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Inammissibilità del ricorso: i requisiti di legge

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 46114/2024, ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso di un imputato a causa della sua manifesta genericità. La decisione ribadisce che, per evitare una declaratoria di inammissibilità del ricorso, l’atto di impugnazione deve contenere una critica argomentata e un confronto puntuale con le motivazioni della sentenza impugnata, come richiesto dal codice di procedura penale.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità del ricorso per genericità: l’analisi della Cassazione

Presentare un ricorso in Cassazione è l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, ma per accedervi è necessario rispettare requisiti di forma e sostanza molto stringenti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci ricorda una lezione fondamentale: la genericità dei motivi porta dritti verso una declaratoria di inammissibilità del ricorso. Questo principio garantisce che il giudizio di legittimità si concentri su questioni giuridiche precise, senza trasformarsi in un riesame del merito dei fatti. Analizziamo insieme questa decisione per capire quali sono gli errori da evitare.

Il Caso in Esame: Un Appello Carente di Specificità

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato contro una sentenza della Corte di Appello di Palermo. Il ricorrente contestava la decisione di secondo grado lamentando un vizio di motivazione. Tuttavia, l’atto di impugnazione si è rivelato problematico non per il merito delle argomentazioni, ma per il modo in cui sono state presentate.

La Suprema Corte ha subito rilevato come il ricorso fosse privo degli elementi essenziali richiesti dalla legge, in particolare dall’art. 581 del codice di procedura penale. Invece di confrontarsi in modo critico e puntuale con le argomentazioni logiche e congrue della Corte d’Appello, il ricorrente si è limitato a formulare una censura generica, senza indicare gli elementi specifici che ne costituivano il fondamento. Questo ha impedito al giudice dell’impugnazione di individuare con precisione i rilievi mossi e di esercitare il proprio sindacato.

La Decisione della Suprema Corte e l’Inammissibilità del ricorso

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in commento, ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso. La decisione si fonda su un principio consolidato: l’impugnazione non è una semplice manifestazione di dissenso, ma deve essere una “critica argomentata” del provvedimento che si contesta. Tale critica si concretizza attraverso la presentazione di motivi specifici, che indichino chiaramente le ragioni di diritto e gli elementi di fatto a sostegno della richiesta.

Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, una conseguenza diretta e onerosa della mancata osservanza delle regole processuali.

Le Motivazioni: Perché un Ricorso Deve Essere Specifico?

La Corte ha ribadito che il contenuto essenziale di un atto di impugnazione è il “confronto puntuale” con le argomentazioni del provvedimento impugnato. Non è sufficiente esprimere un generico disaccordo. È necessario, invece, indicare con precisione:
1. Le ragioni di diritto: le norme che si ritengono violate e il modo in cui la sentenza le ha interpretate erroneamente.
2. Gli elementi di fatto: i fatti specifici che, secondo il ricorrente, sono stati travisati o non considerati e che fondano il dissenso.

Citando un precedente (Sez. 6 n. 8700 del 21/01/2013), i giudici hanno sottolineato che solo attraverso questa specificità l’impugnazione assolve alla sua funzione tipica, consentendo al giudice superiore di valutare la fondatezza delle critiche. Un ricorso vago e indeterminato, al contrario, non permette questo esercizio e risulta, pertanto, processualmente inutile.

Le Conclusioni: Guida Pratica per Evitare l’Inammissibilità del Ricorso

Questa ordinanza offre un monito importante per chiunque intenda impugnare un provvedimento giudiziario. Per evitare una declaratoria di inammissibilità del ricorso, è indispensabile che l’atto sia redatto con la massima cura e precisione. Ogni doglianza deve essere supportata da un’analisi critica della decisione impugnata, evidenziando passo dopo passo i presunti errori del giudice precedente. Limitarsi a riproporre le stesse argomentazioni già respinte o a formulare critiche generiche equivale a presentare un atto inefficace, con conseguente spreco di tempo e risorse, oltre alla condanna al pagamento di spese e sanzioni pecuniarie. La specificità non è un mero formalismo, ma la sostanza stessa del diritto di impugnazione.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché ritenuto generico e indeterminato. Non indicava in modo specifico gli elementi e le ragioni di diritto e di fatto a sostegno della censura, mancando di un confronto puntuale con le argomentazioni della sentenza impugnata, come richiesto dall’art. 581, comma 1, lett. c) del codice di procedura penale.

Quali sono i requisiti essenziali per un atto di impugnazione valido?
Un atto di impugnazione, per essere valido, deve contenere una critica argomentata del provvedimento che si contesta. Deve indicare specificamente le ragioni di diritto e gli elementi di fatto che sorreggono ogni richiesta, realizzando un confronto puntuale e dettagliato con le motivazioni della decisione impugnata.

Quali sono le conseguenze per il ricorrente in caso di inammissibilità?
In caso di inammissibilità del ricorso, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende. Nel caso specifico, la somma è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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