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Impugnazione ordinanze: quando è inammissibile

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 10508/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso contro un’ordinanza emessa durante un dibattimento. La decisione si fonda sul principio della tassatività e del differimento dei mezzi di impugnazione, secondo cui l’impugnazione di ordinanze dibattimentali può essere proposta solo congiuntamente all’appello contro la sentenza finale, per non frammentare il processo.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Impugnazione Ordinanze Dibattimentali: La Cassazione Ribadisce il Principio di Inammissibilità

Nel complesso scenario della procedura penale, la tempistica e le modalità con cui si agisce sono fondamentali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 10508/2024) offre un chiaro monito sull’impugnazione di ordinanze dibattimentali, ribadendo un principio cardine volto a garantire l’efficienza e la celerità del processo: la regola dell’impugnazione differita. Questo articolo analizza la decisione, spiegando perché un ricorso presentato ‘fuori tempo’ è destinato a fallire.

I Fatti del Caso

Un imputato, nel corso del processo di primo grado dinanzi al Tribunale, decideva di presentare ricorso per cassazione avverso un’ordinanza emessa dal giudice durante il dibattimento. Si trattava, quindi, di un provvedimento interlocutorio, che non definiva il giudizio ma risolveva una questione sorta durante lo svolgimento del processo. La difesa, ritenendo lesivo il provvedimento, ha tentato la via dell’impugnazione immediata, portando la questione direttamente all’attenzione della Suprema Corte.

La Decisione della Corte: La Regola dell’Impugnazione Differita

La Corte di Cassazione ha stroncato sul nascere le pretese del ricorrente, dichiarando il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su una norma chiara e precisa del codice di procedura penale: l’articolo 586, comma 1. Questo articolo stabilisce che, salvo diverse disposizioni di legge, l’impugnazione di ordinanze dibattimentali può essere proposta, a pena di inammissibilità, soltanto insieme all’impugnazione contro la sentenza finale.

In altre parole, il legislatore ha scelto di non consentire continue interruzioni del processo di primo grado per discutere ogni singola ordinanza. La logica è quella di concentrare le doglianze procedurali in un unico momento, ovvero quello dell’eventuale appello contro la decisione che conclude il giudizio. Questo evita la frammentazione del processo e garantisce un andamento più lineare e spedito.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha motivato la sua decisione richiamando non solo il testo della legge, ma anche un consolidato orientamento giurisprudenziale. I giudici hanno sottolineato che non sono immediatamente ricorribili, neppure per ‘abnormità’, quei provvedimenti per i quali l’ordinamento prevede già uno specifico, sebbene differito, potere di impugnazione. L’abnormità, un vizio che rende un atto giudiziario talmente anomalo da consentirne l’impugnazione immediata, non può essere invocata quando la legge offre già un rimedio, anche se posticipato.

Nel caso specifico, l’ordinanza dibattimentale (ad esempio, una che ammette o esclude una prova) non è un atto ‘fuori sistema’. È un atto tipico del processo per il quale il sistema prevede già come e quando lamentarsene: attendere la fine del processo e, se la sentenza è sfavorevole, includere la critica all’ordinanza nei motivi di appello. Proporre un ricorso immediato costituisce un errore procedurale che porta inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità, con la conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

La pronuncia in esame è un’importante lezione di strategia processuale. Per gli avvocati e gli imputati, essa significa che le battaglie contro le ordinanze emesse durante il dibattimento vanno annotate e conservate per il momento opportuno. Tentare di ‘bruciare le tappe’ con un’impugnazione immediata non solo è inefficace, ma è anche controproducente, comportando costi e ritardi. La corretta procedura è quella di sollevare le proprie eccezioni, farle mettere a verbale e, in caso di condanna, riproporle come specifico motivo di gravame nell’atto di appello. Solo così si rispetta il principio di economia processuale e si utilizzano correttamente gli strumenti che la legge mette a disposizione della difesa.

È possibile impugnare immediatamente un’ordinanza emessa durante il dibattimento penale?
No, di norma non è possibile. La legge stabilisce che l’impugnazione contro le ordinanze emesse nel corso del dibattimento deve essere proposta soltanto insieme all’impugnazione contro la sentenza finale.

Qual è la conseguenza di un’impugnazione immediata di un’ordinanza dibattimentale?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. La parte che lo ha proposto viene condannata al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende.

Perché la legge prevede l’impugnazione ‘differita’ di queste ordinanze?
La regola, prevista dall’art. 586, comma 1, del codice di procedura penale, ha lo scopo di assicurare un andamento celere e senza interruzioni del processo di primo grado, evitando che venga continuamente frammentato da ricorsi su questioni procedurali intermedie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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