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Imputazione indeterminata: quando il giudice sbaglia

La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza di un Tribunale che aveva dichiarato la nullità di un’imputazione per indeterminatezza senza prima sollecitare il Pubblico Ministero a correggerla. La Suprema Corte ha qualificato tale provvedimento come “abnorme”, in quanto causa un’indebita regressione del processo e viola i poteri del giudice. Il caso riguardava un’accusa per oltraggio e lesioni a pubblico ufficiale. La decisione sottolinea che il contraddittorio tra le parti è un passaggio obbligato prima di poter annullare l’atto di accusa per una imputazione indeterminata.

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Pubblicato il 25 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Imputazione Indeterminata: L’Errore del Giudice e la Decisione della Cassazione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha chiarito un punto fondamentale della procedura penale: cosa deve fare un giudice di fronte a una imputazione indeterminata? La risposta è netta: non può semplicemente annullare l’atto e restituirlo al Pubblico Ministero, ma deve prima attivare il contraddittorio. Analizziamo questa importante decisione.

Il Caso: Un Decreto di Citazione Annullato per Indeterminatezza

Il caso nasce da un’ordinanza del Tribunale di Trento. Durante l’udienza predibattimentale, il giudice aveva esaminato un decreto di citazione a giudizio per i reati di oltraggio e lesioni a pubblico ufficiale. Ritenendo che il capo d’imputazione fosse formulato in modo troppo vago e generico, ne dichiarava la nullità per indeterminatezza.

Di conseguenza, il Tribunale disponeva la restituzione di tutti gli atti al Pubblico Ministero, di fatto azzerando l’azione penale e costringendo l’accusa a ricominciare da capo. Questa decisione, però, non è stata considerata corretta dal Pubblico Ministero, che ha deciso di impugnarla davanti alla Corte di Cassazione.

Il Ricorso del PM contro l’imputazione indeterminata

Il Procuratore della Repubblica ha lamentato l'”abnormità” del provvedimento del Tribunale. Secondo l’accusa, il giudice avrebbe dovuto seguire una procedura specifica prevista dal codice di procedura penale (art. 554-bis, commi 5 e 6). Questa norma stabilisce che, qualora il giudice ritenga l’imputazione poco chiara, deve prima sollecitare il Pubblico Ministero a fornire i necessari chiarimenti o a integrare la contestazione.

Saltando questo passaggio fondamentale, il giudice ha preso una decisione che non rientrava nei suoi poteri (c.d. “abnormità strutturale”) e ha causato un’ingiustificata regressione del processo (c.d. “abnormità funzionale”), allungando i tempi della giustizia in violazione dei principi costituzionali.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto pienamente il ricorso del Pubblico Ministero, definendo l’ordinanza del Tribunale di Trento come palesemente abnorme.

Le Motivazioni

I giudici di legittimità hanno ribadito un principio consolidato: il giudice dell’udienza predibattimentale, se rileva un vizio di indeterminatezza nell’imputazione, ha il dovere di attivare un meccanismo di “dialogo” processuale. Deve, cioè, dare al Pubblico Ministero la possibilità, nel contraddittorio con la difesa, di precisare o integrare l’accusa.

La restituzione diretta degli atti al PM, senza questo previo passaggio, costituisce una violazione delle regole procedurali. Tale atto non solo esula dai poteri del giudice, ma crea anche una grave anomalia nel sistema: un’indebita regressione che altera la sequenza logica e cronologica del procedimento. Questo comportamento processuale, secondo la Corte, va contro il principio costituzionale della ragionevole durata del processo, un pilastro del giusto processo.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio l’ordinanza impugnata e ha disposto la trasmissione degli atti al Tribunale di Trento affinché il processo possa riprendere il suo corso regolare. Questa sentenza rafforza il principio di leale collaborazione tra gli organi giudiziari e garantisce che eventuali vizi procedurali, come una imputazione indeterminata, vengano sanati attraverso il dialogo e il contraddittorio, evitando inutili e dannose battute d’arresto per la giustizia.

Quando un’imputazione viene considerata indeterminata?
Un’imputazione è considerata indeterminata quando è formulata in modo così vago o generico da non permettere all’imputato di capire esattamente quali sono i fatti che gli vengono contestati, impedendogli così di preparare un’adeguata difesa.

Cosa deve fare il giudice se ritiene un’imputazione indeterminata?
Secondo la Corte di Cassazione, il giudice non può restituire immediatamente gli atti al Pubblico Ministero. Deve prima sollecitarlo, nel pieno contraddittorio tra le parti, a integrare o a precisare la contestazione per sanare il vizio.

Perché la restituzione immediata degli atti al PM è considerata un atto “abnorme”?
È considerato un atto abnorme perché provoca un’indebita regressione del procedimento, alterandone la normale sequenza logico-cronologica. Questo comportamento viola il principio della ragionevole durata del processo e si colloca al di fuori dei poteri previsti dalla legge per il giudice.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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