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Impugnazione penale: no alla posta dopo la Cartabia

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un’impugnazione penale inviata tramite posta. La sentenza sottolinea come, a seguito della Riforma Cartabia, le uniche modalità valide per depositare un atto di impugnazione siano la presentazione personale in cancelleria o l’invio telematico tramite PEC, escludendo categoricamente la spedizione postale, precedentemente consentita.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Impugnazione Penale: Addio alla Posta Raccomandata con la Riforma Cartabia

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito un cambiamento fondamentale nelle procedure processuali italiane, sancendo la fine di una prassi consolidata: l’invio degli atti di impugnazione penale tramite posta raccomandata. Questa decisione, scaturita dagli effetti della Riforma Cartabia, chiarisce in modo definitivo le uniche modalità ammesse per contestare un provvedimento giudiziario, con conseguenze significative per avvocati e cittadini. Vediamo nel dettaglio cosa è successo e quali sono le implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso: Un Appello Spedito per Posta

La vicenda nasce da un appello presentato nell’interesse di un imputato contro un’ordinanza del Tribunale di Venezia che aveva respinto una richiesta di revoca o sostituzione di una misura cautelare. L’atto di appello, tuttavia, era stato trasmesso al tribunale tramite posta. Il Tribunale della Libertà di Venezia, in data 7 luglio 2023, aveva dichiarato l’appello inammissibile proprio a causa della modalità di trasmissione, ritenuta non più conforme alla legge.

Contro questa decisione, il difensore dell’imputato ha proposto ricorso per Cassazione, sostenendo che il giudice avesse erroneamente applicato una normativa non ancora in vigore al momento della proposizione dell’impugnazione. L’argomento centrale era che la nuova disciplina non potesse retroagire a sfavore del suo assistito.

La Decisione della Corte: La Riforma Cartabia e l’impugnazione penale

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 2170 del 2024, ha respinto il ricorso, dichiarandolo ‘manifestamente infondato’ e quindi inammissibile. I giudici supremi hanno confermato la correttezza della decisione del Tribunale della Libertà, chiarendo in modo inequivocabile che al momento del deposito dell’appello (maggio 2023), le nuove regole introdotte dalla Riforma Cartabia erano già pienamente operative.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha basato la sua decisione su un’analisi puntuale delle modifiche normative. Il punto cruciale è l’abrogazione dell’articolo 583 del codice di procedura penale, che in passato consentiva esplicitamente la spedizione dell’atto di impugnazione a mezzo di lettera raccomandata.

Con l’entrata in vigore della Riforma Cartabia (D.Lgs. 150/2022), le modalità per la presentazione dell’impugnazione penale da parte dei privati sono state ridotte a due sole opzioni:

1. Presentazione Personale: Deposito diretto dell’atto presso la cancelleria del giudice che ha emesso il provvedimento impugnato, come previsto dal nuovo articolo 582, comma 1-bis, del codice di procedura penale.
2. Presentazione Telematica: Invio dell’atto tramite Posta Elettronica Certificata (PEC) all’indirizzo dell’ufficio giudiziario competente, secondo la disciplina transitoria dettata dall’articolo 87-bis dello stesso decreto.

La Corte ha sottolineato che la disciplina transitoria sull’invio telematico è stata introdotta proprio per offrire un’alternativa digitale al deposito personale, eliminando di fatto ogni altra modalità preesistente, inclusa quella postale. L’invio a mezzo raccomandata, pertanto, non è più previsto né tollerato dalla legge.

Le Conclusioni

La sentenza rappresenta un punto fermo nell’interpretazione della nuova procedura penale post-riforma. L’impugnazione penale spedita per posta è da considerarsi irrimediabilmente inammissibile. Questa pronuncia è un monito per tutti gli operatori del diritto a conformarsi scrupolosamente alle nuove regole digitali e procedurali. L’utilizzo di metodi superati non solo rende l’atto inefficace ma comporta anche la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. In questo caso, l’imputato è stato condannato a versare 3.000 euro alla Cassa delle ammende, a testimonianza della gravità dell’errore procedurale.

È ancora possibile presentare un’impugnazione penale inviandola tramite posta raccomandata?
No. La sentenza chiarisce che, a seguito della Riforma Cartabia e dell’abrogazione dell’art. 583 del codice di procedura penale, la spedizione dell’impugnazione tramite posta non è più una modalità valida e conduce alla sua inammissibilità.

Quali sono le uniche modalità valide per presentare un’impugnazione penale dopo la Riforma Cartabia?
Le uniche due modalità ammesse per le parti private sono la presentazione personale presso la cancelleria del giudice che ha emesso il provvedimento oppure la presentazione in via telematica tramite Posta Elettronica Certificata (PEC), secondo le regole transitorie dell’art. 87 bis del D.Lgs. 150/2022.

Cosa succede se un’impugnazione viene erroneamente inviata per posta?
L’impugnazione viene dichiarata inammissibile. Di conseguenza, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma in favore della Cassa delle ammende, che nel caso specifico è stata determinata in 3.000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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