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Impugnazione PM misura cautelare: la conversione

La Corte di Cassazione ha stabilito che l’impugnazione del Pubblico Ministero contro un’ordinanza che applica una misura cautelare meno afflittiva di quella richiesta non può essere un ricorso diretto in Cassazione. In base al principio di tassatività dei mezzi di impugnazione, tale diritto è riservato solo all’indagato. Di conseguenza, il ricorso del PM è stato convertito in appello e trasmesso al tribunale competente per la decisione nel merito.

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Pubblicato il 3 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Impugnazione PM Misura Cautelare: la Cassazione Chiarisce la Via Corretta

Quando un Pubblico Ministero (PM) richiede una misura cautelare severa come la custodia in carcere e il giudice ne concede una più lieve, quale strumento ha il PM per contestare tale decisione? Un’ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un aspetto procedurale cruciale: la corretta via per l’impugnazione del PM contro una misura cautelare ritenuta inadeguata. La sentenza ribadisce che non tutte le strade portano a Roma, o in questo caso, alla Cassazione.

I Fatti del Caso

Il caso ha origine da un procedimento per il reato di lesioni volontarie aggravate. A seguito della convalida dell’arresto, il Pubblico Ministero aveva richiesto per l’indagato la misura della custodia in carcere. Il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP), tuttavia, ha respinto tale richiesta, applicando una misura meno afflittiva: l’allontanamento dalla casa familiare.

La motivazione del GIP si basava sui limiti di pena previsti per il reato, che, a suo avviso, non consentivano l’applicazione di misure custodiali. Il PM, non condividendo questa interpretazione, ha proposto ricorso immediato per cassazione. Secondo l’accusa, il giudice non avrebbe considerato una norma specifica (l’art. 391, comma 5, c.p.p.) che, in caso di convalida dell’arresto in flagranza per determinati reati, permette di applicare misure custodiali anche al di fuori dei limiti di pena ordinari.

L’Impugnazione del PM sulla Misura Cautelare e la Decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione, prima ancora di entrare nel merito delle argomentazioni del PM, si è soffermata su una questione puramente procedurale: il Pubblico Ministero aveva scelto lo strumento corretto per l’impugnazione?

La risposta della Suprema Corte è stata negativa. I giudici hanno stabilito che il ricorso proposto dal PM doveva essere convertito in appello. La decisione si fonda sul consolidato principio di tassatività dei mezzi di impugnazione, secondo il quale ogni parte processuale può utilizzare solo gli strumenti che la legge le attribuisce espressamente.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che, secondo l’articolo 311, comma 2, del codice di procedura penale, la facoltà di proporre ricorso immediato per cassazione contro le ordinanze che dispongono una misura cautelare è riservata esclusivamente all’imputato e al suo difensore. Questa norma non menziona il Pubblico Ministero.

Per il PM, lo strumento corretto per contestare un’ordinanza che rigetta la sua richiesta o applica una misura più blanda è l’appello, come previsto dall’articolo 310 c.p.p. Aver presentato un ricorso per cassazione costituisce quindi un errore procedurale.

Tuttavia, in virtù del principio di conservazione degli atti processuali, l’errore non ha portato a una dichiarazione di inammissibilità. Applicando l’articolo 568 del codice di procedura penale, la Corte ha disposto la “conversione” dell’impugnazione. In pratica, il ricorso del PM è stato riqualificato come appello e gli atti sono stati trasmessi al tribunale competente (in questo caso, il Tribunale di Bologna) per la trattazione.

Le Conclusioni

Questa ordinanza riafferma con chiarezza le distinte vie di impugnazione a disposizione delle parti nel procedimento cautelare. Sottolinea che il legislatore ha volutamente differenziato gli strumenti a tutela della difesa rispetto a quelli dell’accusa. Mentre l’indagato può rivolgersi direttamente alla Cassazione per violazioni di legge, il PM deve passare per il grado dell’appello, dove la decisione può essere riesaminata sia in fatto che in diritto.

La decisione, pur essendo di natura procedurale, ha importanti implicazioni pratiche: garantisce il rispetto delle regole del gioco processuale e, grazie allo strumento della conversione, evita che un errore formale impedisca la valutazione nel merito delle ragioni dell’accusa, assicurando che la questione venga comunque esaminata dal giudice competente.

Può il Pubblico Ministero fare ricorso per cassazione se il giudice impone una misura cautelare più lieve di quella richiesta?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che il diritto di proporre ricorso immediato per cassazione contro questo tipo di ordinanze è riservato esclusivamente all’imputato e al suo difensore. Il Pubblico Ministero deve utilizzare lo strumento dell’appello.

Cosa succede se il Pubblico Ministero sbaglia e propone un ricorso per cassazione invece di un appello?
Il ricorso non viene dichiarato inammissibile, ma viene “convertito” nell’impugnazione corretta, cioè in appello. Gli atti vengono poi trasmessi al giudice competente per la decisione nel merito.

Qual è il principio che regola la scelta del tipo di impugnazione in questo caso?
È il principio di tassatività dei mezzi di impugnazione, secondo cui le parti possono utilizzare solo gli specifici strumenti di ricorso previsti dalla legge per una determinata situazione e da un determinato soggetto processuale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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