Impugnazione Tardiva nel Mandato d’Arresto Europeo: Le Conseguenze del Ritardo
Nel diritto processuale, il rispetto dei termini è un principio cardine che garantisce certezza e stabilità ai rapporti giuridici. La presentazione di un’ impugnazione tardiva può avere conseguenze drastiche, precludendo ogni possibilità di revisione di una decisione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ce lo ricorda, affrontando un caso relativo a un mandato di arresto europeo e ai rigidi termini per contestarlo.
I Fatti del Caso
La vicenda riguarda un cittadino di nazionalità ceca, destinatario di un provvedimento della Corte di appello di Palermo emesso il 17 dicembre 2023 in materia di mandato di arresto europeo. La sentenza è stata depositata in cancelleria due giorni dopo, il 19 dicembre. Il difensore dell’interessato ha presentato ricorso per Cassazione in data 28 dicembre 2023.
Tuttavia, secondo la Suprema Corte, il termine ultimo per proporre l’impugnazione, calcolato in 5 giorni e tenendo conto delle festività, scadeva il 27 dicembre. Il ricorso è stato quindi depositato con un solo giorno di ritardo, ma tanto è bastato per superare il limite invalicabile previsto dalla legge.
La Disciplina sull’Impugnazione Tardiva nel MAE
Il punto centrale della decisione è l’applicazione della normativa specifica che regola il mandato di arresto europeo (MAE). In particolare, il d.lgs. 2 febbraio 2021, n. 10, ha modificato la precedente disciplina (legge n. 69/2005), introducendo termini più stringenti per le impugnazioni. La Corte ha specificato che questa nuova normativa, con il suo termine di 5 giorni, si applica ai mandati pervenuti in Italia dopo la sua entrata in vigore, avvenuta il 20 febbraio 2021, come nel caso di specie.
La brevità del termine risponde all’esigenza di celerità che caratterizza la cooperazione giudiziaria europea, ma impone agli operatori del diritto la massima attenzione e tempestività.
La Decisione della Corte di Cassazione
La Corte di Cassazione, senza entrare nel merito dei motivi del ricorso, lo ha dichiarato inammissibile. La tardività dell’impugnazione è un vizio procedurale che impedisce al giudice di esaminare la fondatezza delle doglianze. La sentenza della Corte d’Appello, non essendo stata tempestivamente impugnata, è passata in giudicato, diventando definitiva e irrevocabile.
Di conseguenza, la Corte ha condannato il ricorrente non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una somma di tremila euro a favore della Cassa delle ammende, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale per i casi di inammissibilità del ricorso.
Le Motivazioni della Suprema Corte
Le motivazioni della Corte sono lineari e si basano su un’applicazione rigorosa della legge processuale. I giudici hanno semplicemente constatato il superamento del termine perentorio di 5 giorni. Hanno sottolineato che la conseguenza automatica dell’ impugnazione tardiva è la sua inammissibilità. La decisione è stata presa con una procedura semplificata, la cosiddetta ‘trattazione camerale non partecipata’, prevista dall’art. 610, comma 5-bis c.p.p., proprio per le situazioni in cui l’inammissibilità è palese e non richiede discussione.
Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche
Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: nel processo, la forma è sostanza. Un errore procedurale, come il ritardo di un solo giorno nel deposito di un atto, può vanificare qualsiasi argomentazione di merito, anche la più fondata. Per i professionisti legali, ciò si traduce nella necessità di una gestione impeccabile delle scadenze, specialmente in materie, come quella del MAE, caratterizzate da termini eccezionalmente brevi. Per il cittadino, la pronuncia evidenzia come il diritto di difesa debba essere esercitato nel rigoroso rispetto delle regole procedurali, pena la sua definitiva compromissione.
Qual è il termine per impugnare una sentenza relativa a un mandato di arresto europeo secondo la normativa più recente?
Il termine per impugnare è di 5 giorni, che decorrono dal deposito della sentenza. Questo termine si applica ai mandati di arresto europei pervenuti dopo il 20 febbraio 2021, a seguito delle modifiche introdotte dal d.lgs. 2 febbraio 2021, n. 10.
Cosa succede se un ricorso viene presentato dopo la scadenza del termine?
Se un ricorso viene presentato oltre il termine di legge, viene dichiarato inammissibile per tardività. Questo impedisce alla Corte di esaminare i motivi del ricorso. La sentenza impugnata diventa definitiva (passa in giudicato) e il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.
La Corte di Cassazione ha esaminato i motivi del ricorso in questo caso?
No, la Corte di Cassazione non ha esaminato i motivi del ricorso. La tardività dell’impugnazione è una causa di inammissibilità che ha un carattere preliminare e assorbente, impedendo qualsiasi valutazione sul merito della questione.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 6 Num. 2481 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 6 Num. 2481 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: NOME COGNOME
Data Udienza: 17/01/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da
NOME, nato il DATA_NASCITA nella Repubblica Ceca
avverso la sentenza del 17/12/2023 della Corte di appello di Palermo
Visti gli atti e la sentenza impugnata; esaminati i motivi del ricorso; udita la relazione svolta dal AVV_NOTAIO
OSSERVA
Il ricorso presentato dal difensore di NOME COGNOME contro la sentenza Corte di appello di Palermo emessa in data 17 dicembre 2023 è inammissibil per tardività essendo stato proposto – oltre il termine di legge – in dicembre 2023, dopo il passaggio in giudicato della sentenza impugnata.
La sentenza è stata depositata in data 19 dicembre 2023, con conseguent scadenza del termine utile per impugnare (5 giorni, tenuto conto dei festi giorno 27 dicembre 2023 ex art. 22 della legge 22 aprile 2005, n. 69 come modificato dal d.lgs. 2 febbraio 2021 n. 10, trattandosi di sentenza che ha d
sulla consegna in esecuzione di mandato di arresto europeo pervenuto in epoca successiva all’entrata in vigore (20 febbraio 2021) della normativa che ha modificato il termine di impugnazione (ex art. 28 del citato decreto).
L’inammissibilità del ricorso va dichiarata senza formalità di rito e con trattazione camerale non partecipata, con ordinanza ex art. 610, comma 5-bis cod. proc. pen. (Sez. 2, n. 4727 del 11/01/2018, Rv. 272014; Sez. 6, n. 8912 del 20/02/2018, Rv. 272389).
Dalla inammissibilità del ricorso deriva, ex art. 616 cod. proc. pen., la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali, nonché al pagamento a favore della Cassa delle ammende della somma che risulta congruo determinare in euro tremila.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Manda la Cancelleria per gli adempimenti di cui all’art. 22, comma 5, legge n. 69 del 2005.
Così deciso il 17/01/2024