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Inammissibilità del ricorso: i limiti del giudizio

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso presentato contro una sentenza di condanna della Corte d’Appello. La decisione si fonda sul principio che il ricorso in Cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sul merito. In questo caso, il ricorrente ha contestato la valutazione delle prove e la ricostruzione dei fatti, attività precluse in sede di legittimità. L’ordinanza ribadisce che la Corte Suprema può sindacare solo la violazione di legge e i vizi logici della motivazione, non sostituire la propria valutazione a quella dei giudici di merito.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità del ricorso: quando la Cassazione non entra nel merito

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre lo spunto per analizzare un concetto fondamentale del nostro sistema processuale: i limiti del giudizio di legittimità e le cause di inammissibilità del ricorso. Spesso si ritiene erroneamente che la Cassazione rappresenti un ‘terzo grado’ di giudizio, un’ulteriore occasione per ridiscutere i fatti e le prove. Come vedremo, non è affatto così. Il caso in esame riguarda un ricorso contro una sentenza di condanna per appropriazione indebita, dichiarato inammissibile proprio perché mirava a un riesame del merito, vietato in questa sede.

I Fatti del Caso

L’imputata, a seguito di una condanna emessa dalla Corte d’Appello di Roma, decideva di presentare ricorso per cassazione. I motivi del ricorso si concentravano su due aspetti principali. In primo luogo, si lamentava una presunta violazione dell’articolo 192 del codice di procedura penale, che disciplina la valutazione della prova. In secondo luogo, si contestava la motivazione della sentenza d’appello, ritenuta carente, contraddittoria e illogica, in particolare riguardo alla valutazione delle fonti di prova e alla ricostruzione della sua responsabilità penale.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito della colpevolezza o innocenza della ricorrente, ma si ferma a un livello precedente, di natura puramente procedurale. La Corte ha stabilito che i motivi presentati non erano ammissibili in sede di legittimità. Di conseguenza, ha condannato la ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni: I Confini invalicabili del Giudizio di Legittimità

Le motivazioni dell’ordinanza sono estremamente chiare e didattiche. La Corte ribadisce un principio consolidato, citando anche importanti sentenze delle Sezioni Unite: il giudizio di Cassazione non serve a rivalutare i fatti. Il ricorrente non può chiedere alla Suprema Corte di sostituire la propria valutazione delle prove a quella compiuta dai giudici dei precedenti gradi di giudizio.

Nello specifico, la Corte ha osservato che:

1. Non si può mascherare un vizio di merito come violazione di legge: Il primo motivo, pur invocando la violazione dell’art. 192 c.p.p., in realtà mirava a contestare come il giudice di merito avesse interpretato le prove. Questo tipo di doglianza, se non evidenzia un errore palese e macroscopico nell’applicazione delle regole probatorie, si traduce in una richiesta di nuova valutazione del fatto, che è inammissibile.

2. La critica alla motivazione non può basarsi su un’interpretazione alternativa: Il secondo motivo, che denunciava la carenza e l’illogicità della motivazione, si basava su un ‘diverso giudizio di attendibilità delle fonti di prova’. La Cassazione ha ricordato che il suo compito è solo quello di verificare la tenuta logica del ragionamento del giudice di merito, non di confrontarlo con altri possibili modelli di ragionamento. Se la motivazione della sentenza impugnata è coerente, priva di palesi contraddizioni e logicamente solida, essa supera il vaglio di legittimità, anche se l’imputato propone una ricostruzione alternativa dei fatti.

Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto che la sentenza d’appello avesse adeguatamente spiegato le ragioni della condanna, identificando gli elementi strutturali del reato contestato (l’illegittima appropriazione di somme di denaro) con argomentazioni giuridiche corrette e prive di vizi logici.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza è un monito importante per chiunque intenda presentare un ricorso per cassazione. È fondamentale comprendere che questo strumento non offre una terza possibilità di discutere i fatti. Il ricorso deve essere redatto con estremo rigore tecnico, concentrandosi esclusivamente sulla denuncia di errori di diritto (es. l’errata interpretazione o applicazione di una norma) o su vizi di motivazione che siano manifestamente illogici o contraddittori, e non sulla semplice non condivisione della valutazione operata dal giudice. Tentare di ottenere una nuova valutazione del materiale probatorio porta inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità del ricorso, con la conseguente condanna alle spese e al pagamento di una sanzione pecuniaria.

Perché un ricorso in Cassazione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché, invece di denunciare veri errori di diritto o vizi logici della motivazione, mirava a ottenere una nuova e diversa valutazione delle prove e dell’attendibilità delle fonti, attività che non è consentita alla Corte di Cassazione.

Cosa può valutare la Corte di Cassazione in un ricorso?
La Corte di Cassazione può valutare esclusivamente la corretta applicazione delle norme di legge (errori di diritto) e la coerenza logica della motivazione della sentenza impugnata. Non può riesaminare i fatti del processo o sostituire il proprio giudizio su di essi a quello dei giudici di merito.

Quali sono le conseguenze della dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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