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Inammissibilità appello penale: nuove regole formali

La Corte di Cassazione ha confermato l’inammissibilità di un appello penale a causa della mancata presentazione di una dichiarazione o elezione di domicilio contestualmente all’atto di impugnazione, come richiesto dalla Riforma Cartabia. La sentenza sottolinea che, per l’imputato giudicato in assenza, non è sufficiente il solo mandato specifico al difensore, ma è necessario anche questo adempimento formale per garantire il collegamento tra l’imputato e il processo. La Corte ha ritenuto le nuove norme non incostituzionali, respingendo il ricorso e confermando la decisione di inammissibilità appello penale.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Appello Penale: La Cassazione Sulle Nuove Formalità

La recente Riforma Cartabia (D.Lgs. 150/2022) ha introdotto significative modifiche alla procedura penale, con l’obiettivo di rendere il processo più efficiente. Tra queste, spiccano nuove e stringenti formalità per la presentazione delle impugnazioni. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 13571/2024, offre un’importante chiave di lettura su come queste norme vengano applicate, confermando la severa sanzione della inammissibilità appello penale in caso di loro violazione.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da una condanna per truffa aggravata emessa dal Tribunale di Monza. L’imputato, giudicato in sua assenza, proponeva appello tramite il suo difensore. La Corte d’Appello di Milano, tuttavia, dichiarava l’impugnazione inammissibile. Il motivo? La mancata allegazione, all’atto di appello, di una dichiarazione o elezione di domicilio aggiornata, come previsto dal nuovo articolo 581 del codice di procedura penale.

Contro questa decisione, la difesa ricorreva in Cassazione, sollevando dubbi sulla legittimità costituzionale delle nuove disposizioni, ritenute un’irragionevole compressione del diritto di difesa.

Le Nuove Regole sull’Appello e l’Inammissibilità

Il cuore della questione risiede nei commi 1-ter e 1-quater dell’art. 581 c.p.p., introdotti dalla Riforma Cartabia. Queste norme stabiliscono che, a pena di inammissibilità, l’atto di impugnazione debba essere accompagnato da una dichiarazione o elezione di domicilio per le notifiche del giudizio di appello.

In particolare, il comma 1-quater si concentra sul caso dell’imputato giudicato in assenza. Per lui, la legge richiede un doppio adempimento:
1. Il rilascio di uno specifico mandato ad impugnare al difensore, successivo alla pronuncia della sentenza.
2. Il deposito, insieme al mandato, della dichiarazione o elezione di domicilio.

Nel caso in esame, il difensore aveva depositato il mandato ad impugnare, ma non una nuova elezione di domicilio, allegando dichiarazioni rese dall’imputato in altri procedimenti. Proprio questa omissione è stata fatale.

La Posizione della Difesa sull’inammissibilità appello penale

La difesa ha sostenuto che le nuove norme fossero irragionevoli e in contrasto con i principi di uguaglianza e del diritto di difesa (artt. 3 e 24 della Costituzione). Secondo il ricorrente, l’obbligo di una nuova elezione di domicilio, anche quando una fosse già agli atti, rappresentava un onere formale eccessivo, volto più a deflazionare il carico giudiziario che a garantire i diritti dell’imputato.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto tutte le argomentazioni difensive, dichiarando il ricorso manifestamente infondato e confermando l’inammissibilità appello penale.

Gli Ermellini hanno chiarito che la ratio delle nuove norme non è puramente formale. L’obiettivo del legislatore, specialmente per chi è stato assente nel primo grado di giudizio, è quello di garantire che l’impugnazione sia frutto di una scelta consapevole e personale dell’imputato. L’elezione di domicilio, contestuale al mandato, serve a creare un “collegamento” certo e attuale tra l’imputato e il processo che prosegue a suo carico.

La Corte ha specificato che le elezioni di domicilio effettuate in passato o in altri procedimenti non sono valide a questo scopo. La norma richiede un atto coevo all’impugnazione, che confermi la volontà dell’imputato di essere reperibile per il giudizio di appello. Questo adempimento, secondo la Corte, non costituisce un onere eccessivo tale da compromettere il diritto di difesa, ma una ragionevole previsione a garanzia della corretta instaurazione del contraddittorio.

Infine, la Cassazione ha ribadito la legittimità della procedura de plano (senza udienza) per la declaratoria di inammissibilità, in quanto il diritto di difesa è comunque garantito dalla possibilità di ricorrere per cassazione contro tale ordinanza.

Conclusioni

La sentenza n. 13571/2024 lancia un messaggio inequivocabile a tutti gli operatori del diritto: le nuove formalità introdotte dalla Riforma Cartabia per le impugnazioni non sono derogabili. La mancata presentazione della dichiarazione o elezione di domicilio, unitamente al mandato specifico per l’imputato assente, conduce direttamente all’inammissibilità appello penale. Questo precedente consolida un’interpretazione rigorosa della norma, ponendo l’accento sulla necessità di una diligenza massima da parte dei difensori nella preparazione degli atti di impugnazione, per non vanificare il diritto di difesa dei propri assistiti a causa di vizi formali.

È costituzionale la norma che impone di depositare una nuova elezione di domicilio con l’atto di appello?
Sì, secondo la Corte di Cassazione la norma è legittima. Non rappresenta una scelta legislativa manifestamente irragionevole, ma mira a limitare le impugnazioni che non derivano da una scelta ponderata e personale della parte, garantendo al contempo un collegamento effettivo tra l’imputato e il processo.

Per un imputato giudicato in assenza, è sufficiente il solo mandato specifico ad impugnare per l’ammissibilità dell’appello?
No, non è sufficiente. L’art. 581, comma 1-quater, c.p.p. richiede che, insieme allo specifico mandato ad impugnare, sia depositata, a pena di inammissibilità, anche la dichiarazione o l’elezione di domicilio per le notifiche del giudizio di appello.

Una precedente elezione di domicilio, già presente agli atti ma relativa ad altri procedimenti, può soddisfare il requisito richiesto dalla nuova normativa sull’appello?
No. La Corte ha chiarito che nessuna delle elezioni di domicilio prodotte, antecedenti o allegate all’atto di gravame, era specificamente riferita al procedimento penale in questione. La norma richiede un atto coevo e specifico per l’impugnazione che si sta presentando.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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