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Inammissibilità appello: la nuova elezione di domicilio

Un appello penale è stato dichiarato inammissibile perché privo della nuova e specifica elezione di domicilio, un requisito introdotto dalla Riforma Cartabia (Art. 581, co. 1-ter c.p.p.). La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, respingendo le censure di incostituzionalità. La sentenza chiarisce che, per le impugnazioni contro sentenze emesse dopo il 30 dicembre 2022, la precedente elezione di domicilio non è più sufficiente, rendendo la nuova dichiarazione un presupposto fondamentale per l’ammissibilità dell’appello, al fine di garantire la conoscenza dell’atto e la celerità del processo.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Appello: La Riforma Cartabia e l’Obbligo di Nuova Elezione di Domicilio

La Riforma Cartabia ha introdotto nuove e stringenti regole procedurali nel processo penale, una delle quali sta avendo un impatto significativo sulla fase delle impugnazioni. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 6303 del 2024, ha confermato la linea dura sulla inammissibilità appello per la mancata allegazione della dichiarazione o elezione di domicilio, un adempimento che oggi assume un’importanza cruciale per la difesa. Questo articolo analizza la decisione, chiarendo perché una formalità apparentemente semplice può precludere l’accesso al secondo grado di giudizio.

Il Caso: Un Appello Dichiarato Inammissibile

La vicenda trae origine da una condanna in primo grado per guida in stato di ebbrezza. I difensori dell’imputata presentavano appello, ma la Corte d’Appello di Torino lo dichiarava inammissibile. Il motivo? La mancata allegazione, contestualmente all’atto di impugnazione, della dichiarazione o elezione di domicilio per le notifiche del giudizio di secondo grado, come richiesto dal nuovo articolo 581, comma 1-ter, del codice di procedura penale.

I legali, pur avendo menzionato nell’atto una precedente elezione di domicilio presso lo studio di uno dei difensori, si sono visti sbarrare la strada del riesame della condanna. Da qui, il ricorso in Cassazione.

I Motivi del Ricorso: Costituzionalità e Motivazione

La difesa ha contestato la decisione della Corte territoriale su due fronti principali:

1. Vizio di motivazione: Si sosteneva che la Corte d’Appello avesse errato a non considerare sufficiente il richiamo, contenuto nell’atto di appello, alla elezione di domicilio già presente agli atti del procedimento.
2. Incostituzionalità: È stata sollevata una questione di legittimità costituzionale della norma, ritenuta in contrasto con il diritto di difesa (art. 24 Cost.), il principio di non colpevolezza (art. 27 Cost.) e il giusto processo (art. 111 Cost.). Secondo i ricorrenti, la norma creerebbe una ingiustificata disparità di trattamento tra accusa e difesa.

La Decisione della Cassazione sull’inammissibilità appello

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso, confermando la declaratoria di inammissibilità e fornendo chiarimenti fondamentali sull’applicazione della Riforma Cartabia.

La non sufficienza della Precedente Elezione di Domicilio

Il punto centrale della decisione riguarda l’interpretazione delle nuove norme. La Cassazione ha spiegato che la Riforma Cartabia ha modificato il regime delle notificazioni, rendendo l’elezione di domicilio valida per il giudizio di appello un atto nuovo e specifico. La normativa transitoria (art. 89 del D.Lgs. 150/2022) ha stabilito che le nuove regole sull’impugnazione, incluso l’art. 581, co. 1-ter, si applicano a tutte le sentenze emesse dopo il 30 dicembre 2022.

Poiché la sentenza di primo grado nel caso di specie era del gennaio 2023, la nuova disciplina era pienamente applicabile. Di conseguenza, l’elezione di domicilio effettuata in precedenza, anche se valida per il primo grado, non era più idonea a soddisfare il requisito di ammissibilità per l’appello. Era necessario depositare una dichiarazione ad hoc contestualmente all’impugnazione.

La Piena Costituzionalità della Norma

La Corte ha anche respinto la questione di legittimità costituzionale. L’obbligo di allegare l’elezione di domicilio non è stato visto come un limite al diritto di impugnazione, ma come un requisito di forma dell’atto. Questo adempimento persegue due finalità coerenti con i principi del giusto processo:

* Garantire la conoscenza effettiva del processo: Assicura che l’imputato sia tempestivamente e correttamente informato della pendenza del giudizio di appello, rafforzando il suo diritto di partecipare consapevolmente.
* Favorire la celerità e l’efficienza: Semplifica le notifiche, contribuendo alla ragionevole durata del processo.

La Corte ha concluso che non sussiste alcuna irragionevole asimmetria con il Pubblico Ministero, la cui posizione istituzionale è intrinsecamente diversa da quella di una parte privata.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte di Cassazione si fondano su una chiara interpretazione della volontà del legislatore della Riforma. La norma non è un ostacolo ingiustificato, ma uno strumento per bilanciare l’efficienza del sistema giudiziario con il diritto di difesa. L’adempimento richiesto non è considerato eccessivamente oneroso, specialmente per un imputato che ha già partecipato al primo grado di giudizio e ha un rapporto consolidato con il proprio difensore. L’introduzione di questa formalità mira a responsabilizzare la parte che impugna, assicurando che l’appello sia espressione di un interesse effettivo e consapevole alla prosecuzione del processo.

Conclusioni

La sentenza n. 6303/2024 della Cassazione lancia un messaggio inequivocabile agli operatori del diritto: con la Riforma Cartabia, l’attenzione alle formalità procedurali è massima. Per evitare una declaratoria di inammissibilità appello, è ormai un obbligo inderogabile per la difesa depositare, unitamente all’atto di impugnazione, una nuova e specifica dichiarazione o elezione di domicilio per le notifiche del secondo grado. Ogni richiamo a precedenti atti è da considerarsi insufficiente. Questa pronuncia consolida un nuovo orientamento che impone un rigore rinnovato nella redazione degli atti di impugnazione.

Dopo la Riforma Cartabia, un’elezione di domicilio fatta nel primo grado di giudizio è ancora valida per la notifica dell’atto di citazione in appello?
No. La sentenza chiarisce che per gli appelli proposti avverso sentenze emesse dopo il 30 dicembre 2022, è obbligatorio depositare, insieme all’atto di impugnazione, una nuova e specifica dichiarazione o elezione di domicilio, a pena di inammissibilità, ai sensi dell’art. 581, comma 1-ter, c.p.p.

L’obbligo di depositare una nuova elezione di domicilio con l’appello è incostituzionale?
No. Secondo la Corte di Cassazione, questo requisito non limita il diritto di difesa ma è una formalità che persegue finalità coerenti con il giusto processo: favorisce la celerità del giudizio e garantisce che l’imputato sia effettivamente a conoscenza della pendenza del processo d’appello.

Perché il difensore dell’imputato ha questo onere e il Pubblico Ministero no?
La Corte spiega che non c’è una disparità ingiustificata, poiché le posizioni sono diverse. Il difensore agisce nell’interesse della parte privata (l’imputato), per la quale è fondamentale garantire la conoscenza effettiva degli atti. Il Pubblico Ministero, invece, è un organo pubblico impersonale rappresentato in giudizio dagli uffici della Procura, e non ha la stessa esigenza di ricevere notifiche personali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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