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Impugnazione parte civile: la nuova norma non è retroattiva

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di una parte civile avverso una sentenza di assoluzione. La Corte ha stabilito un principio fondamentale sull’applicazione della Riforma Cartabia: la nuova disciplina sull’impugnazione parte civile, contenuta nell’art. 573, comma 1-bis c.p.p., non ha efficacia retroattiva. Si applica solo ai casi in cui la costituzione di parte civile sia avvenuta dopo il 30 dicembre 2022. Inoltre, la Corte ha ribadito di non poter riesaminare nel merito le prove, ma solo verificare la logicità della motivazione della sentenza impugnata.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

L’impugnazione parte civile e la Riforma Cartabia: la Cassazione fa chiarezza

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema cruciale per la procedura penale, relativo all’impugnazione parte civile a seguito della Riforma Cartabia. La decisione chiarisce l’ambito di applicazione temporale della nuova disciplina introdotta dall’art. 573, comma 1-bis, del codice di procedura penale, stabilendo che essa non ha efficacia retroattiva. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante pronuncia.

Il Caso in Esame: Un Ricorso per i Soli Interessi Civili

La vicenda trae origine da un procedimento penale in cui un imputato era stato assolto in primo grado dal Giudice di Pace dall’accusa di lesioni e minacce con la formula ‘perché il fatto non sussiste’. La parte civile, ovvero la persona offesa dal reato, non accettando la decisione, proponeva appello per ottenere il risarcimento del danno.

Il Tribunale, in funzione di giudice d’appello, rigettava il gravame, confermando l’assoluzione. A questo punto, la parte civile decideva di portare il caso dinanzi alla Corte di Cassazione, sollevando due questioni principali: una di natura procedurale e una legata alla valutazione delle prove.

I Motivi del Ricorso e la questione dell’impugnazione parte civile

Il ricorrente basava la sua impugnazione parte civile su due motivi fondamentali:

1. Violazione procedurale: Si lamentava la mancata applicazione della nuova norma (art. 573, comma 1-bis, c.p.p.), introdotta dalla Riforma Cartabia. Secondo il ricorrente, il Tribunale, pur ritenendo ammissibile l’appello, avrebbe dovuto trasferire la causa al giudice civile competente per la decisione sulle questioni risarcitorie, anziché rigettare l’appello nel merito.
2. Vizio di motivazione: Si contestava il modo in cui i giudici di merito avevano valutato le prove, in particolare le dichiarazioni della persona offesa, ritenendole contraddittorie rispetto a quanto riferito dagli agenti intervenuti sul posto.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato entrambi i motivi di ricorso, fornendo spiegazioni chiare e decisive.

Sulla non retroattività dell’art. 573, comma 1-bis, c.p.p.

Il cuore della sentenza risiede nella disamina del primo motivo. La Corte ha richiamato un precedente intervento delle Sezioni Unite, le quali hanno stabilito un principio fondamentale: la nuova disciplina sull’impugnazione parte civile, che prevede il rinvio al giudice civile, si applica esclusivamente ai giudizi in cui la costituzione di parte civile è avvenuta in una data successiva al 30 dicembre 2022, giorno di entrata in vigore della norma.

Nel caso specifico, la parte civile si era costituita il 5 giugno 2019. Di conseguenza, la nuova regola non era applicabile al suo caso, che rimaneva disciplinato dalla normativa precedente. La decisione del Tribunale di non rinviare al giudice civile era, pertanto, corretta. Questo principio riafferma la regola generale del tempus regit actum (il tempo regola l’atto) per le norme processuali, che di norma non hanno effetto retroattivo.

Sul Divieto di Rivalutazione del Merito

Per quanto riguarda il secondo motivo, la Corte lo ha dichiarato manifestamente infondato. Gli Ermellini hanno ribadito che il ricorso per cassazione non è una terza istanza di giudizio sui fatti. Il compito della Corte non è quello di effettuare una ‘rilettura’ delle prove o di sostituire la propria valutazione a quella dei giudici di merito.

Il sindacato della Cassazione è limitato al controllo della logicità e coerenza della motivazione. Se il giudice d’appello ha esaminato le prove, ha rilevato delle incompatibilità e ha spiegato logicamente perché non ha creduto a una certa versione dei fatti, la Corte di Cassazione non può intervenire. Il ricorrente, in sostanza, chiedeva una nuova valutazione delle prove, un’attività preclusa in sede di legittimità.

Conclusioni: Le Implicazioni della Sentenza

In conclusione, questa sentenza offre due importanti spunti di riflessione. In primo luogo, consolida un orientamento giurisprudenziale chiaro sull’applicazione temporale delle nuove norme processuali introdotte dalla Riforma Cartabia, specificando che l’innovazione sull’impugnazione parte civile non si applica ai procedimenti in cui la costituzione era già avvenuta prima della sua entrata in vigore. In secondo luogo, ribadisce i limiti invalicabili del giudizio di Cassazione, che resta un controllo di legittimità sulla corretta applicazione della legge e sulla logicità della sentenza, e non un’occasione per rimettere in discussione l’accertamento dei fatti.

La nuova regola sull’impugnazione della parte civile (art. 573, comma 1-bis c.p.p.) è retroattiva?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che questa norma, introdotta dalla Riforma Cartabia, non è retroattiva. Si applica solo ai procedimenti in cui la costituzione di parte civile è avvenuta dopo il 30 dicembre 2022.

Cosa succede se la parte civile si è costituita prima del 30 dicembre 2022?
Se la costituzione di parte civile è avvenuta prima di tale data, continuano ad applicarsi le regole procedurali precedenti alla Riforma Cartabia. Pertanto, il giudice dell’impugnazione penale decide anche nel merito delle questioni civili, senza rinviare la causa al giudice civile.

La Corte di Cassazione può riesaminare le prove e le testimonianze di un processo?
No, la Corte di Cassazione non può riesaminare le prove o valutare nuovamente i fatti del caso. Il suo compito è limitato a controllare che la legge sia stata applicata correttamente e che la motivazione della sentenza impugnata sia logica e priva di contraddizioni. Non può sostituire la propria valutazione dei fatti a quella dei giudici di merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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