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Inammissibilità appello: la regola del tempus regit actum

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso contro una declaratoria di inammissibilità di un appello. Il caso riguarda un appello presentato durante la vigenza della Riforma Cartabia, che richiedeva un mandato specifico per l’imputato assente, non allegato dal difensore. La Corte ribadisce che, in tema di successione di leggi processuali, vige il principio ‘tempus regit actum’: l’atto di impugnazione è regolato dalla legge in vigore al momento del suo deposito, e le modifiche normative successive, anche se più favorevoli, non hanno effetto retroattivo. Di conseguenza, la sanzione dell’inammissibilità dell’appello è stata correttamente applicata.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità dell’Appello e Successione di Leggi: Il Principio ‘Tempus Regit Actum’

Una recente sentenza della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale della procedura penale: le conseguenze della successione di leggi nel tempo sui requisiti di ammissibilità degli atti processuali. La pronuncia chiarisce come l’inammissibilità dell’appello venga determinata dalla legge in vigore al momento del suo deposito, applicando il principio ‘tempus regit actum’. Questa decisione offre importanti spunti di riflessione per gli operatori del diritto, specialmente alla luce delle recenti riforme.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da un ricorso presentato avverso un’ordinanza della Corte d’Appello che aveva dichiarato inammissibile l’appello proposto da un imputato. L’imputato era stato condannato in primo grado per il reato di furto aggravato, all’esito di un giudizio abbreviato svoltosi in sua assenza. Il difensore aveva depositato l’atto di appello il 25 ottobre 2023.

La Corte d’Appello aveva rilevato un vizio formale: la mancata allegazione, ai sensi dell’art. 581, comma 1-quater, del codice di procedura penale, del nuovo mandato difensivo contenente la dichiarazione o l’elezione di domicilio, requisito richiesto a pena di inammissibilità dell’appello per l’imputato assente nel precedente grado di giudizio.

La Questione Giuridica e le Riforme Processuali

Il cuore della questione risiede nell’interpretazione delle norme processuali alla luce delle modifiche legislative intervenute. L’appello era stato presentato sotto la vigenza della cosiddetta ‘Riforma Cartabia’ (D.Lgs. 150/2022), che aveva introdotto requisiti di forma più stringenti per le impugnazioni al fine di garantire la conoscenza effettiva del procedimento da parte dell’imputato.

Successivamente, la ‘Legge Nordio’ (L. 114/2024), entrata in vigore il 25 agosto 2024, ha modificato tali requisiti, attenuando la rigidità della sanzione dell’inammissibilità dell’appello. Il ricorrente sosteneva, in sostanza, che la nuova e più favorevole disciplina dovesse trovare applicazione anche al suo caso.

L’Applicazione del Principio ‘Tempus Regit Actum’

La Corte di Cassazione ha respinto tale tesi, riaffermando con fermezza il principio ‘tempus regit actum’ (il tempo regola l’atto). Secondo questo brocardo latino, gli atti processuali sono disciplinati dalla legge in vigore nel momento in cui vengono posti in essere. Pertanto, l’ammissibilità di un atto di impugnazione deve essere valutata esclusivamente sulla base della normativa vigente alla data del suo deposito.

Le modifiche normative successive, anche se abrogative o più favorevoli, non possono avere un effetto retroattivo e sanare vizi che hanno reso un atto inammissibile al momento della sua presentazione.

Le Motivazioni della Cassazione

Nelle motivazioni, i Giudici Supremi hanno chiarito che l’appello, essendo stato depositato il 25 ottobre 2023, era soggetto alle regole procedurali introdotte dalla Riforma Cartabia. A quella data, la mancanza del mandato specifico con elezione di domicilio per l’imputato assente comportava inevitabilmente la sanzione dell’inammissibilità dell’appello.

La Corte ha richiamato la propria giurisprudenza consolidata e una recente pronuncia delle Sezioni Unite, le quali hanno confermato che la disciplina introdotta dalla Riforma Cartabia continua ad applicarsi a tutte le impugnazioni proposte prima dell’entrata in vigore della Legge Nordio. Non essendo prevista alcuna norma transitoria che disponesse diversamente, non vi è spazio per un’applicazione retroattiva della nuova e più mite disciplina.

Le Conclusioni

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. La sentenza rappresenta un’importante conferma del principio di certezza del diritto in materia processuale. Essa sottolinea come la validità formale degli atti giuridici debba essere ancorata al contesto normativo esistente al momento del loro compimento, per evitare incertezze e garantire la stabilità dei rapporti processuali. Per gli avvocati, ciò si traduce in un monito a verificare con la massima diligenza i requisiti di forma previsti dalla legge al momento del deposito di qualsiasi atto di impugnazione.

Quale legge si applica a un’impugnazione se la normativa cambia dopo la sua presentazione?
Si applica la legge in vigore al momento in cui l’atto di impugnazione è stato depositato, in base al principio tempus regit actum. Le modifiche legislative successive non hanno effetto retroattivo sugli atti già compiuti.

Perché l’appello è stato dichiarato inammissibile in questo caso?
L’appello è stato dichiarato inammissibile perché, al momento della sua presentazione (25 ottobre 2023), la legge (art. 581, comma 1-quater, c.p.p. introdotto dalla Riforma Cartabia) richiedeva, per l’imputato assente in primo grado, il deposito di un nuovo mandato difensivo con dichiarazione o elezione di domicilio. Tale documento non era stato allegato, determinando così la sanzione processuale.

La successiva modifica legislativa, che ha attenuato questo requisito, ha sanato il vizio dell’appello?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che la modifica legislativa successiva (Legge Nordio) non può sanare un vizio di inammissibilità relativo a un atto di impugnazione presentato prima della sua entrata in vigore. L’ammissibilità deve essere valutata secondo le norme vigenti al momento del deposito dell’atto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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