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Impugnazione rigetto messa alla prova: la Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso contro un’ordinanza di rigetto dell’istanza di messa alla prova. La Corte stabilisce che tale provvedimento non è immediatamente impugnabile, ma può essere contestato solo unitamente alla sentenza di primo grado. Questa decisione chiarisce un punto procedurale cruciale sull’impugnazione del rigetto della messa alla prova.

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Pubblicato il 5 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

L’impugnazione del rigetto della messa alla prova: i chiarimenti della Cassazione

La messa alla prova rappresenta uno strumento deflattivo fondamentale nel nostro sistema processuale penale, ma le vie per contestarne un diniego sono rigidamente definite. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 28129/2024) torna sul tema cruciale dell’impugnazione del rigetto della messa alla prova, chiarendo in modo inequivocabile i limiti e le modalità per farlo. La decisione sottolinea una distinzione fondamentale tra il provvedimento che ammette e quello che nega l’accesso al beneficio, con conseguenze pratiche rilevanti per la difesa.

I fatti di causa

Il caso ha origine da un procedimento per tentato furto in abitazione. Durante l’udienza preliminare, l’imputato avanzava richiesta di sospensione del procedimento con messa alla prova. Il Giudice per l’udienza preliminare (GUP) del Tribunale di Genova, tuttavia, rigettava tale richiesta con un’ordinanza. Ritenendo errata la decisione, la difesa proponeva ricorso immediato per cassazione, sostenendo che il reato contestato rientrasse tra quelli ammissibili al beneficio.

La questione procedurale: quando si può contestare il diniego?

L’imputato basava il suo ricorso su un’interpretazione combinata degli articoli 168-bis del codice penale e 550 del codice di procedura penale, argomentando che il furto in abitazione, essendo un reato per cui è prevista la citazione diretta a giudizio, dovesse essere considerato compatibile con la messa alla prova. Il Procuratore generale presso la Corte di Cassazione, nelle sue conclusioni scritte, aveva persino appoggiato la tesi del ricorrente, chiedendo l’annullamento del provvedimento del GUP.

La decisione della Cassazione: il ricorso è inammissibile

Nonostante il parere favorevole del Procuratore generale, la Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione non entra nel merito della compatibilità del reato con la messa alla prova, ma si concentra su un aspetto puramente procedurale: la non immediata impugnabilità dell’ordinanza che respinge la richiesta.

Le motivazioni: perché l’impugnazione del rigetto della messa alla prova non è immediata

La Corte ha ribadito un principio di diritto già consolidato dalle Sezioni Unite con la sentenza n. 33216 del 2016 (caso Rigacci). In base a tale principio, esiste una netta differenza tra i mezzi di impugnazione previsti per l’ordinanza che ammette alla messa alla prova e quella che la rigetta.

– L’ordinanza che ammette alla prova, sospendendo il processo, è l’unica ad essere immediatamente ricorribile per cassazione, come esplicitamente previsto dall’art. 464-quater, comma 7, c.p.p. Questo perché tale provvedimento ha un effetto sospensivo sul corso della giustizia.
– L’ordinanza che rigetta la richiesta, invece, non definisce il giudizio né sospende il processo, che prosegue il suo corso. Pertanto, essa non è un atto autonomamente e immediatamente impugnabile. L’eventuale errore del giudice nel negare il beneficio potrà essere fatto valere solo attraverso l’impugnazione della sentenza di primo grado che concluderà il processo, ai sensi dell’art. 586 c.p.p.

Proporre un ricorso per cassazione contro il mero rigetto è, quindi, un errore procedurale che conduce a una declaratoria di inammissibilità.

Le conclusioni: implicazioni pratiche della sentenza

La sentenza riafferma un’importante regola procedurale: la strategia difensiva deve tenere conto dei corretti strumenti di impugnazione. Insorgere immediatamente contro un’ordinanza di rigetto della messa alla prova è una via non percorribile e controproducente, che comporta non solo l’inammissibilità del ricorso ma anche la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. La via corretta è attendere l’esito del primo grado di giudizio e, solo in caso di condanna, appellare la sentenza lamentando, tra gli altri motivi, anche l’illegittimo diniego della messa alla prova.

È possibile fare ricorso in Cassazione subito dopo che il giudice ha rigettato la richiesta di messa alla prova?
No, la sentenza stabilisce che l’ordinanza con cui il giudice rigetta la richiesta di messa alla prova non è immediatamente impugnabile in Cassazione.

Qual è il modo corretto per contestare il rigetto della messa alla prova?
L’ordinanza di rigetto può essere contestata solo unitamente all’impugnazione della sentenza di primo grado, come previsto dall’articolo 586 del codice di procedura penale.

L’ordinanza che invece ammette un imputato alla messa alla prova è immediatamente impugnabile?
Sì, a differenza dell’ordinanza di rigetto, il provvedimento che dispone la sospensione del procedimento con messa alla prova è l’unico immediatamente ricorribile per cassazione, secondo quanto previsto dall’art. 464-quater, comma 7, del codice di procedura penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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