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Imputato detenuto: notifica appello senza domicilio

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza che dichiarava inammissibile l’appello di un imputato detenuto per mancata elezione di domicilio. La Suprema Corte ha ribadito che, per l’imputato detenuto, le notifiche devono essere eseguite presso il luogo di detenzione, rendendo inapplicabile l’obbligo di dichiarare o eleggere un domicilio ai fini dell’impugnazione, come previsto dalla riforma Cartabia.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Imputato Detenuto: La Notifica in Carcere Prevale sull’Elezione di Domicilio

La recente sentenza della Corte di Cassazione penale, n. 3058/2025, offre un chiarimento fondamentale sulle norme che regolano le notifiche nel processo penale, con particolare riferimento alla figura dell’imputato detenuto. La Corte ha stabilito un principio cruciale: l’obbligo di eleggere un domicilio per le notifiche dell’atto di appello, introdotto dalla Riforma Cartabia, non si applica a chi si trova in stato di detenzione. Questa decisione riafferma la centralità del diritto di difesa e l’accesso effettivo alla giustizia.

I Fatti del Caso: un Appello Dichiarato Inammissibile

Il caso trae origine da un’ordinanza della Corte di Appello di Catania, che aveva dichiarato inammissibile l’appello proposto da un imputato. La ragione della decisione risiedeva nella mancata osservanza dell’articolo 581, comma 1-quater, del codice di procedura penale. Questa norma, introdotta dalla Riforma Cartabia, impone alla parte che impugna una sentenza di depositare, a pena di inammissibilità, una dichiarazione o elezione di domicilio per le notifiche del giudizio di appello.

Tuttavia, la difesa dell’imputato ha presentato ricorso per cassazione, evidenziando un errore di diritto fondamentale: al momento della proposizione dell’appello, l’imputato era detenuto per altra causa. Tale condizione era stata esplicitamente menzionata nel mandato conferito al difensore. Secondo la difesa, lo stato di detenzione rendeva non solo impossibile eleggere un domicilio, ma imponeva per legge che la notifica della citazione a giudizio avvenisse direttamente presso l’istituto penitenziario.

La Notifica all’Imputato Detenuto e la Riforma Cartabia

La questione giuridica verte sull’interpretazione e l’ambito di applicazione della nuova disciplina sulle impugnazioni. L’obiettivo della Riforma Cartabia era quello di semplificare e accelerare le notificazioni, evitando le lungaggini legate alla ricerca dell’imputato. Tuttavia, la Corte di Cassazione ha chiarito che questa esigenza di efficienza non può prevalere su garanzie processuali consolidate, specialmente quando riguardano un imputato detenuto.

Il principio di fondo, già affermato in precedenza anche dalle Sezioni Unite, è che la notifica all’imputato detenuto deve essere sempre eseguita mediante consegna di copia alla persona, direttamente nel luogo di detenzione. Questa regola garantisce che l’interessato abbia una conoscenza effettiva e tempestiva degli atti che lo riguardano, tutelando pienamente il suo diritto di difesa, sancito anche dall’articolo 6 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU).

Le Motivazioni della Corte

La Suprema Corte ha ritenuto il ricorso fondato, annullando l’ordinanza della Corte di Appello. La motivazione si basa su una chiara lettura del sistema normativo. I giudici hanno sottolineato che dalla semplice lettura del mandato ad impugnare emergeva in modo esplicito lo stato di detenzione del ricorrente. Di conseguenza, era palese l’impossibilità per quest’ultimo di eleggere un domicilio per le notifiche.

La Corte ha ribadito che la previsione dell’art. 581, comma 1-ter c.p.p., non opera nei confronti dell’imputato detenuto. Tale adempimento, infatti, sarebbe privo di effetto, data la vigenza dell’obbligo di procedere alla notificazione a mani proprie dell’imputato presso il luogo di detenzione. La Corte d’Appello, ignorando la condizione detentiva chiaramente indicata negli atti, ha violato un principio consolidato, errando nel dichiarare l’inammissibilità dell’appello. La Cassazione ha richiamato le Sezioni Unite (sent. n. 12778 del 2020), le quali hanno affermato che la notifica va sempre eseguita nel luogo di detenzione, anche in presenza di una precedente elezione di domicilio e anche se la detenzione è per un’altra causa.

Conclusioni

La sentenza in commento consolida un’importante garanzia per l’imputato detenuto. Stabilisce che la sua condizione prevale sulle nuove formalità introdotte per le impugnazioni. Ignorare lo stato di detenzione, quando risulta dagli atti, e dichiarare inammissibile un appello per mancata elezione di domicilio costituisce una violazione del diritto di accesso alla giustizia. La decisione della Cassazione, annullando il provvedimento e trasmettendo gli atti alla Corte di Appello per il giudizio, ripristina la corretta applicazione delle norme processuali, bilanciando le esigenze di efficienza con la tutela irrinunciabile dei diritti di difesa.

Un imputato detenuto deve eleggere domicilio per presentare appello?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’obbligo di dichiarare o eleggere domicilio previsto dall’art. 581, comma 1-ter, c.p.p. non si applica all’imputato che si trovi in stato di detenzione al momento della proposizione del gravame.

Come deve essere notificata la citazione in appello a un imputato detenuto?
La notificazione deve essere sempre eseguita mediante consegna di una copia dell’atto direttamente alla persona presso il luogo di detenzione (carcere o altro istituto), anche se l’imputato è detenuto per un’altra causa.

Cosa succede se la condizione di detenzione dell’imputato era nota al giudice d’appello?
Se la condizione di detenzione emerge dagli atti (come nel caso di specie, dal mandato al difensore), il giudice non può dichiarare l’appello inammissibile per mancata elezione di domicilio. Farlo costituirebbe un errore di diritto, poiché la notifica deve avvenire obbligatoriamente nel luogo di detenzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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