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Impugnazione penale: onere elezione domicilio

La Corte di Cassazione ha confermato l’inammissibilità di una impugnazione penale per il mancato deposito della dichiarazione di domicilio contestualmente all’atto. La sentenza chiarisce che la norma, sebbene abrogata, si applica agli atti depositati prima del 25 agosto 2024 e che una precedente elezione di domicilio già presente nel fascicolo non è sufficiente a sanare la mancanza.

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Pubblicato il 5 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Impugnazione Penale: L’Onere di Elezione di Domicilio e la Disciplina Transitoria

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 20165/2025) ha ribadito un principio fondamentale in materia di impugnazione penale, chiarendo le regole applicabili a seguito di una recente modifica legislativa. La decisione si concentra sull’obbligo, per l’imputato, di depositare la dichiarazione o elezione di domicilio contestualmente all’atto di appello, pena l’inammissibilità. Anche se la norma è stata abrogata, la Corte ha specificato il suo ambito di applicazione temporale, offrendo indicazioni cruciali per la difesa.

I Fatti del Caso: Un Appello Dichiarato Inammissibile

Il caso trae origine da un’ordinanza della Corte d’Appello di Milano, che aveva dichiarato inammissibile l’appello proposto da un imputato avverso una sentenza del Tribunale di Monza. La ragione della decisione era puramente procedurale: la difesa non aveva depositato, insieme all’atto di impugnazione, la necessaria dichiarazione o elezione di domicilio. Questo adempimento era richiesto dall’articolo 581, comma 1-ter, del codice di procedura penale, ai fini della notificazione del decreto di citazione a giudizio.

Il Ricorso per Cassazione e l’impatto della Riforma

L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso in Cassazione sostenendo che l’elezione di domicilio era comunque già presente agli atti nel fascicolo processuale. Secondo la tesi difensiva, tale presenza avrebbe dovuto essere considerata sufficiente a colmare la mancata allegazione specifica nell’atto di appello. La questione era resa ancora più complessa dal fatto che la norma in questione (l’art. 581, comma 1-ter) era stata nel frattempo abrogata dalla legge n. 114 del 9 agosto 2024.

La Decisione della Cassazione sull’impugnazione penale

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato. La decisione si basa su un precedente intervento chiarificatore delle Sezioni Unite della Cassazione (sentenza n. 13808/2025), che ha stabilito due principi di diritto fondamentali per dirimere la questione della successione delle leggi nel tempo in questo specifico ambito.

Le Motivazioni: La Disciplina Transitoria e l’Onere di Deposito

Le motivazioni della Corte si articolano su due punti chiave derivanti dalla pronuncia delle Sezioni Unite.

In primo luogo, è stato stabilito il principio di ultrattività della vecchia norma. Nonostante l’abrogazione, la disciplina contenuta nell’art. 581, comma 1-ter, cod. proc. pen., continua ad applicarsi a tutte le impugnazioni proposte fino al 24 agosto 2024, giorno precedente all’entrata in vigore della nuova legge. Mancando una norma transitoria, si applica il principio tempus regit actum, secondo cui l’atto giuridico è regolato dalla legge in vigore al momento del suo compimento.

In secondo luogo, e questo è l’aspetto decisivo per il caso in esame, le Sezioni Unite hanno chiarito le condizioni di operatività della norma. L’onere del deposito dell’elezione o dichiarazione di domicilio, previsto a pena di inammissibilità, deve essere adempiuto contestualmente e unitamente al deposito dell’atto di impugnazione. Non è quindi sufficiente che un’elezione di domicilio sia già presente agli atti del procedimento, magari effettuata in una fase precedente. La legge richiedeva un adempimento specifico e formale da compiersi proprio al momento della presentazione dell’appello.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per la Difesa

La sentenza ribadisce l’importanza del rigore formale nel processo penale. Per tutte le impugnazioni depositate prima del 25 agosto 2024, il mancato deposito contestuale dell’elezione di domicilio determina l’inammissibilità dell’atto, senza possibilità di sanatoria. Questa pronuncia serve da monito: la giurisprudenza consolidata richiede che gli adempimenti processuali, soprattutto se previsti a pena di inammissibilità, siano eseguiti con la massima precisione, secondo le modalità e i tempi specificati dalla norma. La semplice presenza di un documento nel fascicolo non può sostituire un onere di deposito specifico e contestuale richiesto dalla legge per una valida impugnazione penale.

La nuova legge che ha abrogato l’obbligo di elezione di domicilio si applica agli appelli presentati prima della sua entrata in vigore?
No, la Cassazione ha stabilito che la disciplina abrogata, prevista dall’art. 581, comma 1-ter, cod. proc. pen., continua ad applicarsi a tutte le impugnazioni proposte sino al 24 agosto 2024.

È sufficiente che un’elezione di domicilio sia già presente nel fascicolo processuale per rendere valida l’impugnazione penale?
No, per le impugnazioni soggette alla vecchia disciplina, la Corte ha chiarito che l’onere del deposito dell’elezione di domicilio doveva essere adempiuto depositando l’atto specificamente e unitamente all’atto di impugnazione. Una precedente elezione di domicilio non è sufficiente.

Cosa succede se non si deposita l’elezione di domicilio insieme all’atto di impugnazione penale, nei casi in cui era richiesto?
L’impugnazione penale viene dichiarata inammissibile. Ciò significa che il giudice non può esaminare il merito del ricorso, che viene quindi respinto per una ragione di carattere procedurale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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