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Impugnazione patteggiamento rigettato: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha chiarito che un’ordinanza che rigetta una richiesta di patteggiamento non è immediatamente appellabile. Nel caso esaminato, un imputato per un grave reato ha visto la sua istanza respinta dal GIP. Il suo ricorso in Cassazione è stato dichiarato inammissibile perché il rimedio corretto è l’appello contro la sentenza di primo grado, non contro il provvedimento interlocutorio. Questa decisione ribadisce il principio sulla non immediata impugnazione del patteggiamento rigettato.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Impugnazione patteggiamento rigettato: la Cassazione chiarisce i rimedi

Quando un giudice respinge una richiesta di patteggiamento, l’imputato può ricorrere immediatamente in Cassazione? Con una recente ordinanza, la Suprema Corte ha ribadito un principio fondamentale della procedura penale, chiarendo quali sono i tempi e i modi corretti per contestare tale decisione. La questione centrale riguarda l’impugnazione patteggiamento rigettato e la sua non immediata appellabilità, un concetto cruciale per la strategia difensiva.

I fatti di causa

Il caso ha origine da un ricorso presentato da un imputato, accusato di un reato contro la persona (artt. 56 e 575 c.p.), avverso un’ordinanza del Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) del Tribunale. Il GIP aveva dichiarato inammissibile la richiesta di applicazione della pena su richiesta delle parti, comunemente nota come patteggiamento, avanzata dall’imputato stesso.

Ritenendo errata la decisione del GIP, la difesa ha proposto ricorso immediato per cassazione, cercando di ottenere l’annullamento dell’ordinanza di rigetto.

La decisione della Cassazione sull’impugnazione patteggiamento rigettato

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un consolidato orientamento giurisprudenziale secondo cui l’ordinanza che respinge o dichiara inammissibile una richiesta di patteggiamento non è un provvedimento definitivo e, pertanto, non può essere impugnata immediatamente.

Gli Ermellini hanno specificato che questo tipo di provvedimento non è nemmeno qualificabile come “abnorme”, una categoria che eccezionalmente ne consentirebbe l’impugnazione immediata. Il ricorso è stato quindi respinto de plano, ovvero senza una discussione in udienza, data la sua manifesta infondatezza, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Le motivazioni della Corte

La motivazione della Corte si articola su un punto centrale: la legge prevede un rimedio specifico, sebbene differito nel tempo, contro il rigetto della richiesta di patteggiamento. Il provvedimento del GIP non è definitivo perché non conclude il procedimento. Al contrario, il processo prosegue con il rito ordinario.

La Corte ha spiegato che il potere di impugnazione è riconosciuto, ma può essere esercitato solo in un momento successivo. Nello specifico, l’imputato la cui richiesta di patteggiamento è stata illegittimamente respinta potrà appellare la sentenza di condanna emessa al termine del giudizio di primo grado. In quella sede, potrà sollevare, tra i motivi di appello, anche la questione relativa all’erroneo rigetto della sua richiesta di rito alternativo.

Questo principio è supportato da precedenti sentenze, come la n. 33764 del 2021, citata nell’ordinanza, che rafforza la tesi secondo cui l’ordinanza di rigetto non ha carattere di definitività e non crea una stasi processuale irrimediabile. Di conseguenza, il ricorso è stato dichiarato inammissibile ai sensi dell’art. 591, comma 1, lett. b) del codice di procedura penale.

Conclusioni: implicazioni pratiche

La decisione in commento offre un’importante lezione pratica per gli operatori del diritto. Tenta di forzare un’impugnazione del patteggiamento rigettato prima della conclusione del primo grado di giudizio è una strategia destinata al fallimento. La via corretta è quella di proseguire nel processo e, solo in caso di una sentenza di condanna, utilizzare lo strumento dell’appello per far valere le proprie ragioni, inclusa quella relativa al mancato accoglimento della richiesta di patteggiamento. Questa ordinanza conferma la necessità di seguire scrupolosamente i percorsi procedurali stabiliti dal codice, evitando ricorsi prematuri che comportano unicamente una declaratoria di inammissibilità e l’addebito di spese.

È possibile fare ricorso in Cassazione se il GIP rigetta la richiesta di patteggiamento?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che l’ordinanza con cui il GIP rigetta o dichiara inammissibile una richiesta di patteggiamento non è immediatamente impugnabile, nemmeno per abnormità.

Qual è il rimedio corretto contro il rigetto di una richiesta di patteggiamento?
Il rimedio corretto, come indicato nel provvedimento, è attendere la fine del giudizio di primo grado e, in caso di condanna, appellare la sentenza, sollevando tra i motivi di appello anche l’illegittimità del rigetto della richiesta di patteggiamento.

Cosa significa che il ricorso è stato dichiarato inammissibile ‘de plano’?
Significa che la Corte ha preso la sua decisione di inammissibilità senza la necessità di una pubblica udienza, basandosi unicamente sugli atti scritti, come previsto dall’art. 610, comma 5-bis, del codice di procedura penale, data la manifesta infondatezza del ricorso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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