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Impugnazione patteggiamento: limiti e inammissibilità

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso contro una sentenza di patteggiamento. La decisione ribadisce che l’impugnazione patteggiamento è consentita solo per specifici motivi di legge, escludendo vizi generici di motivazione sull’insussistenza di cause di proscioglimento o sulla congruità della pena, in applicazione dell’art. 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Impugnazione Patteggiamento: Quando è Ammessa? La Cassazione Chiarisce

L’istituto dell’applicazione della pena su richiesta delle parti, meglio noto come patteggiamento, rappresenta uno strumento fondamentale di definizione alternativa dei procedimenti penali. Tuttavia, una volta raggiunta la sentenza, quali sono le reali possibilità di contestarla? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 4069/2025) offre un’analisi puntuale sui rigidi limiti posti all’impugnazione patteggiamento, confermando un orientamento ormai consolidato.

Il Caso in Esame: Un Ricorso Basato su Motivazione e Congruità della Pena

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza di patteggiamento emessa dal Giudice dell’Udienza Preliminare di Verona. Il ricorrente lamentava due vizi principali: un difetto di motivazione in merito alla verifica della non sussistenza di cause di proscioglimento (ex art. 129 c.p.p.) e la non congruità della pena applicata. In sostanza, si contestava al giudice di non aver adeguatamente spiegato perché l’imputato non dovesse essere assolto e di aver applicato una pena non equa.

I Rigidi Limiti all’Impugnazione Patteggiamento ex Art. 448 c.p.p.

La difesa dell’imputato si è scontrata con il muro normativo eretto dall’articolo 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale, introdotto con la legge n. 103 del 2017. Questa norma ha drasticamente limitato i motivi per cui è possibile presentare ricorso in Cassazione contro una sentenza di patteggiamento. L’obiettivo del legislatore era quello di deflazionare il carico della Suprema Corte, impedendo ricorsi meramente dilatori o basati su motivi non essenziali.

Secondo tale disposizione, l’impugnazione patteggiamento è consentita solo per motivi che riguardano:

1. L’espressione della volontà dell’imputato (ad esempio, un consenso viziato).
2. Il difetto di correlazione tra la richiesta e la sentenza.
3. L’erronea qualificazione giuridica del fatto.
4. L’illegalità della pena irrogata.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione, nel dichiarare il ricorso inammissibile, ha chiarito con fermezza che le doglianze del ricorrente non rientravano in nessuna delle categorie tassativamente previste dalla legge. I giudici hanno spiegato che un presunto vizio di motivazione sulla mancanza di cause di proscioglimento o sulla congruità della pena non costituisce un motivo valido per l’impugnazione. Questi aspetti, infatti, non attengono né a una ‘difformità’ tra richiesta e decisione, né a un vizio del consenso, né a un errore sulla qualificazione del fatto.

Inoltre, la Corte ha precisato che nemmeno il concetto di ‘pena illegale’ poteva essere invocato. Richiamando la fondamentale sentenza ‘Jazouli’ delle Sezioni Unite (n. 33040/2015), i giudici hanno ribadito che una pena è ‘illegale’ solo quando non è prevista dall’ordinamento giuridico o è determinata in modo non conforme alla legge, non quando è semplicemente ritenuta ‘non congrua’ dal ricorrente.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Decisione

L’ordinanza in esame consolida un principio cruciale: chi sceglie la via del patteggiamento accetta un percorso processuale che comporta una significativa rinuncia al diritto di impugnazione. La possibilità di contestare la sentenza è circoscritta a vizi gravi e specifici, che intaccano la struttura fondamentale dell’accordo o la legalità della pena. Non è possibile, in sede di Cassazione, rimettere in discussione l’opportunità della scelta processuale o la valutazione del giudice sulla congruità della pena concordata tra le parti. Per gli operatori del diritto, questa pronuncia è un monito a ponderare con estrema attenzione la scelta del rito alternativo, informando compiutamente l’assistito sulle limitate vie di ricorso disponibili. La decisione di patteggiare è, a tutti gli effetti, una scelta quasi definitiva.

È possibile impugnare una sentenza di patteggiamento per qualsiasi motivo?
No, l’impugnazione è consentita solo per i motivi tassativamente indicati dall’art. 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale, quali vizi della volontà, errata qualificazione del fatto o illegalità della pena.

La mancata valutazione delle cause di proscioglimento o l’incongruità della pena sono motivi validi per ricorrere contro un patteggiamento?
No, secondo la Corte di Cassazione, questi non rientrano tra i motivi specifici previsti dalla legge e, pertanto, un ricorso basato su tali doglianze è inammissibile.

Cosa succede se un ricorso contro una sentenza di patteggiamento viene dichiarato inammissibile?
In caso di inammissibilità del ricorso, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle Ammende, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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