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Impugnazione rigetto messa alla prova: quando è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro l’ordinanza che respingeva la sua richiesta di messa alla prova. La decisione si fonda su un principio delle Sezioni Unite, secondo cui l’impugnazione del rigetto della messa alla prova non è autonoma, ma può essere proposta solo unitamente all’appello contro la sentenza di primo grado. Il ricorso immediato è previsto solo per l’ordinanza che ammette alla prova, non per quella che la nega.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Impugnazione rigetto messa alla prova: la Cassazione chiarisce i limiti

L’istituto della messa alla prova rappresenta una fondamentale alternativa al processo penale tradizionale, ma quali sono gli strumenti a disposizione della difesa quando la richiesta viene respinta? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre un importante chiarimento sui limiti dell’impugnazione del rigetto della messa alla prova, confermando un orientamento consolidato. L’analisi di questa decisione è cruciale per comprendere le strategie processuali a disposizione dell’imputato.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dalla decisione di un Tribunale di rigettare la richiesta di sospensione del processo con messa alla prova avanzata da un imputato. Il giudice di merito aveva ritenuto non congrua l’offerta di risarcimento del danno, pari a 25.000,00 euro, presentata alla parte civile. Secondo il Tribunale, nonostante gli accertamenti patrimoniali indicassero l’impossibilità per l’imputato di offrire una somma maggiore, sussistevano dubbi sulla reale consistenza del suo patrimonio. Di fronte a questo rigetto, l’imputato, tramite il suo difensore, proponeva ricorso per cassazione, lamentando una violazione di legge e contestando la valutazione del giudice come arbitraria e non fondata su prove concrete.

La disciplina dell’impugnazione del rigetto della messa alla prova

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, basando la propria decisione su un principio di diritto già affermato dalle Sezioni Unite. La questione centrale riguarda la corretta interpretazione dell’art. 464-quater, comma settimo, del codice di procedura penale. Questa norma prevede la possibilità di ricorrere per cassazione, ma, secondo l’interpretazione della Suprema Corte, tale possibilità è limitata esclusivamente al provvedimento con cui il giudice accoglie la richiesta di messa alla prova e dispone la sospensione del procedimento. Non si applica, invece, all’ordinanza di rigetto.

Le motivazioni

La motivazione della Corte è di natura prettamente processuale e si fonda su un consolidato orientamento giurisprudenziale. Le Sezioni Unite (sentenza n. 33216/2016) hanno stabilito che l’ordinanza con cui il giudice respinge la richiesta di messa alla prova non è immediatamente impugnabile. Essa, infatti, non ha carattere decisorio e non pregiudica in modo definitivo il diritto dell’imputato. L’imputato potrà far valere le sue ragioni in un momento successivo. La corretta via per contestare tale rigetto è l’appello, da proporsi però unitamente all’impugnazione della sentenza di primo grado, ai sensi dell’art. 586 del codice di procedura penale. Di conseguenza, il ricorso proposto direttamente avverso l’ordinanza di rigetto è stato considerato inammissibile, in quanto presentato al di fuori dei casi consentiti dalla legge.

Le conclusioni

La decisione in esame ribadisce un punto fermo nella procedura penale: non tutti i provvedimenti del giudice sono immediatamente contestabili. L’ordinanza che nega la messa alla prova, pur incidendo sul percorso processuale, non è un atto autonomamente ricorribile per cassazione. La difesa deve quindi attendere la conclusione del primo grado di giudizio per poter sollevare la questione unitamente all’eventuale appello contro la sentenza di condanna. Questa pronuncia serve da monito sulla necessità di conoscere approfonditamente le regole procedurali in tema di impugnazioni per evitare di incorrere in declaratorie di inammissibilità, con conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

È possibile fare ricorso in Cassazione contro un’ordinanza che rigetta la richiesta di messa alla prova?
No, l’ordinanza che rigetta la richiesta di sospensione del procedimento con messa alla prova non è immediatamente impugnabile con ricorso per cassazione. Può essere contestata solo unitamente all’appello contro la sentenza di primo grado.

Perché la Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso in questo caso?
La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile perché, secondo un principio stabilito dalle Sezioni Unite, il ricorso per cassazione previsto dall’art. 464-quater cod. proc. pen. si applica solo al provvedimento che concede la messa alla prova, non a quello che la respinge.

Quali sono le conseguenze per il ricorrente in caso di inammissibilità del ricorso?
In caso di inammissibilità, il ricorrente è condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro in favore della cassa delle ammende, determinata in via equitativa dal giudice.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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