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Impugnazione Sequestro: quando è inammissibile?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 7419/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso contro un’ordinanza che negava il dissequestro di una bicicletta. La Corte ha ribadito che l’impugnazione di un sequestro probatorio è “differita”, ovvero può essere presentata solo insieme all’appello contro la sentenza finale, e non direttamente in Cassazione.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Impugnazione Sequestro: La Cassazione Conferma l’Inammissibilità del Ricorso Immediato

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 7419 del 2024, torna a pronunciarsi su un tema cruciale della procedura penale: l’impugnazione del sequestro probatorio. La decisione chiarisce in modo definitivo che l’ordinanza con cui un giudice rigetta la richiesta di dissequestro di un bene non può essere impugnata immediatamente in Cassazione. Si tratta di un principio fondamentale che delinea i corretti percorsi procedurali a disposizione della difesa.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine dal sequestro di una bicicletta a pedalata assistita, avvenuto nell’ambito di un procedimento penale per il reato di lesioni personali stradali gravi o gravissime (art. 590-bis c.p.). L’imputata, proprietaria del veicolo, presentava un’istanza al Tribunale di Napoli per ottenere il dissequestro del bene. Il Tribunale rigettava la richiesta con una motivazione sintetica, affermando la persistenza delle esigenze e dei presupposti che avevano giustificato il sequestro iniziale.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

Contro questa decisione, la difesa proponeva ricorso per cassazione, articolando tre motivi principali:

1. Omessa Motivazione: Si lamentava che il provvedimento del Tribunale fosse generico e non specificasse le concrete esigenze probatorie che giustificavano il mantenimento del vincolo sul bene.
2. Insussistenza delle Finalità Probatorie: La difesa sosteneva che, essendo le indagini concluse e l’azione penale già esercitata con citazione a giudizio, le finalità di accertamento e prova del sequestro si fossero esaurite.
3. Cristallizzazione degli Accertamenti: Con la formulazione del capo di imputazione, gli accertamenti tecnici dovevano ritenersi definitivi, rendendo superflua la permanenza del sequestro.

L’Impugnazione del Sequestro e il Principio dell’Impugnazione “Differita”

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, senza entrare nel merito delle doglianze. La decisione si fonda su un principio cardine della procedura penale, quello dell’impugnazione differita, sancito dall’art. 586, comma 1, del codice di procedura penale.

Questa norma stabilisce che le ordinanze emesse nel corso del dibattimento o degli atti preliminari possono essere impugnate, a pena di inammissibilità, soltanto insieme alla sentenza che definisce quel grado di giudizio. In altre parole, non è possibile “isolare” l’ordinanza sul sequestro e portarla subito all’attenzione della Cassazione. Bisogna attendere la fine del processo di primo grado e, in caso di appello contro la sentenza, si potranno sollevare anche le questioni relative alla legittimità del mantenimento del sequestro.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha richiamato un’importante pronuncia delle Sezioni Unite (n. 32938/2023), che ha consolidato questo orientamento. Le Sezioni Unite hanno chiarito che non esistono ragioni per differenziare il regime di impugnazione delle ordinanze che rigettano il dissequestro da quello previsto in generale dall’art. 586 c.p.p. L’ordinamento offre già tutele all’interessato: in prima battuta, la possibilità di chiedere il riesame del decreto di sequestro iniziale; successivamente, la facoltà di sollecitare il giudice del merito a verificare periodicamente la necessità di mantenere il vincolo.

La scelta del legislatore di prevedere un’impugnazione “differita” ha una duplice finalità:

* Evitare conclusioni contrastanti: Affidare la valutazione sull’utilità probatoria esclusivamente al giudice che sta trattando il merito del processo (il “giudice che procede”) evita il rischio di decisioni contraddittorie.
* Garantire l’efficienza processuale: Concentrare le impugnazioni al termine del grado di giudizio snellisce il procedimento, evitando continue interruzioni per ricorsi su questioni incidentali.

Conclusioni

La sentenza in esame riafferma un principio procedurale di fondamentale importanza. Chi intende contestare la legittimità del mantenimento di un sequestro probatorio non può percorrere la via del ricorso immediato in Cassazione contro l’ordinanza di rigetto. La strada corretta è quella di insistere con il giudice che procede e, solo in un secondo momento, far valere le proprie ragioni nell’ambito dell’eventuale impugnazione contro la sentenza finale. La violazione di questa regola procedurale comporta una declaratoria di inammissibilità, con conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

È possibile impugnare direttamente in Cassazione un’ordinanza che rigetta la richiesta di dissequestro di un bene sotto sequestro probatorio?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che tale provvedimento non è immediatamente impugnabile. L’impugnazione è “differita” e può essere proposta solo unitamente a quella contro la sentenza che definisce il grado di giudizio.

Qual è il principio giuridico alla base di questa decisione?
Il principio è quello sancito dall’art. 586 del codice di procedura penale, che prevede l’impugnazione differita per le ordinanze emesse nel corso del procedimento. Lo scopo è evitare decisioni contrastanti e assicurare che la valutazione sull’utilità probatoria del bene sequestrato sia fatta dal giudice del merito.

Cosa succede a chi propone un ricorso dichiarato inammissibile?
In caso di inammissibilità del ricorso, e se non si ravvisa un’assenza di colpa da parte del ricorrente, quest’ultimo viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della cassa delle ammende, come avvenuto nel caso specifico.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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