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Impugnazione tardiva: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un Procuratore della Repubblica avverso una sentenza di incompetenza territoriale. La decisione si fonda sulla constatazione di un’impugnazione tardiva, presentata oltre il termine perentorio stabilito dalla legge. La sentenza impugnata era stata emessa e depositata il 12 dicembre 2024, con scadenza per l’impugnazione il 26 gennaio 2025, mentre il ricorso è stato depositato solo il 4 marzo 2025.

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Pubblicato il 12 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Impugnazione Tardiva: Quando il Ritardo Costa il Processo

Nel mondo del diritto, il tempo non è una variabile relativa, ma un fattore cruciale regolato da termini perentori. Un ritardo di poche ore può compromettere l’esito di un intero procedimento. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio di come una impugnazione tardiva possa portare alla dichiarazione di inammissibilità di un ricorso, precludendo ogni discussione sul merito della questione. Questo principio è fondamentale per garantire la certezza del diritto e la stabilità delle decisioni giudiziarie.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un procedimento penale per reati ambientali a carico di un imprenditore e della relativa società, quest’ultima chiamata a rispondere per illecito amministrativo secondo il D.Lgs. 231/2001. Il Tribunale di primo grado, con una sentenza del 12 dicembre 2024, aveva dichiarato la propria incompetenza territoriale a giudicare sui fatti contestati.

Ritenendo errata tale decisione, la Procura della Repubblica competente decideva di presentare ricorso per Cassazione, contestando la statuizione del giudice sulla competenza. L’obiettivo era quello di ottenere l’annullamento della sentenza e la prosecuzione del processo dinanzi al giudice ritenuto territorialmente competente.

La Decisione della Cassazione e l’Eccezione di Impugnazione Tardiva

La Corte di Cassazione, tuttavia, non è mai entrata nel vivo della questione relativa alla competenza territoriale. La sua analisi si è fermata a un controllo preliminare, di natura puramente procedurale: la verifica della tempestività del ricorso.

I giudici hanno rilevato che la sentenza impugnata era stata emessa e depositata in cancelleria in data 12 dicembre 2024. Secondo le norme processuali, il termine per proporre impugnazione scadeva il 26 gennaio 2025. Il ricorso della Procura, invece, è stato presentato solo il 4 marzo 2025, ben oltre il limite massimo consentito. Questo ritardo ha reso l’impugnazione tardiva e, di conseguenza, irricevibile.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte è tanto semplice quanto rigorosa. Le norme del codice di procedura penale stabiliscono termini precisi, definiti “perentori”, entro i quali le parti devono compiere determinate attività processuali, tra cui la presentazione delle impugnazioni. La funzione di questi termini è essenziale per assicurare la stabilità delle decisioni giudiziarie e la ragionevole durata del processo.

Il mancato rispetto di un termine perentorio comporta la decadenza dal diritto di compiere l’atto. Nel caso di specie, il superamento del termine ha comportato la decadenza dal diritto di impugnare la sentenza. La conseguenza giuridica inevitabile è la declaratoria di inammissibilità del ricorso. Il giudice, in questi casi, non ha alcuna discrezionalità: deve limitarsi a constatare la tardività e a dichiarare l’atto inammissibile, senza poter esaminare le ragioni, anche se potenzialmente fondate, addotte dalla parte ricorrente.

Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale del diritto processuale: la forma è sostanza. Il rispetto delle scadenze procedurali non è un mero formalismo, ma un requisito indispensabile per l’esercizio dei diritti in giudizio. Un errore nella gestione dei termini può vanificare un’intera strategia processuale e compromettere irrimediabilmente la tutela di un interesse, anche quando le ragioni di merito appaiono solide. Per gli operatori del diritto, questo caso rappresenta un monito costante sull’importanza della massima diligenza e attenzione nella gestione delle scadenze processuali, pena la perdita del diritto di agire o difendersi in giudizio.

Perché il ricorso del Pubblico Ministero è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché è stato presentato oltre il termine perentorio previsto dalla legge. La sentenza era stata depositata il 12/12/2024, il termine per impugnare scadeva il 26/01/2025, ma il ricorso è stato depositato solo il 04/03/2025, risultando quindi tardivo.

Cosa significa che un ricorso è inammissibile?
Significa che il giudice non può esaminare il merito della questione, cioè le ragioni per cui il ricorso è stato presentato. L’atto viene respinto per una violazione di regole procedurali, come la tardività, senza che si entri nel vivo della controversia.

Qual era l’oggetto della sentenza che il Pubblico Ministero voleva impugnare?
Il Pubblico Ministero voleva impugnare una sentenza con cui il Tribunale di Catania aveva dichiarato la propria incompetenza territoriale a decidere su un procedimento penale per reati ambientali a carico di un imprenditore e di una società.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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