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Impugnazione spese legali: il rinvio al giudice civile

La Corte di Cassazione, applicando la Riforma Cartabia, ha stabilito che quando l’impugnazione di una sentenza di patteggiamento verte esclusivamente sulla quantificazione delle spese legali della parte civile, la competenza passa dal giudice penale a quello civile. Nel caso di specie, le parti civili avevano contestato l’importo liquidato a loro favore, ritenendolo insufficiente. La Corte, verificata l’ammissibilità del ricorso, ha disposto il rinvio alla propria sezione civile per la prosecuzione del giudizio, in conformità con il nuovo art. 573 comma 1-bis c.p.p.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Impugnazione Spese Legali: La Cassazione e la Riforma Cartabia

L’impugnazione spese legali liquidate in una sentenza di patteggiamento rappresenta un tema di grande interesse pratico, recentemente ridefinito dalla Riforma Cartabia. Con l’ordinanza in esame, la Corte di Cassazione chiarisce l’iter da seguire quando l’appello della parte civile verte unicamente sugli aspetti economici, stabilendo il passaggio di competenza dal giudice penale a quello civile.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da un procedimento penale per i reati di atti persecutori e danneggiamento. L’imputato aveva raggiunto un accordo con la Procura per l’applicazione della pena (patteggiamento). Il Giudice dell’udienza preliminare (GUP), oltre a ratificare l’accordo penale, aveva condannato l’imputato a rimborsare le spese legali sostenute dalle due parti civili costituite nel processo.

Tuttavia, le parti civili hanno ritenuto l’importo liquidato dal GUP (pari a circa 1.500 euro oltre accessori) manifestamente insufficiente e non conforme ai parametri forensi. Sostenevano che una corretta valutazione dell’attività difensiva svolta avrebbe dovuto portare a una liquidazione di oltre 5.000 euro. Per questo motivo, hanno presentato ricorso in Cassazione, sollevando una questione di impugnazione spese legali per violazione di legge e vizio di motivazione.

La Decisione della Cassazione e l’Impatto della Riforma Cartabia

La Suprema Corte, investita della questione, ha applicato una norma di recente introduzione, l’articolo 573, comma 1-bis, del codice di procedura penale. Questa disposizione, frutto della Riforma Cartabia (d.lgs. 150/2022), stabilisce una regola procedurale precisa: quando una sentenza penale viene impugnata esclusivamente per gli interessi civili, il giudice dell’impugnazione (in questo caso la Cassazione), se ritiene il ricorso non inammissibile, deve rinviare la causa al giudice civile competente per la prosecuzione del giudizio.

La Corte ha quindi effettuato due verifiche preliminari:
1. Oggetto dell’impugnazione: Il ricorso riguardava unicamente la quantificazione delle spese di difesa, un capo della sentenza di natura puramente civilistica.
2. Ammissibilità: Il ricorso non era manifestamente infondato, poiché la giurisprudenza consolidata (incluse le Sezioni Unite) riconosce che la liquidazione delle spese civili è una decisione autonoma del giudice, non coperta dall’accordo di patteggiamento, e quindi pienamente sindacabile.

Sulla base di queste premesse, la Cassazione ha dichiarato che il giudizio dovesse proseguire non più in sede penale, ma davanti alla propria sezione civile competente.

Le Motivazioni della Corte

La motivazione della Corte si fonda sulla corretta interpretazione della nuova norma e sulla sua ratio. I giudici hanno sottolineato come l’impugnazione spese legali sia una questione che, pur nascendo in un contesto penale, attiene a diritti patrimoniali di natura civile. La Riforma Cartabia ha voluto razionalizzare il sistema, affidando la decisione su tali aspetti al giudice naturalmente competente, ovvero quello civile.

Un punto cruciale della motivazione è la distinzione tra il nuovo “rinvio per la prosecuzione” (art. 573 co. 1-bis c.p.p.) e il tradizionale “annullamento con rinvio” (art. 622 c.p.p.). Mentre quest’ultimo presuppone l’annullamento di una parte della sentenza e crea una cesura nel processo, il nuovo meccanismo assicura una transizione fluida e continua del procedimento dalla sede penale a quella civile, senza soluzioni di continuità. Il giudice civile, quindi, non riparte da zero, ma utilizza le prove già acquisite nel processo penale per decidere sulla specifica questione civile che gli è stata devoluta.

Le Conclusioni

Questa ordinanza consolida un principio fondamentale introdotto dalla Riforma Cartabia: la specializzazione delle competenze. Le impugnazioni che riguardano esclusivamente il risarcimento del danno o la liquidazione delle spese legali, pur originate da un reato, devono essere decise dal giudice civile. Questo non solo garantisce che la materia sia trattata dal giudice più qualificato, ma alleggerisce anche il carico delle sezioni penali della Cassazione. Per le parti civili, ciò significa che la loro battaglia per un’equa rifusione dei costi legali prosegue in una sede diversa, ma senza perdere l’efficacia delle prove già raccolte, in un’ottica di continuità e di efficienza processuale.

È possibile impugnare la liquidazione delle spese legali in una sentenza di patteggiamento?
Sì, è possibile. Secondo la Cassazione, la quantificazione delle spese per la parte civile non rientra nell’accordo di patteggiamento tra imputato e pubblico ministero, ma è una decisione autonoma del giudice. Pertanto, la parte interessata (sia l’imputato che la parte civile) può impugnarla.

Cosa succede se l’impugnazione di una sentenza penale riguarda esclusivamente gli interessi civili, come le spese legali?
In base alla nuova normativa (art. 573, comma 1-bis c.p.p., introdotto dalla Riforma Cartabia), se l’impugnazione non è inammissibile, il giudice penale deve rinviare il caso alla sezione civile competente. Il giudizio prosegue in sede civile per la decisione sulle sole questioni civili.

Qual è la differenza tra il nuovo “rinvio per la prosecuzione” e il vecchio “annullamento con rinvio”?
Il “rinvio per la prosecuzione” (art. 573 comma 1-bis c.p.p.) è un trasferimento del procedimento in corso alla sede civile, garantendo continuità. L'”annullamento con rinvio” (art. 622 c.p.p.), invece, segue una decisione di annullamento della sentenza da parte della Corte penale e crea una cesura nel procedimento, che viene demandato a un altro giudice per un nuovo giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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