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Inammissibilità del ricorso e Cassa delle ammende

La Corte di Cassazione, con ordinanza, ha esaminato un ricorso avverso una sentenza della Corte d’Appello di Catanzaro. L’esito del giudizio ha comportato la condanna del ricorrente al pagamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, una conseguenza tipica in casi di inammissibilità del ricorso.

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Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità del ricorso: la Cassazione condanna al pagamento alla Cassa delle ammende

L’inammissibilità del ricorso per Cassazione rappresenta uno degli esiti più comuni e, al contempo, più severi per chi intraprende l’ultimo grado di giudizio. Con la recente ordinanza n. 19163/2025, la Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha ribadito le conseguenze di un’impugnazione che non supera il vaglio preliminare, condannando il ricorrente al versamento di una sanzione pecuniaria. Analizziamo questo provvedimento per comprendere meglio la vicenda processuale e le sue implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Catanzaro in data 10 aprile 2024. L’imputato, cercando di ottenere una riforma della decisione di secondo grado, ha adito la Suprema Corte di Cassazione, l’organo al vertice della giurisdizione italiana.

La Decisione della Corte e l’Inammissibilità del Ricorso

La Corte di Cassazione, riunitasi in udienza il 14 aprile 2025, ha emesso un’ordinanza dal contenuto tanto sintetico quanto significativo. Il provvedimento non entra nel merito delle doglianze sollevate dal ricorrente, ma si conclude con una statuizione di natura prettamente processuale: la condanna al pagamento della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende. Questa decisione, sebbene non espliciti la formula “dichiara inammissibile il ricorso”, ne costituisce la diretta e inequivocabile conseguenza, come previsto dal codice di procedura penale.

Le Motivazioni

Il testo dell’ordinanza è estremamente conciso e non riporta le specifiche motivazioni che hanno indotto la Corte a ritenere l’impugnazione inammissibile. Tuttavia, la condanna alla Cassa delle ammende è una sanzione processuale che scatta automaticamente quando un ricorso viene giudicato tale. Le cause di inammissibilità sono molteplici e possono includere, a titolo esemplificativo, la presentazione del ricorso fuori termine, la mancanza di motivi specifici previsti dalla legge (come la violazione di legge o il vizio di motivazione), la proposizione di censure che attengono al merito dei fatti (non consentite in sede di legittimità) o la carenza di interesse ad agire. La decisione della Corte, quindi, si fonda su una valutazione preliminare che ha riscontrato un vizio insanabile nell’atto di impugnazione, tale da impedirne l’esame nel merito.

Le Conclusioni

Questo provvedimento, pur nella sua brevità, offre un importante monito: l’accesso alla Corte di Cassazione è soggetto a requisiti di forma e di sostanza molto rigorosi. Un’impugnazione non adeguatamente formulata o basata su motivi non consentiti non solo non ottiene il risultato sperato, ma espone il ricorrente a conseguenze economiche negative. La condanna al pagamento di una somma alla Cassa delle ammende serve a sanzionare l’abuso dello strumento processuale e a finanziare il sistema giudiziario e penitenziario. Per gli operatori del diritto, ciò sottolinea la necessità di una redazione meticolosa e tecnicamente ineccepibile dei ricorsi per Cassazione, mentre per i cittadini evidenzia come l’ultimo grado di giudizio sia una sede deputata al controllo della corretta applicazione della legge e non a una rivalutazione completa dei fatti.

Cosa significa quando la Cassazione ordina un pagamento alla Cassa delle ammende?
Significa che il ricorso presentato è stato dichiarato inammissibile. Si tratta di una sanzione pecuniaria processuale che consegue a tale declaratoria.

Qual è l’importo che l’appellante è stato condannato a pagare in questo caso?
L’ordinanza ha condannato il ricorrente al pagamento della somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Qual era l’oggetto del ricorso esaminato dalla Corte?
Il ricorso era stato proposto contro una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Catanzaro in data 10 aprile 2024.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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