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Imputato detenuto: appello senza elezione di domicilio

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 36146/2024, ha stabilito un principio fondamentale: l’obbligo di depositare la dichiarazione o elezione di domicilio con l’atto di impugnazione non si applica all’imputato detenuto, anche se la detenzione è per un’altra causa. La Corte ha annullato l’ordinanza di inammissibilità di una Corte d’Appello, ritenendo che per un imputato detenuto le notifiche devono sempre avvenire presso il luogo di detenzione, rendendo superflua l’elezione di domicilio e prevalendo il diritto di accesso alla giustizia su un eccessivo formalismo.

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Pubblicato il 20 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Imputato detenuto: appello valido anche senza elezione di domicilio

Con la recente sentenza n. 36146 del 2024, la Corte di Cassazione ha affrontato una questione cruciale in materia di procedura penale, chiarendo che l’obbligo di eleggere domicilio all’atto dell’impugnazione non si applica a un imputato detenuto, neppure se la sua detenzione deriva da un’altra causa. Questa decisione rafforza il diritto di accesso alla giustizia, evitando che un formalismo procedurale possa pregiudicare la possibilità di un secondo grado di giudizio.

I Fatti del Caso

Un imputato, al momento detenuto in esecuzione di una pena per un altro reato, proponeva appello avverso una sentenza emessa dal Giudice dell’udienza preliminare. La Corte d’Appello di Salerno, tuttavia, dichiarava l’impugnazione inammissibile. La ragione? All’atto di appello non era stata allegata la dichiarazione o l’elezione di domicilio, un requisito introdotto dalla c.d. Riforma Cartabia all’art. 581, comma 1-ter, del codice di procedura penale. Secondo la Corte territoriale, tale onere formale si applicava a tutti, senza distinzioni.

La Questione Giuridica: Elezione di Domicilio per l’Imputato Detenuto

Il nucleo del ricorso in Cassazione si concentrava su un interrogativo fondamentale: la norma che impone l’elezione di domicilio a pena di inammissibilità dell’appello deve essere applicata anche a chi si trova già in stato di detenzione? La difesa dell’imputato sosteneva che per un soggetto detenuto, la cui reperibilità è certa (il luogo di detenzione), tale adempimento fosse superfluo e che dovesse prevalere la norma specifica sulla notificazione ai detenuti (art. 156 c.p.p.), secondo cui le notifiche vengono sempre eseguite personalmente presso l’istituto penitenziario.

L’Interpretazione Sistematica della Legge

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente la tesi difensiva, fornendo un’interpretazione sistematica e teleologica delle norme coinvolte. I giudici hanno sottolineato come la ratio dell’art. 581, comma 1-ter, sia quella di garantire la celerità del processo e la certezza delle notifiche per gli imputati liberi, la cui reperibilità può essere incerta. Questo problema, tuttavia, non si pone per un imputato detenuto.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha basato la sua decisione su diversi punti cardine:

1. Prevalenza delle norme speciali: L’articolo 156 del codice di procedura penale stabilisce che le notifiche all’imputato detenuto sono “sempre” eseguite nel luogo di detenzione tramite consegna di copia alla persona. Questa è una regola speciale che prevale sulla norma generale.
2. Chiarezza del dato testuale: Lo stesso legislatore della Riforma Cartabia, introducendo l’art. 157-ter c.p.p., ha specificato che le notifiche degli atti introduttivi del giudizio nei confronti dell’imputato “non detenuto” sono effettuate presso il domicilio eletto ai sensi dell’art. 581. Questo, a contrario, conferma che la disciplina dell’elezione di domicilio è pensata esclusivamente per i soggetti liberi.
3. Principio delle Sezioni Unite: La Corte ha richiamato una precedente pronuncia delle Sezioni Unite (n. 12778/2020), la quale aveva già sancito che le notifiche all’imputato detenuto vanno sempre eseguite personalmente nel luogo di detenzione, anche in presenza di una precedente elezione di domicilio e anche se lo stato di detenzione è per altra causa.
4. Principio di proporzionalità: Un’interpretazione eccessivamente formalistica, che sanziona con l’inammissibilità la mancata elezione di domicilio da parte di un soggetto la cui posizione è già nota e certa, violerebbe il diritto all’accesso effettivo alla giustizia, tutelato dall’art. 6 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU). La sanzione sarebbe sproporzionata rispetto allo scopo della norma.

Le Conclusioni

La Corte di Cassazione ha quindi annullato senza rinvio l’ordinanza di inammissibilità, disponendo la trasmissione degli atti alla Corte d’Appello di Salerno per la celebrazione del giudizio. Il principio di diritto che emerge è chiaro e di grande importanza pratica: l’obbligo di depositare la dichiarazione o elezione di domicilio previsto dall’art. 581, comma 1-ter, c.p.p. non costituisce un requisito di ammissibilità dell’impugnazione per l’imputato che, al momento della presentazione dell’atto, si trovi in stato di detenzione, a prescindere dal titolo che ha dato origine alla restrizione della libertà personale. La certezza della reperibilità del detenuto rende l’adempimento superfluo e la sua mancanza non può precludere l’accesso al grado di appello.

Un imputato detenuto per un’altra causa deve eleggere domicilio per presentare un atto di appello?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’obbligo di depositare la dichiarazione o elezione di domicilio con l’atto di impugnazione non si applica all’imputato che si trovi in stato di detenzione, anche se per una causa diversa da quella per cui si procede.

Perché la Corte di Cassazione ha ritenuto non applicabile l’art. 581, comma 1-ter, c.p.p. in questo caso?
La Corte ha ritenuto che la ratio della norma è garantire la reperibilità dell’imputato libero. Per un soggetto detenuto, la cui posizione è certa, prevalgono le norme speciali (art. 156 c.p.p.) che prevedono la notifica sempre presso il luogo di detenzione. Un’interpretazione diversa sarebbe un eccesso di formalismo contrario al diritto di accesso alla giustizia.

Qual è la conseguenza della decisione della Cassazione sul provvedimento impugnato?
La Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio l’ordinanza che dichiarava inammissibile l’appello. Di conseguenza, ha disposto la trasmissione degli atti alla Corte d’Appello di Salerno affinché proceda con la celebrazione del giudizio di appello, esaminando nel merito i motivi dell’impugnazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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