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Inammissibilità appello: la riforma Cartabia spiegata

La Corte di Cassazione, con la sentenza numero 46764 del 2024, ha confermato una decisione di inammissibilità dell’appello presentato senza il mandato specifico e l’elezione di domicilio richiesti dalla Riforma Cartabia. Il caso riguardava un imputato, giudicato in assenza e assistito da un difensore d’ufficio che non era riuscito a contattarlo dopo la condanna. La Corte ha stabilito che i nuovi requisiti formali sono obbligatori, non violano i principi costituzionali e mirano a garantire che l’impugnazione sia espressione di una volontà effettiva dell’imputato.

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Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Appello: la Cassazione e gli effetti della Riforma Cartabia

La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 46764/2024 affronta un tema cruciale introdotto dalla Riforma Cartabia: l’inammissibilità appello in assenza di specifici requisiti formali. Questa pronuncia chiarisce l’applicazione delle nuove norme anche nei casi più complessi, come quelli con imputato assente e difensore d’ufficio, ribadendo la centralità della volontà dell’imputato nel processo di impugnazione. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Un Appello Senza Contatto

Il caso ha origine da una condanna emessa dal Tribunale di Milano nei confronti di un imputato dichiarato assente durante il processo di primo grado. L’uomo era assistito da un difensore d’ufficio, il quale, dopo la sentenza, ha cercato di informare il proprio assistito della condanna e della possibilità di presentare appello tramite una lettera raccomandata. Tuttavia, la comunicazione non è andata a buon fine, poiché la lettera è stata restituita al mittente per compiuta giacenza.

Trovandosi nell’impossibilità di contattare l’imputato e, di conseguenza, di ottenere un mandato specifico per impugnare (il cosiddetto mandato ad hoc) e una dichiarazione di elezione di domicilio, il difensore ha deciso di agire comunque nell’interesse presunto del suo assistito, depositando un atto di appello.

La Decisione della Corte d’Appello e il Ricorso in Cassazione

La Corte d’Appello di Milano ha dichiarato l’impugnazione inammissibile. La ragione era puramente formale: l’atto di appello non era accompagnato, come richiesto dall’art. 581, comma 1-ter, del codice di procedura penale (introdotto dalla Riforma Cartabia), né dalla dichiarazione o elezione di domicilio né dal mandato specifico a impugnare.

Contro questa ordinanza, il difensore ha presentato ricorso in Cassazione, sollevando una questione di legittimità costituzionale. La tesi difensiva sosteneva che la nuova norma violasse il diritto di difesa, specialmente in una situazione come quella descritta, dove un imputato assente, assistito da un legale d’ufficio, rischia di perdere il diritto all’appello a causa dell’impossibilità oggettiva di stabilire un contatto.

Inammissibilità Appello: Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha respinto il ricorso, dichiarandolo a sua volta inammissibile. I giudici hanno fornito una chiara interpretazione della normativa, consolidando un orientamento già emerso in precedenza.

In primo luogo, la Corte ha confermato che le nuove disposizioni si applicano a tutte le impugnazioni contro sentenze emesse dopo l’entrata in vigore del d.lgs. n. 150/2022. Poiché la sentenza di primo grado era successiva a tale data, i nuovi requisiti erano pienamente applicabili.

Il punto centrale della sentenza riguarda la questione di legittimità costituzionale. La Cassazione ha dichiarato la questione manifestamente infondata, spiegando che le nuove norme non limitano il diritto di impugnazione dell’imputato, che rimane un suo diritto personale. Piuttosto, esse regolano le modalità di esercizio della facoltà concorrente del difensore. L’obbligo di depositare un mandato specifico e l’elezione di domicilio serve a garantire che l’impugnazione proposta dal legale sia effettivamente voluta dall’assistito, rafforzando la consapevolezza e la partecipazione di quest’ultimo al processo. Pertanto, secondo la Corte, queste disposizioni non violano né il diritto di difesa (art. 24 Cost.), né la presunzione di non colpevolezza (art. 27 Cost.), né i principi del giusto processo (art. 111 Cost.).

Le Conclusioni: Responsabilità e Consapevolezza nel Processo Penale

La decisione della Cassazione sancisce un principio fondamentale nell’era post-Riforma Cartabia: l’impugnazione non è un automatismo processuale, ma un atto che deve scaturire da una scelta consapevole dell’imputato. La sentenza evidenzia come l’onere di mantenere i contatti con il proprio difensore, anche se nominato d’ufficio, ricada sull’imputato stesso. L’impossibilità di rintracciare l’assistito non può diventare una giustificazione per aggirare requisiti procedurali posti a pena di inammissibilità. Di conseguenza, l’inammissibilità appello diventa la sanzione per la mancata dimostrazione di un interesse concreto dell’imputato alla prosecuzione del giudizio. La sentenza, infine, condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende, ravvisando una colpa nella determinazione della causa di inammissibilità.

Dopo la Riforma Cartabia, il difensore d’ufficio può appellare una sentenza per un imputato assente senza un nuovo mandato specifico?
No. La sentenza chiarisce che, a pena di inammissibilità, anche il difensore d’ufficio deve depositare un mandato specifico rilasciato dall’imputato dopo l’emissione della sentenza, insieme alla dichiarazione o elezione di domicilio.

L’obbligo di depositare mandato e elezione di domicilio con l’appello è contrario alla Costituzione?
Secondo la Corte di Cassazione, no. La norma non limita il diritto di difesa dell’imputato, ma si limita a regolare le modalità con cui il difensore può esercitare la sua facoltà di impugnare, assicurando che tale atto corrisponda a una volontà effettiva dell’assistito.

Cosa succede se il difensore non riesce a contattare il proprio assistito, giudicato in assenza, per ottenere i documenti necessari all’appello?
L’appello viene dichiarato inammissibile. La sentenza stabilisce che l’impossibilità di contattare l’assistito non è una causa di giustificazione che permette di superare i requisiti formali imposti dalla legge a pena di inammissibilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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