Inammissibilità del Ricorso: Quando un’Imputazione è Sufficientemente Chiara?
L’inammissibilità del ricorso per Cassazione rappresenta uno degli esiti più comuni e, allo stesso tempo, più tecnici del processo penale. Con una recente ordinanza, la Suprema Corte è tornata a ribadire due principi fondamentali: la corretta valutazione della chiarezza del capo d’imputazione e i limiti invalicabili del giudizio di legittimità, che non può mai trasformarsi in un terzo grado di merito. Analizziamo insieme questa decisione per comprendere le sue implicazioni pratiche.
I Fatti del Processo
Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza di condanna emessa dalla Corte d’Appello. Il ricorrente basava la sua difesa su due principali argomentazioni. In primo luogo, lamentava l’indeterminatezza e la genericità del capo d’imputazione, sostenendo che non gli avesse permesso di esercitare pienamente il suo diritto di difesa. In secondo luogo, contestava la ricostruzione dei fatti operata dai giudici di merito in relazione a una presunta condotta di occultamento, proponendo una propria versione basata su documenti prodotti in dibattimento.
La Decisione della Corte: l’Inammissibilità del Ricorso
La Corte di Cassazione, con la sua ordinanza, ha respinto integralmente le doglianze del ricorrente, dichiarando il ricorso inammissibile. Questa decisione ha comportato non solo la conferma della sentenza di condanna, ma anche l’obbligo per l’imputato di pagare le spese processuali e una sanzione pecuniaria di 3.000 euro a favore della Cassa delle Ammende.
Le Motivazioni della Sentenza
La Corte ha articolato le sue motivazioni smontando punto per punto le argomentazioni difensive, basandosi su principi consolidati della giurisprudenza di legittimità.
Chiarezza del Capo d’Imputazione e Fascicolo Processuale
Riguardo alla prima censura, la Suprema Corte ha affermato che l’imputazione non era affatto indeterminata. Sebbene il capo d’imputazione facesse riferimento a un accertamento del 2019, specificava correttamente che i dati acquisiti si riferivano all’anno d’imposta 2016. La Corte ha richiamato un principio cardine della procedura penale: la contestazione viene a conoscenza dell’imputato non solo attraverso la lettura del capo d’imputazione in sé, ma anche tramite l’esame di tutti gli atti contenuti nel fascicolo processuale. Questo approccio garantisce che l’imputato abbia tutti gli elementi strutturali e sostanziali del fatto per poter organizzare un completo contraddittorio e un pieno esercizio del diritto di difesa.
Il Divieto di Rivalutazione dei Fatti in Cassazione
Sul secondo motivo di ricorso, relativo alla contestazione della condotta di occultamento, la Corte è stata ancora più netta. Ha qualificato l’argomentazione difensiva come una semplice “personale rivalutazione dei dati disponibili”. Questo tipo di doglianza è considerato inammissibile in sede di legittimità. La Corte di Cassazione, infatti, non è un “terzo giudice” del fatto; il suo compito non è quello di riesaminare le prove e decidere se la ricostruzione dei giudici di merito sia la più convincente, ma solo di verificare che la legge sia stata applicata correttamente e che la motivazione della sentenza sia logica e non contraddittoria. Poiché la sentenza impugnata aveva ampiamente illustrato la condotta e valutato le giustificazioni dell’imputato come inadeguate, ogni ulteriore discussione sul merito era preclusa.
Conclusioni: Implicazioni Pratiche
L’ordinanza in esame offre due importanti lezioni pratiche. Primo, ribadisce che un’accusa di indeterminatezza del capo d’imputazione ha scarse probabilità di successo se gli atti del fascicolo, nel loro complesso, forniscono all’imputato un quadro chiaro dell’addebito. Secondo, conferma la natura del giudizio di Cassazione come un controllo di pura legittimità: i ricorsi che mirano a ottenere una nuova e diversa valutazione delle prove verranno sistematicamente dichiarati inammissibili. Questa decisione serve da monito sulla necessità di formulare i motivi di ricorso in modo tecnicamente corretto, concentrandosi esclusivamente su vizi di legge e non su questioni di fatto.
Un capo d’imputazione può essere considerato sufficientemente chiaro anche se non descrive ogni singolo dettaglio del fatto?
Sì, secondo la Corte, il fatto deve ritenersi enunciato in modo chiaro e preciso quando i suoi elementi strutturali e sostanziali sono descritti in modo da consentire un pieno contraddittorio. La conoscenza dell’accusa non deriva solo dal capo d’imputazione, ma anche dagli altri atti del fascicolo processuale a disposizione della difesa.
È possibile contestare davanti alla Corte di Cassazione la ricostruzione dei fatti effettuata dalla Corte d’Appello?
No, l’ordinanza stabilisce che opporre una personale rivalutazione dei dati e delle prove già esaminate è inammissibile in sede di Cassazione. Il giudizio di legittimità non può essere utilizzato per ottenere un nuovo esame del merito della vicenda.
Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle Ammende, che nel caso di specie è stata quantificata in tremila euro.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 12341 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 12341 Anno 2025
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 28/02/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da: NOME nato il 16/11/1964
avverso la sentenza del 18/06/2024 della CORTE APPELLO di MILANO
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
C t
Il ricorso proposto da NOME COGNOME per il quale la richiesta di discussione orale non può operare nel presente procedimento in Settima sezione, è inammissibile: sulla indeterminatezza del capo di imputazione non si confronta con la sentenza laddove a fronte di un richiamo all’accertamento del 2019 si precisa, correttamente, che gli operanti acquisivano dati per l’anno di imposta del 2016. Tutto in linea con il noto principio per cui in tema di citazione a giudizio, il fat deve ritenersi enunciato in forma chiara e precisa quando i suoi elementi strutturali e sostanziali sono descritti in modo tale da consentire un completo contraddittorio e il pieno esercizio del diritto di difesa da parte dell’imputato, che viene a conoscenza della contestazione non solo per il tramite del capo d’imputazione, ma anche attraverso gli atti che fanno parte del fascicolo processuale (Sez. 3, n. 9314 del 16/11/2023, dep. 2024, P., Rv. 286023 – 01). Riguardo alla contestazione sul tema del contestato occultamento, a fronte di una illustrazione della condotta di occultamento, non specificamente contestata, ampiamente sviluppata in sentenza ( pag. 6 e 7) che si arricchisce anche della valutazione della inadeguatezza delle giustificazioni dell’imputato in ordine a tale comportamento, si oppone solo una personale rivalutazione dei dati disponibili, inammissibile in questa sede, per giunta assertiva in ordine alla provenienza di taluni documenti poi prodotti in dibattimento.
Il ricorso deve essere dichiarato quindi inammissibile, con condanna del ricorrente al .pagamento delle spese processuali e deJla somma di euro 3000 in favore della Cassa delle mmende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso in Roma, il 28 02 2025
Il Co igliere estensore f s
Il Presidente