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Impugnazione patrocinio: le regole del rito penale

La Cassazione dichiara inammissibile un ricorso sull’impugnazione del patrocinio a spese dello Stato perché depositato secondo le regole del rito civile anziché penale. La Corte ribadisce che l’appello va presentato alla cancelleria del giudice che ha emesso il provvedimento, rispettando i termini e le modalità del codice di procedura penale.

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Pubblicato il 26 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Impugnazione Patrocinio a Spese dello Stato: la Cassazione fissa le regole procedurali

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 22858 del 2024, ha fornito un importante chiarimento sulle corrette modalità procedurali per l’impugnazione del patrocinio a spese dello Stato in ambito penale. La decisione sottolinea un principio fondamentale: la procedura da seguire è quella penale, non quella civile, anche quando si contesta un provvedimento che ha natura amministrativa come la revoca del gratuito patrocinio. Un errore nella procedura può costare caro, portando all’inammissibilità del ricorso.

I Fatti del Caso

Una cittadina si era vista revocare il provvedimento di ammissione al patrocinio a spese dello Stato dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Rovereto. Contro questa decisione, aveva presentato un’opposizione, che però il Presidente del Tribunale aveva dichiarato inammissibile.

Non arrendendosi, la ricorrente, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso per cassazione avverso quest’ultima ordinanza. Tuttavia, nell’espletare tale adempimento, ha seguito le norme del codice di procedura civile: ha notificato il ricorso al Ministero della Giustizia presso l’Avvocatura dello Stato e lo ha poi depositato presso la cancelleria civile della Corte di Cassazione.

L’errore fatale nell’impugnazione del patrocinio a spese dello Stato

Il cuore della questione giuridica non risiede nel merito della revoca del patrocinio, ma nella forma con cui l’impugnazione è stata presentata. La difesa sosteneva che, in alternativa al ricorso per cassazione, fosse possibile esperire un reclamo al Capo dell’Ufficio, specie perché la revoca era avvenuta d’ufficio da parte del giudice.

Tuttavia, la Corte di Cassazione ha spostato l’attenzione su un errore preliminare e decisivo: la scelta del rito processuale per la presentazione del ricorso.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, basando la sua decisione su un consolidato orientamento giurisprudenziale. Il principio cardine è che nel procedimento per l’ammissione al patrocinio a spese dello Stato, anche se si tratta di una questione con risvolti economici, si applicano le regole procedurali proprie del rito principale, che in questo caso era il rito penale.

Di conseguenza, il ricorso per cassazione avrebbe dovuto seguire le seguenti regole:

1. Termini: Doveva essere presentato entro il termine previsto dall’art. 99, comma 4, del d.P.R. n. 115 del 2002.
2. Modalità: Doveva essere depositato presso la cancelleria del giudice che aveva emesso il provvedimento impugnato (in questo caso, il Presidente del Tribunale di Rovereto), come prescritto dagli artt. 582 e 583 del codice di procedura penale.

La ricorrente, invece, ha depositato l’atto presso la cancelleria civile della Corte di Cassazione e lo ha fatto quando i termini per l’impugnazione erano già decorsi. Questo duplice errore – luogo di deposito errato e tardività – ha reso l’impugnazione irricevibile.

L’articolo 591, comma 1, lettera c), del codice di procedura penale, infatti, sanziona con l’inammissibilità l’inosservanza delle disposizioni che disciplinano i tempi e i modi di presentazione dell’impugnazione.

Conclusioni

La sentenza ribadisce un principio procedurale di fondamentale importanza: la forma non è un dettaglio, ma la sostanza del diritto processuale. Chi intende contestare un provvedimento relativo al patrocinio a spese dello Stato in un contesto penale deve inderogabilmente attenersi alle norme del codice di procedura penale. L’utilizzo di procedure previste per il rito civile è un errore che porta direttamente all’inammissibilità del ricorso, precludendo ogni possibilità di esame nel merito. Oltre al rigetto, la ricorrente è stata condannata al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende, a dimostrazione della gravità dell’errore procedurale commesso.

Qual è la procedura corretta per impugnare un provvedimento di revoca del patrocinio a spese dello Stato in un procedimento penale?
L’impugnazione deve seguire le regole del codice di procedura penale. Il ricorso deve essere depositato, entro i termini di legge, presso la cancelleria del giudice che ha emesso il provvedimento contestato.

È possibile seguire le regole della procedura civile per questo tipo di impugnazione?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che trovano applicazione le regole procedurali proprie del rito penale, non quelle del rito civile.

Cosa succede se un ricorso viene depositato in una cancelleria sbagliata o fuori termine?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile, come nel caso di specie. Ciò significa che la Corte non esaminerà le ragioni di merito dell’impugnazione. La parte ricorrente viene inoltre condannata al pagamento delle spese processuali e, potenzialmente, di una sanzione pecuniaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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