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Imputazione coatta: i limiti del potere del GIP

La Corte di Cassazione ha stabilito che l’ordine di imputazione coatta emesso dal GIP nei confronti di una persona non ancora iscritta nel registro degli indagati costituisce un atto abnorme. A seguito della richiesta di archiviazione del PM in un caso di diffamazione contro ignoti, il GIP aveva ordinato sia l’identificazione della persona sia la sua immediata imputazione. La Suprema Corte ha annullato quest’ultima parte del provvedimento, chiarendo che il GIP può ordinare l’iscrizione di un soggetto nel registro degli indagati, ma non può forzare l’imputazione senza che siano state svolte le indagini, in quanto ciò viola le prerogative del PM e i diritti di difesa.

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Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Imputazione Coatta: La Cassazione Fissa i Paletti ai Poteri del GIP

Nel delicato equilibrio del processo penale, la distinzione dei ruoli tra l’organo dell’accusa, il Pubblico Ministero (PM), e l’organo di garanzia, il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP), è fondamentale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 13316 del 2025, interviene proprio su questo punto, chiarendo i limiti del potere del GIP di ordinare una imputazione coatta nei confronti di una persona non ancora formalmente indagata. La decisione sottolinea come un’ingerenza eccessiva del giudice possa trasformarsi in un ‘atto abnorme’, minando le fondamenta del sistema accusatorio.

I Fatti del Caso: da un Post sui Social alla Corte di Cassazione

La vicenda ha origine da una querela per diffamazione aggravata (art. 595 c.p.), presentata a seguito della pubblicazione di un commento su un noto social media. Poiché l’autore del commento non era stato identificato, il Pubblico Ministero aveva avviato un procedimento contro ignoti, per poi richiederne l’archiviazione.

La persona offesa si è opposta a tale richiesta. Il Giudice per le Indagini Preliminari, accogliendo l’opposizione, non si è limitato a disporre nuove indagini, ma ha ordinato al PM di compiere due azioni specifiche: identificare l’autrice del post e, contestualmente, formulare nei suoi confronti l’imputazione per il reato di diffamazione.

L’Ordine del GIP e il Ricorso del Pubblico Ministero

Il Pubblico Ministero ha impugnato questo provvedimento davanti alla Corte di Cassazione, sostenendo che l’ordine del GIP fosse ‘abnorme’. Secondo il ricorrente, il giudice avrebbe ecceduto i propri poteri ordinando la formulazione di un’accusa nei confronti di un soggetto non ancora identificato e, soprattutto, non iscritto nel registro degli indagati.

L’abnormità, secondo il PM, derivava dal fatto che il GIP si era sostituito all’organo inquirente nelle sue valutazioni, imponendo un’azione penale senza che fossero state completate le necessarie attività investigative preliminari. Questo, a suo avviso, rappresentava una violazione del principio costituzionale dell’obbligatorietà dell’azione penale, la cui titolarità spetta esclusivamente al Pubblico Ministero.

Imputazione Coatta e Abnormità: Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del PM, seppur parzialmente, offrendo un’importante lezione sull’equilibrio dei poteri processuali. I giudici supremi hanno distinto nettamente i due ordini impartiti dal GIP.

L’ordine di iscrizione nel registro degli indagati: un potere legittimo

La Corte ha ribadito che il GIP, qualora non accolga la richiesta di archiviazione e ritenga che dagli atti emergano elementi a carico di una persona, ha il potere di ordinare al PM di iscriverla nel registro degli indagati. Questo potere è considerato un legittimo esercizio della funzione di controllo del giudice sull’operato del PM, volto a garantire che l’azione penale venga esercitata quando ne sussistono i presupposti.

L’ordine di imputazione coatta: un’ingerenza indebita

Al contrario, la Corte ha stabilito che il ‘doppio ordine’ – cioè l’ordine di iscrivere il soggetto e contestualmente formulare l’imputazione coatta – è abnorme. Un provvedimento di questo tipo costituisce un’indebita ingerenza nei poteri dell’organo inquirente. Il PM, infatti, deve avere la possibilità di svolgere le proprie indagini a tutto campo sulla persona iscritta, e solo all’esito di queste decidere se esercitare o meno l’azione penale.

Ordinare l’imputazione immediata significa esautorare il PM della sua funzione investigativa e valutativa. Inoltre, un’azione del genere lede gravemente i diritti di difesa della persona coinvolta, che si ritroverebbe imputata senza essere mai stata formalmente indagata e senza aver avuto la possibilità di interloquire o difendersi durante la fase delle indagini preliminari.

Conclusioni: Un Principio di Equilibrio tra Giudice e Accusa

La sentenza in esame riafferma un principio cardine del nostro sistema processuale: la netta separazione delle funzioni tra giudice e accusa. Il GIP è il garante della legalità e dei diritti nella fase delle indagini, ma non può sostituirsi al Pubblico Ministero. Può indicare la necessità di indagare su una persona, ma non può imporre l’esito di tali indagini formulando un’accusa al posto del PM.

La Corte ha quindi annullato l’ordinanza del GIP limitatamente alla parte in cui imponeva la formulazione dell’imputazione. Gli atti sono stati restituiti al Pubblico Ministero, che dovrà ora procedere all’identificazione e all’iscrizione della persona nel registro degli indagati, per poi svolgere le opportune indagini e, solo al termine, decidere autonomamente se formulare un’accusa o richiedere nuovamente l’archiviazione.

Un Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) può ordinare al Pubblico Ministero di accusare formalmente una persona non ancora indagata?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che un tale ordine è abnorme. Il GIP può ordinare l’iscrizione di una persona nel registro degli indagati, ma non può contestualmente imporre la formulazione dell’imputazione (imputazione coatta), poiché ciò lede le prerogative del PM e i diritti di difesa.

Qual è la differenza tra ordinare l’iscrizione nel registro degli indagati e ordinare l’imputazione coatta?
L’ordine di iscrizione è un atto che avvia formalmente le indagini nei confronti di una persona specifica, garantendole i relativi diritti di difesa. L’ordine di imputazione coatta, invece, obbliga il PM a formulare un’accusa e a portare la persona a processo, scavalcando la fase delle indagini preliminari che dovrebbero seguire l’iscrizione.

Perché l’ordine congiunto di iscrizione e imputazione coatta è considerato un ‘atto abnorme’?
È considerato abnorme perché crea una distorsione nel procedimento. In primo luogo, rappresenta un’indebita ingerenza del giudice nei poteri investigativi e valutativi del Pubblico Ministero. In secondo luogo, viola i diritti di difesa della persona, che viene imputata senza essere stata sottoposta a indagini e senza aver avuto la possibilità di partecipare all’udienza preliminare in cui si discuteva della sua posizione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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