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Inammissibilità appello: la riforma Cartabia spiegata

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 21120/2024, ha confermato la dichiarazione di inammissibilità di un appello penale per la mancata allegazione della dichiarazione o elezione di domicilio, come richiesto dalla Riforma Cartabia (art. 581, co. 1-ter, c.p.p.). La Corte ha chiarito che l’eccezione per l’imputato detenuto opera solo se lo stato di detenzione risulta dagli atti del processo al momento della presentazione dell’impugnazione. Anche una preesistente elezione di domicilio deve essere quantomeno richiamata nell’atto di appello per essere valida.

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Pubblicato il 20 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Appello: Le Nuove Regole della Riforma Cartabia

La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 21120 del 2024 offre un’importante lezione sulle nuove formalità introdotte dalla Riforma Cartabia in materia di impugnazioni penali. La pronuncia ribadisce il rigore richiesto per evitare una declaratoria di inammissibilità dell’appello, sottolineando come adempimenti un tempo considerati secondari siano oggi divenuti cruciali. Analizziamo questo caso per comprendere le implicazioni pratiche per la difesa penale.

I Fatti del Caso: Un Appello Dichiarato Inammissibile

Il caso ha origine da una decisione della Corte di Appello di Bologna, che dichiarava inammissibile l’appello proposto da un imputato. La ragione era puramente formale: la difesa non aveva depositato, unitamente all’atto di impugnazione, la dichiarazione o l’elezione di domicilio richiesta dal nuovo articolo 581, comma 1-ter, del codice di procedura penale.

La difesa aveva tentato di rimediare, sostenendo che tale adempimento non fosse necessario. L’imputato, infatti, risultava detenuto per un’altra causa e, pertanto, avrebbe dovuto essere citato ex lege presso il luogo di detenzione. Tuttavia, la Corte d’Appello aveva rigettato anche la richiesta di correzione di errore materiale, osservando che lo stato di detenzione non emergeva dagli atti del processo (ex actis) al momento della presentazione dell’appello.

La Questione Giuridica: Inammissibilità Appello, Stato di Detenzione e Domicilio Anteriore

Il ricorso in Cassazione si è concentrato su due argomenti principali per contestare l’inammissibilità dell’appello. In primo luogo, la difesa ha insistito sullo stato di detenzione dell’imputato, che renderebbe superfluo l’onere formale di depositare l’elezione di domicilio. In secondo luogo, ha evidenziato l’esistenza di una valida elezione di domicilio effettuata durante la fase delle indagini preliminari, che a suo dire avrebbe dovuto conservare efficacia.

La questione, quindi, verte sull’interpretazione del nuovo art. 581, comma 1-ter, c.p.p., e sui suoi rapporti con le altre norme procedurali, in particolare quelle relative alle notifiche all’imputato detenuto e alla validità degli atti compiuti nelle fasi precedenti del giudizio.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo le motivazioni manifestamente infondate e confermando la decisione della Corte territoriale. Il ragionamento della Cassazione si articola su due punti chiave.

Il primo riguarda lo stato di detenzione. La Corte riconosce che, secondo la sua stessa giurisprudenza, l’obbligo di allegare l’elezione di domicilio non si applica all’imputato detenuto. Tuttavia, precisa un aspetto fondamentale: questo principio opera solo se lo stato di detenzione risulta dagli atti del processo (ex actis) al momento della presentazione dell’impugnazione. Nel caso di specie, questa informazione non era a disposizione della Corte d’Appello, che quindi ha legittimamente applicato la sanzione dell’inammissibilità. La doglianza, pertanto, è stata ritenuta infondata.

Il secondo punto affronta la questione della preesistente elezione di domicilio. Anche ammettendo che un’elezione di domicilio effettuata in una fase precedente possa mantenere la sua validità, la Cassazione chiarisce che la Riforma Cartabia ha introdotto un onere aggiuntivo. La finalità della nuova norma è quella di agevolare il procedimento notificatorio in appello. Per questo motivo, non è sufficiente che l’atto esista nel fascicolo; è necessario che la parte che impugna lo alleghi materialmente all’atto di appello o, quantomeno, vi faccia espresso e inequivocabile riferimento. L’atto di appello in questione, invece, non conteneva alcun riferimento alla precedente elezione di domicilio, rendendo anche questo motivo di ricorso infondato.

Le Conclusioni

La sentenza in esame è un monito sulla necessità di prestare la massima attenzione agli adempimenti formali introdotti dalla Riforma Cartabia. La declaratoria di inammissibilità dell’appello non è più un’ipotesi remota, ma una conseguenza diretta dell’inosservanza di precise disposizioni procedurali. Per la difesa, ciò significa che non è più possibile fare affidamento su informazioni o atti pregressi se non vengono esplicitamente portati all’attenzione del giudice dell’impugnazione. Ogni atto di appello deve essere autosufficiente e contenere tutti gli elementi richiesti dalla legge, inclusa l’allegazione o il richiamo esplicito alla dichiarazione o elezione di domicilio, per garantire che il diritto di difesa possa essere pienamente esercitato nel merito.

È necessario allegare la dichiarazione di domicilio all’atto di appello penale dopo la Riforma Cartabia?
Sì, l’art. 581, comma 1-ter, del codice di procedura penale, introdotto dalla Riforma Cartabia, richiede, a pena di inammissibilità, di allegare all’atto di appello la dichiarazione o l’elezione di domicilio, a meno che non si sia proceduto in assenza nel grado precedente.

La regola sulla dichiarazione di domicilio si applica anche se l’imputato è detenuto per un’altra causa?
No, la giurisprudenza ha chiarito che la regola non si applica all’imputato detenuto. Tuttavia, la sentenza specifica che tale stato di detenzione deve risultare dagli atti del processo (ex actis) al momento della presentazione dell’appello, altrimenti il giudice non è tenuto a conoscerlo e applicherà la sanzione dell’inammissibilità.

Una vecchia elezione di domicilio fatta durante le indagini è sufficiente per evitare l’inammissibilità dell’appello?
No, non è sufficiente che esista agli atti. La Corte di Cassazione ha stabilito che, anche se valida, la precedente elezione di domicilio deve essere materialmente allegata al nuovo atto di appello o, quanto meno, essere in esso espressamente e inequivocabilmente richiamata. L’omissione di tale allegazione o richiamo comporta l’inammissibilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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