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Inammissibilità appello: il mandato post sentenza

L’appello di un imputato è stato dichiarato inammissibile per mancato deposito del mandato specifico post-sentenza e della nuova elezione di domicilio, come richiesto dalla Riforma Cartabia (Art. 581 c.p.p.). La Corte di Cassazione ha confermato l’inammissibilità appello, stabilendo che per le sentenze emesse dopo l’entrata in vigore della riforma, questi nuovi requisiti formali sono obbligatori, anche se il procedimento era iniziato in precedenza.

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Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Appello: La Cassazione e i Nuovi Obblighi della Riforma Cartabia

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 28405 del 2024, offre un chiarimento cruciale sui nuovi requisiti procedurali per le impugnazioni penali, introdotti dalla Riforma Cartabia. La decisione sottolinea l’importanza di adempimenti formali specifici, la cui omissione conduce a una drastica conseguenza: l’inammissibilità appello. Questo caso serve da monito per tutti gli operatori del diritto, evidenziando come la diligenza post-sentenza sia diventata ancora più determinante per la tutela dei diritti della difesa.

I Fatti del Caso: Un Appello Respinto in Partenza

Il caso origina da una condanna emessa dal Tribunale di Milano nel giugno 2023 nei confronti di un imputato giudicato in sua assenza. La difesa presentava appello contro la sentenza, ma la Corte d’Appello di Milano, con un’ordinanza del dicembre 2023, lo dichiarava immediatamente inammissibile. La ragione non risiedeva nel merito delle doglianze, ma in una duplice mancanza formale: il difensore non aveva depositato né uno specifico mandato a impugnare, rilasciato dal suo assistito dopo la sentenza di condanna, né un atto di dichiarazione o elezione di domicilio per le notifiche relative al giudizio di appello. Contro questa decisione, la difesa proponeva ricorso per Cassazione.

L’Inammissibilità Appello e l’Applicazione della Riforma Cartabia

Il fulcro della questione legale riguardava l’applicabilità delle nuove norme introdotte dalla Riforma Cartabia (D.Lgs. 150/2022) ai procedimenti già in corso. La difesa sosteneva che, essendo il processo iniziato prima dell’entrata in vigore della riforma, non dovessero applicarsi i nuovi, più stringenti, oneri formali. La Corte di Cassazione, confermando la decisione dei giudici d’appello, ha respinto questa tesi. Il principio chiave, stabilito dall’art. 89 del decreto legislativo di riforma, è che per le impugnazioni si deve guardare alla data di emissione del provvedimento impugnato. Poiché la sentenza di primo grado era stata emessa nel giugno 2023, ben dopo l’entrata in vigore della riforma (30 dicembre 2022), le nuove regole erano pienamente applicabili. Di conseguenza, l’inammissibilità appello è stata correttamente dichiarata.

I Nuovi Requisiti dell’Art. 581 c.p.p.

La Riforma Cartabia ha inserito nell’articolo 581 del codice di procedura penale due commi, l’1-ter e l’1-quater, che impongono, a pena di inammissibilità:

1. Deposito della dichiarazione o elezione di domicilio: Con l’atto di impugnazione deve essere depositato un atto di elezione o dichiarazione di domicilio per le notifiche del giudizio di impugnazione.
2. Deposito di un mandato specifico per l’imputato assente: Se l’imputato è stato giudicato in assenza, il difensore deve depositare un mandato specifico a impugnare, rilasciato dopo la pronuncia della sentenza.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso considerandolo manifestamente infondato e ha chiarito la ratio legis dietro queste nuove disposizioni. L’obiettivo del legislatore è duplice. Da un lato, si vuole garantire che l’ufficio giudiziario sia messo nelle condizioni di notificare correttamente e senza incertezze il decreto di citazione per il giudizio di appello, evitando le complicazioni derivanti da frequenti cambi di residenza non comunicati. Dall’altro, e in modo ancora più significativo nel caso di imputato assente, si vuole avere la certezza della sua effettiva e consapevole volontà di impugnare la sentenza di condanna. Il mandato rilasciato dopo la sentenza è la prova di tale volontà attuale e specifica. La Corte ha inoltre citato un proprio precedente (Cass. n. 1177/2023) per ribadire che una precedente elezione di domicilio non è più sufficiente, ma deve essere rinnovata contestualmente all’atto di impugnazione. Infine, ha respinto le questioni di legittimità costituzionale, affermando di essersi già pronunciata in senso favorevole alla compatibilità di tali norme con la Costituzione.

Conclusioni: Cosa Cambia per la Difesa

La sentenza in commento consolida un orientamento rigoroso sull’applicazione delle nuove norme procedurali. Per i difensori, le implicazioni pratiche sono enormi. Non è più possibile fare affidamento su una procura generale rilasciata all’inizio del mandato. Dopo ogni sentenza di condanna, specialmente se pronunciata in assenza dell’imputato, è imperativo attivarsi immediatamente per ottenere dal cliente un nuovo mandato specifico per l’impugnazione e un’apposita dichiarazione o elezione di domicilio. Questi documenti devono essere depositati insieme all’atto di appello. Trascurare questi adempimenti non è una mera irregolarità sanabile, ma conduce direttamente alla declaratoria di inammissibilità dell’appello, precludendo ogni possibilità di discutere il merito della condanna nel grado successivo.

La Riforma Cartabia si applica ai processi iniziati prima della sua entrata in vigore?
Sì, per quanto riguarda le norme sull’impugnazione, la Cassazione ha chiarito che il criterio determinante è la data della sentenza da impugnare. Se la sentenza è stata emessa dopo l’entrata in vigore della riforma (30 dicembre 2022), si applicano le nuove disposizioni, inclusi i requisiti per l’appello.

Per presentare appello per un imputato assente, è sufficiente una procura generale rilasciata all’inizio del processo?
No. La sentenza specifica che, a pena di inammissibilità dell’appello, il difensore deve depositare uno specifico mandato a impugnare rilasciato dall’imputato dopo la pronuncia della sentenza.

È necessario depositare una nuova dichiarazione di domicilio con l’atto di appello anche se il domicilio non è mai cambiato?
Sì. La Corte ha stabilito che, con l’impugnazione, deve essere depositata la dichiarazione o elezione di domicilio ai fini della notificazione del decreto di citazione a giudizio, a pena di inammissibilità. Una precedente elezione di domicilio non è sufficiente se non rinnovata nei modi previsti dalla nuova normativa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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