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Imputato detenuto: appello valido senza elezione domicilio

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza di inammissibilità di un appello. La Corte ha stabilito che l’obbligo di eleggere domicilio non si applica all’imputato detenuto per altra causa, poiché le notifiche devono essere effettuate presso il luogo di detenzione. L’appello era stato erroneamente dichiarato inammissibile dalla Corte d’appello.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Imputato Detenuto: l’Appello è Ammissibile Anche Senza Elezione di Domicilio

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale in materia di impugnazioni, specificando le condizioni di ammissibilità dell’appello per un imputato detenuto. La decisione chiarisce che l’obbligo di allegare all’atto di impugnazione la dichiarazione o elezione di domicilio, previsto dall’art. 581, comma 1-ter, cod. proc. pen., non si applica a chi si trova in stato di detenzione, anche se per una causa diversa da quella del procedimento in corso. Questo intervento giurisprudenziale tutela il diritto di difesa, garantendo che formalismi procedurali non prevalgano sulla sostanza.

I Fatti del Caso

Nel caso di specie, la Corte di appello aveva dichiarato inammissibile l’appello proposto nell’interesse di un imputato avverso una sentenza di condanna del Tribunale per il reato di truffa (art. 640 cod. pen.). La ragione dell’inammissibilità risiedeva nella mancata allegazione, da parte del difensore, della dichiarazione o elezione di domicilio all’atto di impugnazione.

Il difensore dell’imputato ha presentato ricorso per cassazione, sostenendo che al momento della proposizione dell’appello, il suo assistito era detenuto per altra causa presso una Casa Circondariale. Tale circostanza era nota al giudice, in quanto emergeva chiaramente da un verbale di udienza precedente. Secondo la difesa, lo stato di detenzione rendeva inapplicabile la norma sull’elezione di domicilio, poiché per i detenuti vigono regole specifiche di notificazione degli atti.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. Ha annullato l’ordinanza di inammissibilità e ha rinviato gli atti alla Corte di appello per il giudizio di merito. La Cassazione ha ribadito un orientamento già consolidato, secondo cui le formalità previste dall’art. 581, comma 1-ter, cod. proc. pen. non trovano applicazione nei confronti dell’imputato la cui condizione di detenzione sia nota al giudice procedente.

Imputato Detenuto e le Regole Speciali di Notifica

Il cuore della questione risiede nella disciplina delle notificazioni all’imputato detenuto. L’articolo 156, comma 4, del codice di procedura penale stabilisce una regola speciale: le notifiche a chi si trova in stato di detenzione devono essere eseguite mediante consegna di copia alla persona direttamente nel luogo di detenzione. Questa norma prevale su quella generale, anche in presenza di una precedente elezione di domicilio.

Le Sezioni Unite della Cassazione (sentenza n. 12778 del 2020) avevano già chiarito che questa disciplina si applica anche quando l’imputato è detenuto in un luogo diverso da un istituto penitenziario e, soprattutto, anche quando la detenzione avviene ‘per altra causa’, purché tale status risulti dagli atti a disposizione dell’autorità giudiziaria.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione evidenziando che la Corte di appello aveva errato nel dichiarare l’inammissibilità dell’atto di gravame. Sebbene nell’intestazione della sentenza di primo grado l’imputato fosse indicato come ‘libero, assente’, era disponibile agli atti un verbale di udienza che attestava inequivocabilmente il suo stato di detenzione.

Di conseguenza, la Corte territoriale avrebbe dovuto applicare le regole specifiche per le notificazioni ai detenuti e considerare inapplicabile la sanzione di inammissibilità prevista dall’art. 581, comma 1-ter, cod. proc. pen. Tale disposizione è finalizzata a garantire la reperibilità dell’imputato non detenuto, un’esigenza che non sussiste per chi si trova ristretto in un istituto penitenziario, la cui posizione è certa e facilmente individuabile per le notifiche.

Le Conclusioni

La sentenza rafforza la tutela del diritto di difesa e del principio del giusto processo. Stabilisce con chiarezza che lo stato di detenzione dell’imputato, quando noto al giudice, esonera dal rispetto del formalismo relativo all’elezione di domicilio in sede di impugnazione. La decisione sottolinea come le norme procedurali debbano essere interpretate in modo coerente con il sistema e le loro finalità, evitando che un’applicazione meccanica possa compromettere l’accesso alla giustizia. Per gli operatori del diritto, ciò significa dover sempre verificare la condizione dell’imputato risultante dagli atti prima di eccepire o dichiarare l’inammissibilità di un’impugnazione per motivi formali.

L’obbligo di eleggere domicilio per presentare appello si applica anche a un imputato detenuto per altra causa?
No, la Corte di Cassazione ha chiarito che tale obbligo non si applica, perché le notifiche devono essere eseguite secondo le regole specifiche per i detenuti, ossia presso il luogo di detenzione, a condizione che lo stato detentivo risulti dagli atti.

Cosa succede se un appello viene presentato per un imputato detenuto senza la dichiarazione di elezione di domicilio?
L’appello è pienamente ammissibile. La Corte d’appello commette un errore se lo dichiara inammissibile per questo motivo, come stabilito dalla sentenza in esame.

È necessario che lo stato di detenzione sia relativo allo stesso procedimento per cui si appella?
No, la regola si applica anche quando l’imputato è ‘detenuto per altra causa’, purché tale stato di detenzione risulti dagli atti del procedimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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