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Inammissibilità del ricorso: Cassazione conferma

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso presentato contro una sentenza della Corte d’Appello di Roma. A seguito di questa decisione, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese legali e di una sanzione pecuniaria di tremila euro a favore della Cassa delle ammende, confermando le conseguenze negative di un appello privo dei requisiti di legge.

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Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità del ricorso: la Suprema Corte chiude il caso con una condanna alle spese

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito le severe conseguenze legate alla presentazione di un gravame che non rispetta i canoni previsti dalla legge, dichiarando l’inammissibilità del ricorso e condannando la parte proponente a sanzioni economiche. Questa decisione sottolinea l’importanza di una valutazione attenta dei presupposti procedurali prima di adire la Suprema Corte, un filtro essenziale per garantire l’efficienza del sistema giudiziario.

Il percorso giudiziario

Il caso trae origine da un ricorso presentato avverso una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Roma nel settembre 2024. L’imputato, ritenendo ingiusta la decisione di secondo grado, ha scelto di adire la Corte di Cassazione, l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, per cercare di ottenere una riforma della pronuncia.

La decisione della Corte e l’inammissibilità del ricorso

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione, esaminato il ricorso, non è entrata nel merito della questione. Con una concisa ordinanza, i giudici hanno dichiarato l’inammissibilità del ricorso. Questo tipo di pronuncia è un provvedimento di carattere prettamente processuale: la Corte non valuta se le doglianze del ricorrente siano fondate o meno, ma si limita a constatare che l’atto di impugnazione manca dei requisiti essenziali previsti dalla legge per poter essere esaminato.

Le motivazioni

L’ordinanza in esame non esplicita nel dettaglio le ragioni specifiche che hanno condotto alla declaratoria di inammissibilità. Tuttavia, una tale decisione presuppone che il ricorso fosse affetto da vizi procedurali gravi. Questi possono includere, ad esempio, la tardività della presentazione, la mancanza di motivi specifici di impugnazione, la proposizione di censure che riguardano il merito dei fatti (non consentite in sede di legittimità) o altre violazioni delle norme che regolano il giudizio in Cassazione. La decisione evidenzia come il rispetto delle regole formali sia un presupposto indispensabile per l’accesso alla giustizia di ultima istanza.

Le conclusioni

Le conseguenze pratiche per il ricorrente sono state immediate e significative. La declaratoria di inammissibilità ha comportato non solo la definitiva conferma della sentenza della Corte d’Appello, ma anche la condanna al pagamento delle spese processuali. In aggiunta, la Corte ha inflitto una sanzione pecuniaria di tremila euro da versare alla Cassa delle ammende. Questa sanzione ha una funzione deterrente, volta a scoraggiare la presentazione di ricorsi palesemente infondati o dilatori, che contribuiscono a congestionare il lavoro della Suprema Corte. La pronuncia, quindi, funge da monito: l’accesso alla Cassazione è un rimedio eccezionale, da esperire solo in presenza di vizi di legittimità concreti e correttamente formulati.

Qual è stata la decisione della Corte di Cassazione riguardo al ricorso?
La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, senza entrare nel merito della questione.

Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La Corte ha valutato se le ragioni del ricorrente fossero fondate?
No, la declaratoria di inammissibilità è una decisione di natura processuale che impedisce alla Corte di esaminare il merito, ovvero la fondatezza, dei motivi del ricorso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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