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Impugnazione sequestro preventivo: quando è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso contro un decreto del GIP che autorizzava la prosecuzione e l’affitto di un’attività d’impresa sottoposta a sequestro. La Corte chiarisce che tali provvedimenti, riguardanti la gestione dei beni e non il vincolo cautelare, non sono soggetti a ricorso per cassazione. L’unico rimedio corretto per l’impugnazione sequestro preventivo in questi casi è l’opposizione al giudice dell’esecuzione.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Impugnazione Sequestro Preventivo: Quali Sono i Rimedi Corretti?

La gestione dei beni sottoposti a vincolo penale rappresenta un tema delicato e complesso nel nostro ordinamento. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre un importante chiarimento sui canali procedurali corretti per contestare gli atti di gestione, definendo i confini dell’ impugnazione sequestro preventivo. Il caso analizzato riguarda il ricorso di un imprenditore contro un provvedimento del Giudice per le Indagini Preliminari (G.I.P.) relativo all’amministrazione di un’azienda sequestrata. La decisione della Suprema Corte sottolinea una distinzione fondamentale tra gli atti che incidono sul vincolo cautelare e quelli che ne rappresentano la mera attuazione.

I Fatti del Caso

Un imprenditore, tramite i suoi difensori, proponeva ricorso per cassazione avverso un decreto del G.I.P. del Tribunale. Tale decreto autorizzava la prosecuzione dell’attività di una società a responsabilità limitata e l’affitto della sua attività d’impresa, entrambe sottoposte a sequestro preventivo. L’imprenditore chiedeva l’annullamento di questo provvedimento, ritenendolo lesivo dei propri interessi.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Seconda Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile con una procedura semplificata (de plano). La Corte ha stabilito che il provvedimento impugnato non era suscettibile di ricorso per cassazione. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000,00 euro alla Cassa delle ammende, a titolo di sanzione per la proposizione di un ricorso inammissibile.

Le Motivazioni: la corretta impugnazione del sequestro preventivo

Il cuore della decisione risiede nella distinzione tra i provvedimenti che applicano o modificano il vincolo cautelare (il sequestro stesso) e quelli che ne disciplinano le modalità esecutive e attuative. La Corte ha affermato che i provvedimenti del giudice relativi alla nomina e all’operato dell’amministratore giudiziario rientrano in questa seconda categoria.

Nello specifico, la decisione di autorizzare la prosecuzione dell’attività aziendale o l’affitto di un ramo d’azienda non attiene all’esistenza del vincolo cautelare, ma alle modalità con cui i beni sequestrati vengono gestiti per preservarne il valore. La Suprema Corte, richiamando un suo precedente orientamento (sentenza n. 946 del 2018), ha ribadito che per tali atti non è previsto il ricorso per cassazione come strumento di impugnazione.

Il rimedio corretto, indicato dai giudici, è invece l’opposizione dinanzi al giudice dell’esecuzione. È questa la figura giudiziaria competente a esercitare il controllo di legittimità sugli atti dell’amministrazione giudiziaria. Pertanto, l’imprenditore avrebbe dovuto presentare le sue doglianze a tale giudice, e non direttamente alla Corte di Cassazione.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza consolida un principio procedurale di notevole importanza pratica. Chi intende contestare le scelte gestionali dell’amministratore giudiziario su beni sottoposti a sequestro preventivo deve essere consapevole che la via del ricorso per cassazione è preclusa. La scelta di uno strumento di impugnazione errato comporta non solo un dispendio di tempo e risorse, ma anche una declaratoria di inammissibilità con conseguente condanna alle spese e a una sanzione pecuniaria. La pronuncia chiarisce che la sede naturale per risolvere le controversie sull’esecuzione delle misure cautelari reali è il procedimento di esecuzione, garantendo così che il controllo sia affidato al giudice funzionalmente competente.

È possibile impugnare in Cassazione un provvedimento del GIP che riguarda la gestione di un’azienda sequestrata?
No. Secondo l’ordinanza, i provvedimenti che riguardano le modalità esecutive e attuative della misura, come la nomina o l’operato dell’amministratore giudiziario, non sono autonomamente impugnabili con ricorso per cassazione.

Qual è il rimedio corretto per contestare le decisioni sulla gestione di beni sotto sequestro preventivo?
Il rimedio corretto è l’opposizione dinanzi al giudice dell’esecuzione. Questo giudice ha il compito di controllare la legittimità delle attività svolte nell’ambito dell’amministrazione dei beni sequestrati.

Cosa succede se si presenta un ricorso per cassazione quando non è il rimedio previsto dalla legge?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. Di conseguenza, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria (in questo caso, 3.000 euro) a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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