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Inammissibilità appello: Domicilio e Formalità

La Corte di Cassazione conferma la decisione di inammissibilità di un appello perché l’atto non conteneva la necessaria dichiarazione o elezione di domicilio. La Corte chiarisce che questo requisito formale è inderogabile e non può essere soddisfatto da un semplice rinvio a una precedente elezione di domicilio effettuata durante le indagini, sottolineando come l’omissione di tale adempimento porti inevitabilmente alla declaratoria di inammissibilità appello.

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Pubblicato il 26 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Appello: La Dichiarazione di Domicilio è un Requisito Indispensabile

Nel processo penale, il rispetto delle forme non è un mero formalismo, ma una garanzia fondamentale per il corretto svolgimento della giustizia. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ribadisce questo principio, focalizzandosi su un adempimento cruciale per la proposizione dell’impugnazione: la dichiarazione o elezione di domicilio. L’omissione di questo requisito può portare alla drastica conseguenza della inammissibilità appello, vanificando la possibilità di un secondo grado di giudizio. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti di Causa

Due imputati venivano condannati in primo grado, con rito abbreviato, per il reato di tentata estorsione. Avverso tale sentenza, proponevano appello tramite il loro difensore. Tuttavia, la Corte di appello di Brescia dichiarava l’impugnazione inammissibile. La ragione? L’atto di appello, depositato il 16 ottobre 2023, non era corredato da alcuna dichiarazione o elezione di domicilio da parte degli imputati, un adempimento espressamente previsto dalla legge a pena di inammissibilità.

La Questione Giuridica: I Motivi del Ricorso in Cassazione

Gli imputati, tramite il loro legale, presentavano ricorso per cassazione, sostenendo due principali argomenti:
1. Violazione di legge: A loro avviso, per considerare l’appello ammissibile, sarebbe stato sufficiente il richiamo alla precedente elezione di domicilio effettuata nel corso delle indagini preliminari e presente agli atti.
2. Erronea valutazione dell’assenza: Contestavano il fatto che la Corte d’appello li avesse considerati entrambi assenti nel giudizio di primo grado, quando invece erano stati giudicati con rito abbreviato e assistiti da un procuratore speciale. Questo punto era particolarmente rilevante per uno dei due, per il quale era stata contestata anche la mancanza del mandato speciale ad impugnare, richiesto per gli imputati assenti.

Inammissibilità Appello: La Decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, dichiarandolo inammissibile perché basato su motivi manifestamente infondati. La Suprema Corte ha confermato in toto la decisione della Corte d’appello, ribadendo la correttezza della dichiarazione di inammissibilità appello.

Le Motivazioni

La Corte ha fondato la sua decisione su un’interpretazione rigorosa delle norme processuali, in particolare degli articoli 581-ter e 581-quater del codice di procedura penale. I giudici hanno chiarito i seguenti punti chiave:

Necessità di una dichiarazione contestuale: La legge richiede che l’atto di appello contenga intrinsecamente* la dichiarazione o l’elezione di domicilio. Non è ammesso un rinvio o un richiamo a una dichiarazione resa in una fase precedente del procedimento, come quella delle indagini preliminari. Si tratta di un’incombenza specifica e non delegabile che deve essere assolta al momento della presentazione dell’impugnazione.
Irrilevanza della condizione di ‘presente’ o ‘assente’: La Corte ha specificato che l’obbligo di inserire la dichiarazione di domicilio nell’atto di appello grava su tutti* gli imputati, sia quelli presenti al giudizio di primo grado, sia quelli giudicati in assenza. Pertanto, la discussione su se gli imputati fossero stati erroneamente dichiarati assenti è risultata irrilevante ai fini della decisione, poiché l’omissione formale sussisteva in ogni caso e per entrambi.

L’omissione di questo adempimento formale, previsto a pena di inammissibilità, non lascia spazio a interpretazioni estensive o a sanatorie basate su atti precedenti. La norma ha lo scopo di garantire la certezza della reperibilità dell’imputato nella fase di gravame, e il suo mancato rispetto comporta inevitabilmente l’impossibilità per il giudice di esaminare il merito dell’impugnazione.

Le Conclusioni

Questa sentenza rappresenta un monito fondamentale per gli operatori del diritto. La preparazione di un atto di impugnazione richiede la massima diligenza e attenzione al rispetto di tutti i requisiti formali prescritti dal codice di procedura penale. La mancata inclusione della dichiarazione o elezione di domicilio nell’atto di appello è un errore fatale che ne determina l’inammissibilità, precludendo al proprio assistito la possibilità di far valere le proprie ragioni in un successivo grado di giudizio. La decisione riafferma la centralità del rigore formale come strumento di garanzia nel processo penale.

È sufficiente richiamare una precedente elezione di domicilio nell’atto di appello?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che non è sufficiente. L’atto di appello deve contenere una specifica e autonoma dichiarazione o elezione di domicilio per essere ammissibile, come previsto dagli artt. 581-ter e 581-quater cod. proc. pen.

L’obbligo di dichiarare o eleggere domicilio nell’atto di appello vale anche per l’imputato presente nel primo grado di giudizio?
Sì, la sentenza chiarisce che l’onere di depositare con l’atto di appello la dichiarazione o elezione di domicilio incombe sia sull’imputato giudicato in assenza sia su quello presente al giudizio di primo grado.

Cosa succede se l’atto di appello penale non contiene la dichiarazione o elezione di domicilio?
Se l’atto di appello non contiene la dichiarazione o elezione di domicilio, viene dichiarato inammissibile. Ciò significa che l’appello non viene esaminato nel merito e la sentenza impugnata diventa definitiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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