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Inammissibilità del ricorso: Cassazione non rivaluta

La Corte di Cassazione, con ordinanza n. 34942/2024, ha sancito l’inammissibilità del ricorso presentato da due imputati. La Corte ha chiarito che il suo ruolo non è quello di rivalutare le prove o i fatti, ma solo di verificare la corretta applicazione della legge. Poiché il ricorso tentava una ricostruzione alternativa dei fatti, è stato dichiarato inammissibile, con condanna dei ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 18 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità del Ricorso in Cassazione: Quando l’Appello Non Può Essere Esaminato

L’ordinanza n. 34942/2024 della Corte di Cassazione offre un chiaro esempio dei limiti del giudizio di legittimità, ribadendo un principio fondamentale del nostro ordinamento processuale: la Suprema Corte non è un terzo grado di giudizio sul merito. Il caso in esame dimostra come la formulazione del ricorso sia cruciale e come un’impostazione errata porti inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità del ricorso, con conseguenze significative per i ricorrenti.

I Fatti del Processo

La vicenda processuale trae origine da un ricorso presentato da due persone avverso una sentenza di condanna emessa dalla Corte d’Appello di Firenze. Gli imputati, tramite un unico atto, hanno impugnato la decisione che ne affermava la responsabilità penale, contestando la correttezza della motivazione posta a fondamento della sentenza. L’obiettivo della difesa era quello di ottenere un annullamento della condanna, mettendo in discussione la valutazione delle prove effettuata dai giudici di merito.

La Decisione della Corte e l’Inammissibilità del Ricorso

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha esaminato il ricorso e lo ha dichiarato inammissibile. Questa decisione non entra nel vivo della questione (cioè, se gli imputati fossero colpevoli o innocenti), ma si ferma a un livello precedente, di natura puramente processuale. La Corte ha stabilito che i motivi presentati non erano ammissibili in quella sede, condannando i ricorrenti al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di tremila euro ciascuno alla Cassa delle ammende.

Le Motivazioni: I Limiti del Giudizio di Cassazione e l’Inammissibilità del Ricorso

Il cuore della decisione risiede nella natura stessa del giudizio di Cassazione. La Corte Suprema ha il compito di svolgere un “sindacato di legittimità”, ovvero di controllare che i giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello) abbiano applicato correttamente la legge e seguito le regole procedurali. Non può, invece, riesaminare le prove o sostituire la propria valutazione dei fatti a quella dei giudici precedenti.

Nel caso specifico, i giudici hanno rilevato che le “doglianze difensive” miravano proprio a questo: a proporre una “rivalutazione delle fonti probatorie” e una “alternativa ricostruzione dei fatti”. In altre parole, la difesa non contestava un errore di diritto, ma il modo in cui i giudici di appello avevano interpretato le prove. Questo tipo di censura è estraneo al giudizio di legittimità.

La Corte ha inoltre sottolineato che il ricorso era privo dei requisiti di specificità richiesti dall’art. 581 del codice di procedura penale, che impone di indicare in modo chiaro e preciso quali sono stati gli errori di diritto commessi dal giudice precedente. Infine, è stato evidenziato che la motivazione della sentenza impugnata era “esaustiva e conforme alle risultanze processuali”, senza presentare “contraddizioni o illogicità manifeste”. Di fronte a una motivazione logicamente coerente e completa, la Cassazione non può intervenire.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza riafferma con forza la distinzione tra giudizio di merito e giudizio di legittimità. Per gli avvocati e le parti, l’insegnamento è chiaro: un ricorso per cassazione ha speranze di successo solo se si concentra su vizi di legge o su difetti gravi e manifesti della motivazione (come la sua totale mancanza o una palese illogicità). Tentare di convincere la Suprema Corte a “rileggere” le prove o a credere a una versione dei fatti diversa da quella accertata nei gradi precedenti è una strategia destinata al fallimento.

La declaratoria di inammissibilità del ricorso non è una mera formalità: comporta la condanna a spese e sanzioni pecuniarie e rende definitiva la sentenza di condanna impugnata, chiudendo ogni ulteriore possibilità di riesame della vicenda.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato i ricorsi inammissibili?
La Corte ha dichiarato i ricorsi inammissibili perché miravano a una rivalutazione delle prove e a una ricostruzione alternativa dei fatti, compiti che non rientrano nella sua giurisdizione, la quale è limitata al controllo della corretta applicazione della legge (sindacato di legittimità).

Cosa significa che un ricorso è privo dei requisiti di specificità previsti dall’art. 581 del codice di procedura penale?
Significa che i motivi di ricorso non sono stati formulati in modo chiaro e preciso per identificare specifici errori di diritto o vizi logici nella motivazione della sentenza impugnata, ma si sono limitati a contestare genericamente la valutazione dei fatti operata dal giudice di merito.

Quali sono state le conseguenze per i ricorrenti a seguito della dichiarazione di inammissibilità?
I ricorrenti sono stati condannati al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro ciascuno in favore della Cassa delle ammende. Inoltre, la sentenza di condanna emessa dalla Corte d’Appello è diventata definitiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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