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Inammissibilità appello: Domicilio e art. 581 c.p.p.

La Corte di Cassazione dichiara l’inammissibilità di un appello penale a causa della mancata e specifica indicazione della dichiarazione di domicilio nell’atto di impugnazione. La sentenza chiarisce che un generico riferimento a un atto preesistente nel fascicolo non è sufficiente a soddisfare i requisiti dell’art. 581, co. 1-ter, c.p.p., confermando la decisione della Corte d’Appello e sottolineando l’importanza del rigore formale per evitare l’inammissibilità dell’appello.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Appello: L’Importanza del Richiamo Specifico alla Dichiarazione di Domicilio

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale della procedura penale, la cui violazione può portare a conseguenze drastiche come la declaratoria di inammissibilità dell’appello. Il caso in esame offre uno spunto cruciale per comprendere come un vizio di forma, apparentemente minore, possa precludere l’accesso al secondo grado di giudizio, vanificando le ragioni di merito della difesa. La pronuncia si concentra sull’interpretazione dell’art. 581, comma 1-ter, del codice di procedura penale, che imponeva oneri specifici all’appellante.

I Fatti del Processo

La vicenda ha origine da una condanna in assenza emessa dal Tribunale di Pescara nei confronti di un imputato per un reato previsto dalla normativa sugli stupefacenti. La pena inflitta era di sette mesi di reclusione e 1.200,00 euro di multa. La difesa dell’imputato proponeva appello avverso tale sentenza. Tuttavia, la Corte d’Appello dell’Aquila dichiarava l’impugnazione inammissibile, rilevando un vizio formale: l’omessa allegazione all’atto di appello della dichiarazione o elezione di domicilio, un requisito all’epoca previsto a pena di inammissibilità. Contro questa decisione, la difesa ricorreva in Cassazione, sostenendo che nel fascicolo processuale fosse già presente una dichiarazione di domicilio presso l’abitazione dell’imputato e che i giudici d’appello non avessero esaminato attentamente gli atti.

La Questione Giuridica e le Norme Applicabili

Il fulcro della questione risiede nell’interpretazione e nell’applicazione dell’articolo 581, comma 1-ter, del codice di procedura penale. Sebbene questa norma sia stata successivamente abrogata dalla legge n. 114/2024 (con effetto dal 25 agosto 2024), la Corte ha chiarito che essa continua ad applicarsi a tutte le impugnazioni proposte fino al 24 agosto 2024, come nel caso di specie, presentato a marzo 2024. La norma prevedeva che, a pena di inammissibilità, l’atto di impugnazione dovesse contenere la dichiarazione o l’elezione di domicilio ai fini delle notificazioni. La difesa sosteneva che la semplice presenza di tale dichiarazione in un atto precedente del processo fosse sufficiente a soddisfare il requisito, anche senza un richiamo esplicito nell’atto d’appello.

Analisi dell’Inammissibilità dell’Appello secondo la Cassazione

La Corte Suprema ha respinto il ricorso, giudicandolo manifestamente infondato e generico. Gli Ermellini hanno fatto riferimento a un’importante decisione delle Sezioni Unite, l’organo di nomofilachia della Corte, che aveva già affrontato una questione simile. Secondo l’interpretazione fornita dalle Sezioni Unite, non basta che una dichiarazione di domicilio esista genericamente nel fascicolo processuale. Per evitare l’inammissibilità dell’appello, è necessario che l’atto di impugnazione contenga un richiamo espresso e specifico a quella precedente dichiarazione, indicandone con precisione la collocazione nel fascicolo. Questo per consentire all’ufficio giudiziario l’immediata e inequivoca individuazione del luogo dove eseguire le notifiche.

La Decisione della Corte

Nel caso specifico, la difesa si era limitata ad affermare, in modo generico, l’esistenza di una dichiarazione di domicilio, senza specificare né la natura dell’atto che la conteneva né la sua esatta collocazione. Questa mera enunciazione è stata ritenuta insufficiente dalla Corte, in quanto non assolve all’onere imposto dalla norma. Di conseguenza, il ricorso è stato dichiarato inammissibile.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte si basano sul principio di rigore formale che governa le impugnazioni penali. L’onere imposto dall’art. 581, co. 1-ter, c.p.p. non era un mero formalismo, ma rispondeva a un’esigenza di certezza e celerità processuale. La necessità di un richiamo ‘espresso e specifico’ alla dichiarazione di domicilio preesistente è finalizzata a semplificare il lavoro della cancelleria e a garantire la corretta notificazione degli atti del giudizio di appello, evitando ritardi e possibili nullità. La Corte sottolinea che l’indicazione precisa della collocazione dell’atto è ‘equipollente’ al deposito materiale dello stesso insieme all’impugnazione. La difesa, non avendo fornito tali dettagli, non ha assolto a questo onere, rendendo il suo motivo di ricorso non solo infondato, ma anche generico e, pertanto, inammissibile.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un orientamento giurisprudenziale rigoroso sull’ammissibilità delle impugnazioni. Anche se la norma di riferimento è stata abrogata, i suoi effetti perdurano per tutti i ricorsi presentati prima del 25 agosto 2024. La decisione serve da monito sull’importanza della diligenza e della precisione nella redazione degli atti processuali. Un errore formale, come l’omissione di un riferimento specifico, può avere conseguenze definitive, precludendo l’esame nel merito delle ragioni della parte e determinando il passaggio in giudicato di una sentenza di condanna. La condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma a favore della Cassa delle ammende suggella la gravità della mancanza riscontrata.

Quando un appello penale rischia l’inammissibilità per la mancata elezione di domicilio secondo la vecchia normativa?
Secondo l’art. 581, comma 1-ter, c.p.p. (applicabile alle impugnazioni fino al 24/08/2024), l’appello è inammissibile se l’atto di impugnazione non è accompagnato dalla dichiarazione o elezione di domicilio o, in alternativa, da un richiamo espresso e specifico a una precedente dichiarazione già presente nel fascicolo processuale.

È sufficiente che una dichiarazione di domicilio esista già nel fascicolo per evitare l’inammissibilità dell’appello?
No. La sentenza chiarisce, richiamando le Sezioni Unite, che non è sufficiente la mera presenza dell’atto nel fascicolo. L’atto di appello deve contenere un richiamo espresso e specifico a tale dichiarazione e alla sua collocazione, per permetterne una facile e inequivocabile individuazione.

Perché la difesa si è limitata a un’affermazione generica nel ricorso?
La difesa nel ricorso si è limitata ad affermare che dalla documentazione processuale sarebbe emersa la dichiarazione di domicilio, ma non ha specificato dove si trovasse tale atto né la sua natura. Questa genericità è stata una delle cause principali della dichiarazione di inammissibilità da parte della Corte di Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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