi dovevano essere dichiarati inammissibili poiché i motivi presentati non rientravano nel novero dei vizi denunciabili in sede di legittimità. In altre parole, le critiche mosse alla sentenza del GUP non corrispondevano a nessuna delle specifiche categorie di errori (es. violazione di legge, vizio di motivazione) che la legge consente di far valere davanti alla Cassazione. La Suprema Corte non è un giudice di terzo grado che può riesaminare i fatti, ma un giudice di legittimità che valuta solo la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione. Quando un ricorso si fonda su argomenti non pertinenti a questo tipo di controllo, viene dichiarato inammissibile senza neppure entrare nel merito delle questioni sollevate.

Conclusioni

Le implicazioni pratiche di questa ordinanza sono significative. In primo luogo, essa ribadisce il ruolo di filtro della Corte di Cassazione, volto a prevenire ricorsi dilatori o infondati. La condanna al pagamento di una cospicua somma alla Cassa delle ammende funge da deterrente, scoraggiando la presentazione di impugnazioni prive di seri fondamenti giuridici. Per i cittadini e i loro difensori, questa decisione è un monito sull’importanza di strutturare un ricorso in Cassazione in modo tecnicamente ineccepibile, concentrandosi esclusivamente sui vizi di legittimità e non su una generica richiesta di revisione del giudizio di merito. La mancata osservanza di questi principi porta non solo alla conferma della decisione impugnata, ma anche a sanzioni economiche rilevanti.

Cosa significa che un ricorso è dichiarato inammissibile?
Significa che la Corte non entra nel merito della questione perché l’appello non rispetta i requisiti formali o sostanziali previsti dalla legge, come nel caso in cui i motivi addotti non siano tra quelli consentiti.

Quali sono state le conseguenze per le persone che hanno presentato ricorso?
Oltre alla conferma della sentenza precedente, sono state condannate a pagare le spese del processo e una sanzione di quattromila euro ciascuna, da versare alla Cassa delle ammende.

Perché la Corte di Cassazione ha respinto questi ricorsi?
La Corte li ha respinti perché ha ritenuto che le ragioni presentate dai ricorrenti non costituissero un ‘vizio denunciato’ valido, ovvero un tipo di errore che, secondo la legge, può essere esaminato in sede di Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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