Inammissibilità de Plano: La Cassazione e le Decisioni Senza Udienza
L’efficienza del sistema giudiziario passa anche attraverso procedure accelerate che, in casi specifici, permettono di definire i ricorsi senza le lungaggini di un’udienza formale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito la piena legittimità della procedura di inammissibilità de plano, specialmente in relazione ai ricorsi contro sentenze di concordato in appello. Questa decisione offre spunti cruciali per comprendere quando un ricorso può essere deciso ‘sulla carta’, senza la necessità di un avviso alle parti.
I Fatti del Caso
La vicenda trae origine da un ricorso straordinario presentato dalla difesa di un imputato condannato per reati di natura fallimentare, tra cui bancarotta impropria. La condanna in appello era stata definita tramite un ‘concordato’ con la Procura Generale, secondo quanto previsto dall’art. 599-bis del codice di procedura penale. 
Successivamente, il primo ricorso per cassazione contro tale sentenza era stato dichiarato inammissibile dalla Quinta Sezione Penale con la procedura semplificata ‘de plano’. La difesa ha quindi proposto un ricorso straordinario per errore di fatto, lamentando proprio la mancata comunicazione della data dell’udienza per il primo ricorso, omissione che, a suo dire, avrebbe leso il diritto di difesa.
La Decisione della Corte sull’Inammissibilità de Plano
La Settima Sezione della Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso straordinario, dichiarandolo manifestamente infondato. La Corte ha stabilito che la mancata comunicazione della data dell’udienza non costituiva un errore di fatto, in quanto, nel caso specifico, la legge non prevedeva affatto la celebrazione di un’udienza.
Le Motivazioni della Corte
Il cuore della decisione risiede nell’interpretazione dell’articolo 610, comma 5-bis, del codice di procedura penale. Questa norma prevede espressamente che, per determinate categorie di ricorsi, tra cui quelli avverso sentenze di patteggiamento o di concordato in appello, la Corte possa dichiarare l’inammissibilità ‘de plano’.
La motivazione di questa procedura è puramente deflattiva: mira a snellire il carico di lavoro delle udienze, permettendo una decisione rapida per quei ricorsi che presentano vizi evidenti. La procedura si svolge ‘senza formalità’, il che implica:
*   Assenza di contraddittorio: non vi è un confronto orale tra le parti.
*   Nessun obbligo di avviso: la Corte non è tenuta a comunicare preventivamente la trattazione del ricorso.
Poiché la legge autorizza esplicitamente questo iter semplificato per il tipo di sentenza impugnata, la pretesa del ricorrente di ricevere un avviso per un’udienza non prevista si è rivelata infondata. L’assenza di notifica non è un ‘errore’, ma la corretta applicazione di una norma processuale.
Le Conclusioni
L’ordinanza ribadisce un principio fondamentale per chi opera nel diritto penale: non tutti i ricorsi in Cassazione seguono lo stesso percorso. Per le sentenze basate su un accordo tra le parti, come il patteggiamento e il concordato in appello, il legislatore ha privilegiato la celerità e l’efficienza, consentendo una declaratoria di inammissibilità de plano senza le garanzie del contraddittorio orale. Questo significa che gli avvocati devono essere consapevoli che, in tali contesti, il ricorso deve essere autosufficiente e impeccabile fin dal suo deposito, poiché potrebbe non esserci un’ulteriore occasione per discuterlo in udienza.
 
È sempre necessario notificare la data dell’udienza per un ricorso in Cassazione?
No. Per casi specifici previsti dalla legge, come i ricorsi avverso sentenze di patteggiamento o concordato in appello, la Corte può dichiarare l’inammissibilità ‘de plano’, ovvero senza formalità di procedura, senza contraddittorio e senza l’obbligo di dare avviso alle parti.
Cos’è una declaratoria di inammissibilità ‘de plano’?
È un provvedimento con cui la Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile attraverso una procedura semplificata, senza fissare un’udienza e senza sentire le parti. Questa procedura è prevista dall’art. 610, comma 5-bis, c.p.p. per esigenze di efficienza del sistema giudiziario.
Si può fare ricorso per errore di fatto se la Corte non comunica la data di un’udienza che non era tenuta a fissare?
No. Secondo l’ordinanza, se la legge prevede la possibilità di una decisione ‘de plano’ senza udienza, la mancata comunicazione della data di un’udienza mai prevista non costituisce un errore di fatto. Di conseguenza, un ricorso straordinario basato su tale presunta omissione è manifestamente infondato.
 
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 6669 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7   Num. 6669  Anno 2024
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 25/01/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME NOME NOME CASTEL GOFFREDO il DATA_NASCITA
avverso l’ordinanza del 12/10/2q23 della CORTE DI CASSAZIONE di ROMA
pit -o -giirrg -6 -glè -155nt;
udita la relazione svolta dal Consigliere COGNOME;
Ritenuto in fatto e considerato in diritto
Il difensore di NOME COGNOME ha proposto ricorso straordinario per cassazione per errore di fatto, che sarebbe consistito nell’omessa comunicazione della data di fissazione dell’udienza avverso l’ordinanza con la quale la Quinta Sezione di questa Corte ha dichiarato l’inammissibilità de plano del ricorso proposto dall’imputato avverso la sentenza emessa dalla Corte d’appello di Milano di irrogazione della pena concordata con il P.G. ex art. 599-bis cod. proc. pen. per i reati di bancarotta impropria da reato societario, aggravamento del dissesto e ricorso abusivo al credito, previa rinuncia a tutti i residui motivi di appello.
Il ricorso risulta manifestamente infondato ai sensi dell’art. 625 bis, comma quarto cod. proc. pen. Invero, la declaratoria di inammissibilità de plano è prevista nei casi tassativamente indicati dall’art. 610, comma 5 -bis, cod. proc. pen., in particolare per le sentenze di patteggiannento e di concordato in appello, fondate sull’accordo delle parti, per esigenze deflattive al fine di alleggerire il carico dell udienze di questa Corte, prevedendo l’adozione di un provvedimento senza formalità di procedura, quindi, in assenza di contraddittorio e senza obbligo di dare avviso alle parti.
Rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, de plano, con la condanna della parte ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila, alla Cassa delle ammende.
Così deciso in Roma, il 25 gennaio 2024.