LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Inammissibilità appello: no retroattività Cartabia

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di inammissibilità appello, stabilendo che le nuove e più stringenti regole introdotte dalla Riforma Cartabia (D.Lgs. 150/2022) non possono essere applicate retroattivamente a sentenze emesse prima della loro entrata in vigore, fissata al 30 dicembre 2022. La decisione riafferma il principio per cui la legge processuale applicabile è quella vigente al momento dell’emissione del provvedimento impugnato.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Appello: la Cassazione Fissa i Limiti Temporali della Riforma Cartabia

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 18747/2025) fornisce un chiarimento fondamentale sull’applicazione delle nuove norme in tema di inammissibilità appello introdotte dalla Riforma Cartabia (D.Lgs. 150/2022). La Corte ha stabilito un principio cardine: le nuove, più severe, condizioni di ammissibilità non hanno effetto retroattivo e si applicano solo alle impugnazioni contro sentenze emesse dopo il 30 dicembre 2022, data di entrata in vigore della riforma.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da una condanna emessa dal Tribunale di Sciacca il 16 dicembre 2022. L’imputato, tramite il suo difensore, proponeva appello avverso tale decisione. Tuttavia, la Corte di appello di Palermo dichiarava l’impugnazione inammissibile. La ragione di tale decisione risiedeva nell’applicazione delle nuove disposizioni dell’art. 581, commi 1-ter e 1-quater del codice di procedura penale, introdotte dalla Riforma Cartabia. Queste norme imponevano, a pena di inammissibilità, specifici oneri formali, come il deposito di una dichiarazione di domicilio per le notificazioni e, in caso di processo svoltosi in absentia, un mandato specifico a impugnare rilasciato dopo la sentenza.

Il Ricorso in Cassazione e l’Errata Applicazione delle Norme sull’Inammissibilità dell’Appello

Il difensore dell’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, contestando la decisione della Corte di appello su due fronti principali.

In primo luogo, ha eccepito una palese violazione di legge. Le nuove norme sull’inammissibilità appello erano entrate in vigore il 30 dicembre 2022. La sentenza di primo grado, tuttavia, era stata emessa il 16 dicembre 2022, quindi prima della vigenza della nuova disciplina. Il ricorrente ha correttamente invocato la norma transitoria (art. 89 del D.Lgs. 150/2022), la quale stabilisce che le nuove regole si applicano solo alle impugnazioni proposte contro sentenze pronunciate in data successiva alla loro entrata in vigore.

In via subordinata, la difesa sosteneva che, anche a voler applicare le nuove norme, l’imputato non poteva considerarsi assente, avendo partecipato ad alcune udienze e avendo rilasciato una procura speciale al difensore, eleggendo domicilio presso il suo studio. Questo, secondo il ricorrente, sarebbe stato sufficiente a soddisfare la ratio della norma.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il primo motivo di ricorso, ritenendolo fondato e assorbente rispetto al secondo. I giudici di legittimità hanno ribadito un principio fondamentale del diritto processuale: la disciplina che regola i presupposti di ammissibilità di un’impugnazione è quella in vigore al momento dell’emissione del provvedimento che si intende contestare.

Nel caso specifico, la sentenza di primo grado era del 16 dicembre 2022. La normativa applicabile era, pertanto, quella vigente a quella data, anteriore alle modifiche introdotte dalla Riforma Cartabia. La Corte d’appello ha quindi commesso un errore di diritto applicando retroattivamente una disciplina processuale più sfavorevole, entrata in vigore solo il 30 dicembre 2022.

La Cassazione ha sottolineato come la norma transitoria dell’art. 89, comma 3, del D.Lgs. 150/2022 sia inequivocabile nel limitare l’applicazione delle nuove disposizioni sulle impugnazioni solo alle sentenze emesse dopo la sua entrata in vigore. Di conseguenza, la dichiarazione di inammissibilità dell’appello basata su tali norme era illegittima. Per questi motivi, la Corte ha annullato la sentenza impugnata senza rinvio.

Conclusioni

Questa decisione della Suprema Corte è di notevole importanza pratica per tutti gli operatori del diritto. Essa conferma che le rigorose condizioni di ammissibilità introdotte dalla Riforma Cartabia non possono penalizzare chi ha impugnato sentenze emesse sotto l’imperio della legge precedente. Viene così garantita la certezza del diritto e il principio del tempus regit actum (il tempo regola l’atto), secondo cui la validità formale di un atto processuale deve essere valutata alla luce delle norme in vigore al momento del suo perfezionamento, che in questo contesto coincide con l’emissione della sentenza da impugnare.

Le nuove norme sull’inammissibilità dell’appello introdotte dalla Riforma Cartabia si applicano retroattivamente?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che le nuove norme, essendo entrate in vigore il 30 dicembre 2022, si applicano esclusivamente alle impugnazioni proposte contro sentenze emesse dopo tale data.

Qual è il principio che regola l’applicazione della legge processuale nel tempo per le impugnazioni?
Il principio è che la legge processuale che disciplina i requisiti di ammissibilità di un’impugnazione è quella in vigore al momento dell’emissione del provvedimento impugnato, non al momento della proposizione dell’appello.

Perché la Corte d’Appello aveva dichiarato l’appello inammissibile nel caso di specie?
La Corte d’Appello aveva erroneamente applicato le nuove e più severe disposizioni dell’art. 581, commi 1-ter e 1-quater del codice di procedura penale, a una sentenza emessa prima che tali norme entrassero in vigore, commettendo così un errore di diritto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati