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Inammissibilità del ricorso: la decisione Cassazione

Un’ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i limiti del ricorso in sede di legittimità. Il caso riguarda la conferma di una condanna a otto mesi di arresto. L’appello è stato respinto a causa della genericità dei motivi, che contestavano il trattamento sanzionatorio senza sollevare questioni di diritto. La Corte ha ribadito che la valutazione della pena, se ben motivata, non è sindacabile. Di conseguenza, è stata dichiarata l’inammissibilità del ricorso, con condanna del ricorrente alle spese e a una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità del Ricorso: Quando la Cassazione Chiude la Porta

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio dei rigorosi criteri che regolano l’accesso al giudizio della Corte di Cassazione, sottolineando il principio dell’inammissibilità del ricorso quando i motivi presentati sono generici e non attengono a una violazione di legge. Il caso in questione riguarda un imputato che, dopo la conferma della sua condanna in appello, ha tentato di contestare l’entità della pena dinanzi alla Suprema Corte, ma senza successo. Analizziamo insieme i passaggi di questa vicenda processuale.

La Vicenda Processuale

Tutto ha inizio con una condanna emessa dal Tribunale di Trapani, che riconosce un individuo colpevole del reato previsto dall’art. 75, comma 1, del D.Lgs. 159/2011, infliggendogli una pena di otto mesi di arresto. La decisione viene successivamente confermata in toto dalla Corte di Appello di Palermo. Non ritenendosi soddisfatto della quantificazione della pena, l’imputato decide di presentare ricorso per Cassazione, affidandosi al suo difensore per contestare il trattamento sanzionatorio ricevuto.

I Motivi del Ricorso e l’Inammissibilità

Il nucleo del ricorso presentato alla Corte di Cassazione verteva esclusivamente sulla determinazione dell’entità della pena. L’imputato lamentava una presunta violazione di legge e un vizio di motivazione da parte dei giudici di merito nel calcolare la sanzione. Tuttavia, la Suprema Corte ha stroncato sul nascere tali doglianze. I giudici di legittimità hanno infatti evidenziato come le critiche mosse fossero del tutto generiche e mirassero a una rivalutazione del merito della decisione, un’attività preclusa alla Corte di Cassazione.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso con una motivazione netta e precisa. In primo luogo, ha stabilito che i rilievi sul trattamento sanzionatorio erano formulati in termini generici e si limitavano a esprimere un dissenso sulla decisione del giudice d’appello, senza individuare specifiche violazioni di legge. In secondo luogo, ha sottolineato che la Corte d’Appello aveva fornito una motivazione specifica ed esaustiva sulla quantificazione della pena. Tale motivazione si basava su elementi concreti, come la gravità del fatto e la personalità del reo, in piena conformità con i criteri stabiliti dall’articolo 133 del codice penale. Poiché la valutazione del giudice di merito era logica, coerente e legalmente fondata, non vi era spazio per un riesame in sede di legittimità. La decisione della Cassazione, quindi, non entra nel merito della pena, ma si ferma a un controllo formale sulla correttezza giuridica e logica della motivazione della sentenza impugnata. Di fronte a una motivazione adeguata, il ricorso non può che essere dichiarato inammissibile.

Le Conclusioni

Questa ordinanza riafferma un principio fondamentale del nostro sistema processuale: il ricorso per Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono ridiscutere i fatti o le valutazioni discrezionali del giudice, come la quantificazione della pena, se adeguatamente motivate. Per accedere alla Suprema Corte, è necessario formulare censure specifiche, precise e pertinenti a reali violazioni di legge o a vizi logici manifesti della motivazione. In caso contrario, come avvenuto nella vicenda analizzata, la conseguenza è l’inammissibilità del ricorso, che comporta non solo l’impossibilità di ottenere una revisione della sentenza, ma anche la condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano del tutto generici, contestavano il merito del trattamento sanzionatorio e non erano suscettibili di valutazione in sede di legittimità, a fronte di una motivazione della corte d’appello considerata specifica ed esaustiva.

Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente a seguito della dichiarazione di inammissibilità?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende, come previsto dall’articolo 616 del codice di procedura penale.

Su quali elementi si era basata la Corte d’Appello per determinare la pena?
La Corte d’Appello aveva motivato la determinazione della pena basandosi sulla gravità del fatto e sulla personalità del reo, in conformità con i criteri stabiliti dall’articolo 133 del codice penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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