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Impugnazione provvedimento provvisorio: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile l’impugnazione di un provvedimento provvisorio emesso dal Magistrato di Sorveglianza in materia di detenzione domiciliare. La decisione si fonda sulla natura interinale dell’atto, che non può essere oggetto di ricorso per cassazione, a differenza del provvedimento definitivo del Tribunale di Sorveglianza. Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese e di una sanzione di 3.000 euro.

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Pubblicato il 9 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Impugnazione Provvedimento Provvisorio: Quando il Ricorso è Inammissibile

Nel complesso panorama della procedura penale, comprendere quali atti siano appellabili e quali no è fondamentale per evitare errori procedurali costosi. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un punto cruciale: l’inammissibilità dell’impugnazione di un provvedimento provvisorio emesso dal Magistrato di Sorveglianza. Questo articolo analizza la decisione e le sue implicazioni pratiche per chi si trova ad affrontare l’esecuzione di una pena.

Il Caso in Esame

Un soggetto, condannato in via definitiva, presentava un’istanza al Magistrato di Sorveglianza per ottenere l’applicazione provvisoria della detenzione domiciliare, ai sensi dell’art. 47-ter, comma 1-quater, dell’Ordinamento Penitenziario. Il Magistrato si pronunciava sulla richiesta con un’ordinanza.
Ritenendo tale decisione lesiva dei propri interessi, il condannato proponeva ricorso per cassazione avverso l’ordinanza del Magistrato.

L’Impugnazione del Provvedimento Provvisorio e la Decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione, investita della questione, ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si basa su un principio consolidato del nostro ordinamento processuale: la distinzione tra provvedimenti provvisori e provvedimenti definitivi.

La Natura Interinale del Provvedimento

Il provvedimento emesso dal Magistrato di Sorveglianza sulla richiesta di applicazione provvisoria di una misura alternativa è, per sua natura, un atto interinale. Ciò significa che è temporaneo e destinato ad essere assorbito e sostituito dalla decisione finale, che spetta al Tribunale di Sorveglianza in composizione collegiale. Questo organo è l’unico competente a disporre o negare in via definitiva la misura alternativa richiesta.

Il Principio di Diritto Applicato

La Suprema Corte ha ribadito che, a somiglianza di quanto previsto in altre materie (come il differimento dell’esecuzione della pena ex art. 684, comma 2, c.p.p.), i provvedimenti provvisori non sono autonomamente impugnabili in Cassazione. Il ricorso può essere proposto soltanto contro il provvedimento definitivo del Tribunale di Sorveglianza. Questa regola mira a garantire l’ordine processuale, evitando la frammentazione del giudizio e concentrando il controllo di legittimità sull’atto che decide in modo stabile e completo sulla richiesta.

Le Conseguenze dell’Inammissibilità

La dichiarazione di inammissibilità non è priva di conseguenze. Ai sensi dell’articolo 616 del codice di procedura penale, quando un ricorso viene dichiarato inammissibile per colpa del ricorrente, quest’ultimo è condannato a pagare:
1. Le spese del procedimento.
2. Una somma in favore della Cassa delle ammende.

Nel caso specifico, la Corte ha stabilito una sanzione di 3.000 euro, ritenendo che non vi fossero elementi per giustificare l’errore del ricorrente nel proporre l’impugnazione.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si fonda sulla necessità di preservare la logica e la funzionalità del sistema processuale. Consentire l’impugnazione immediata di ogni atto provvisorio creerebbe un intasamento dei gradi superiori di giudizio e ritarderebbe la decisione finale nel merito. Il legislatore ha scelto di concentrare i mezzi di impugnazione sull’atto che definisce la posizione del condannato, ovvero la decisione del Tribunale di Sorveglianza. Solo in quel momento, quando il quadro è completo e stabile, la parte ha interesse a sottoporre la questione al vaglio di legittimità della Corte di Cassazione. Il provvedimento del Magistrato singolo ha una funzione puramente cautelare e anticipatoria, e la sua stabilità è intrinsecamente precaria, motivo per cui non è considerato un atto autonomamente lesivo in modo definitivo.

Le Conclusioni

Questa ordinanza riafferma un principio fondamentale per avvocati e assistiti: non tutti i provvedimenti del giudice sono immediatamente contestabili. È essenziale distinguere tra atti provvisori e definitivi. L’impugnazione di un provvedimento provvisorio, come quello del Magistrato di Sorveglianza, è un errore procedurale che porta non solo a una declaratoria di inammissibilità, ma anche a significative sanzioni economiche. La strategia difensiva corretta impone di attendere la pronuncia definitiva del Tribunale di Sorveglianza prima di valutare un eventuale ricorso alla Suprema Corte.

È possibile impugnare in Cassazione l’ordinanza del Magistrato di sorveglianza che decide su una richiesta di detenzione domiciliare provvisoria?
No, non è possibile. Secondo la Corte, l’ordinanza ha natura provvisoria e interinale, pertanto non è impugnabile mediante ricorso per cassazione, in quanto l’impugnazione è ammessa solo contro il provvedimento definitivo.

Quale provvedimento si può impugnare in materia di misure alternative alla detenzione?
Si può impugnare soltanto il provvedimento definitivo emesso dal Tribunale di sorveglianza, l’organo collegiale con cui viene disposta o negata in via stabile l’applicazione della misura alternativa richiesta.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in questo contesto?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende. Nel caso specifico, la sanzione pecuniaria è stata fissata in 3.000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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