LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Inammissibilità appello: la Cassazione e la riforma

La Corte di Cassazione ha confermato l’inammissibilità di un appello penale a causa della mancanza dei nuovi requisiti formali introdotti dalla Riforma Cartabia. In particolare, per un imputato assente in giudizio, è risultato fatale il mancato deposito dello specifico mandato ad impugnare e della dichiarazione di domicilio. La Corte ha ritenuto tale requisito una scelta legislativa non irragionevole, volta a garantire che l’impugnazione sia frutto di una volontà ponderata e personale dell’interessato, rigettando le questioni di legittimità costituzionale.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 7 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità appello: la stretta della Cassazione dopo la Riforma Cartabia

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 11243 del 2024, ha ribadito la rigorosa applicazione delle nuove norme procedurali introdotte dalla Riforma Cartabia, confermando una pronuncia di inammissibilità appello per vizi formali. Questa decisione sottolinea l’importanza per i difensori di adeguarsi scrupolosamente ai nuovi oneri previsti per l’impugnazione, specialmente nei casi in cui l’imputato sia rimasto assente durante il processo. L’ordinanza offre chiarimenti cruciali sulla ratio della normativa e sulla sua compatibilità con i principi costituzionali.

I Fatti del Caso

Un imputato, giudicato in sua assenza, proponeva appello avverso una decisione della Corte d’Appello di Torino. Tuttavia, l’impugnazione veniva presentata senza due documenti che la Riforma Cartabia (d.lgs. n. 150/2022) ha reso obbligatori: la dichiarazione o elezione di domicilio per le notificazioni e, soprattutto, lo specifico mandato ad impugnare rilasciato dall’assistito successivamente alla pronuncia della sentenza. Di conseguenza, la Corte territoriale dichiarava l’appello inammissibile. Contro questa decisione, la difesa ricorreva in Cassazione, sollevando anche dubbi sulla legittimità costituzionale della nuova normativa, lamentando una presunta violazione del diritto di difesa.

La Decisione e l’Inammissibilità Appello secondo la Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, ritenendolo manifestamente infondato. I giudici hanno confermato in toto la decisione della Corte d’Appello, stabilendo che la causa di inammissibilità appello prevista dall’art. 581, comma 1-quater, del codice di procedura penale, era stata correttamente applicata. Secondo la Cassazione, la mancanza del mandato specifico e della dichiarazione di domicilio costituisce un vizio insanabile che osta all’esame del merito dell’impugnazione.

Le Motivazioni della Corte

Il cuore della decisione risiede nelle motivazioni con cui la Corte ha giustificato la sua posizione. Innanzitutto, i giudici hanno respinto la questione di legittimità costituzionale, richiamando un precedente specifico (Cass. n. 43718/2023). La Corte ha spiegato che l’introduzione di questi nuovi requisiti formali non è una scelta irragionevole del legislatore, ma risponde a una precisa finalità: quella di assicurare che l’impugnazione non sia un atto meramente formale o dilatorio, ma derivi da una scelta “ponderata e personale” dell’imputato.

Questa esigenza è particolarmente sentita nei confronti di chi non ha partecipato al processo. Il legislatore ha voluto garantire che l’imputato assente sia effettivamente a conoscenza della sentenza e manifesti una volontà concreta e attuale di contestarla. Il mandato, che deve essere rilasciato dopo la decisione, e l’elezione di domicilio servono proprio a certificare questo contatto e questa consapevolezza.

La Corte ha inoltre sottolineato che il sistema prevede dei correttivi a tutela del diritto di difesa, come l’ampliamento dei termini per impugnare e l’istituto della restituzione nel termine, che può essere invocato in casi specifici. Pertanto, la nuova disciplina realizza un bilanciamento non irragionevole tra l’efficienza del processo e la garanzia dei diritti dell’imputato.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame rappresenta un importante monito per gli operatori del diritto. La Riforma Cartabia ha introdotto una significativa stretta sui requisiti formali dell’appello penale, e la giurisprudenza ne sta confermando l’applicazione rigorosa. Per i difensori, diventa fondamentale acquisire dal proprio assistito, specialmente se assente, il mandato specifico e l’elezione di domicilio dopo la pubblicazione della sentenza. Omettere questi adempimenti comporta la conseguenza drastica dell’inammissibilità appello, precludendo ogni possibilità di discutere il merito della causa nel grado successivo. Questa decisione consolida un orientamento che mira a responsabilizzare le parti e a filtrare le impugnazioni, ammettendo solo quelle che riflettono una reale e consapevole volontà difensiva.

Quali sono i requisiti essenziali per presentare un appello penale dopo la Riforma Cartabia, se l’imputato era assente?
È necessario depositare, unitamente all’atto di appello, una dichiarazione o elezione di domicilio ai fini della notificazione e uno specifico mandato a impugnare, rilasciato dall’imputato dopo la pronuncia della sentenza. La mancanza di questi documenti causa l’inammissibilità dell’appello.

Le nuove norme sull’inammissibilità dell’appello sono state considerate incostituzionali dalla Cassazione?
No, secondo l’ordinanza, la questione di legittimità costituzionale dell’art. 581, commi 1-ter e 1-quater c.p.p., è stata ritenuta manifestamente infondata. La Corte ha stabilito che si tratta di una scelta legislativa non irragionevole volta a garantire la consapevolezza dell’impugnazione.

Perché il legislatore ha introdotto questi nuovi requisiti formali per l’appello?
L’obiettivo è quello di limitare le impugnazioni che non derivano da una scelta ponderata e personale dell’imputato. Si vuole garantire che l’atto di appello rifletta una volontà effettiva e consapevole della parte di contestare la sentenza, specialmente quando non ha partecipato al processo di primo grado.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati