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Impugnazione ordinanza sequestro: quando è inammissibile

Un imputato ha chiesto la revoca del sequestro di un’auto. La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso, chiarendo che l’impugnazione di un’ordinanza sul sequestro probatorio, emessa in dibattimento, non può essere autonoma ma va proposta insieme all’appello contro la sentenza.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Impugnazione Ordinanza Sequestro: la Cassazione fa Chiarezza

L’impugnazione di un’ordinanza di sequestro è un tema delicato che interseca i diritti di proprietà e le esigenze del processo penale. Con la sentenza n. 44305 del 2024, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: le ordinanze emesse durante il dibattimento in materia di sequestro probatorio non possono essere appellate separatamente, ma solo insieme alla sentenza che conclude quel grado di giudizio. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Un imputato, condannato in primo grado, si è visto respingere dal Tribunale di Cassino la richiesta di revoca del sequestro probatorio di una sua autovettura. Il sequestro era stato disposto nel contesto della stessa sentenza di condanna. L’imputato, ritenendo la decisione ingiusta e immediatamente lesiva, ha proposto ricorso per cassazione. La sua tesi si basava sulla presunta violazione degli articoli 588 e 650 del codice di procedura penale, sostenendo che la statuizione sulla revoca del vincolo avrebbe dovuto avere esecutività immediata, anche prima che la sentenza di condanna diventasse definitiva.

La Decisione della Corte sulla Impugnazione Ordinanza Sequestro

La Seconda Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. I giudici hanno chiarito che la strada scelta dal ricorrente era processualmente errata. Il principio cardine, richiamato dalla Corte, è quello della tassatività dei mezzi di impugnazione. Non si può contestare un provvedimento del giudice con uno strumento non previsto espressamente dalla legge.

La Corte ha specificato che l’ordinanza del Tribunale, che rigettava la richiesta di dissequestro, era stata emessa durante la fase di dibattimento (poiché l’istanza era stata presentata prima del deposito della sentenza). Di conseguenza, tale provvedimento non era suscettibile di un’autonoma impugnazione.

Le Motivazioni della Decisione

La Suprema Corte ha fondato la sua decisione sull’interpretazione dell’articolo 586 del codice di procedura penale. Questa norma stabilisce che, salvo diversa disposizione di legge, le ordinanze emesse nel corso del dibattimento possono essere impugnate solo unitamente alla sentenza che definisce il grado di giudizio.

I giudici hanno spiegato che l’articolo 263 c.p.p., che regola la restituzione delle cose sequestrate dopo l’esercizio dell’azione penale, non prevede un regime speciale di impugnazione. Pertanto, si applica la regola generale dell’art. 586 c.p.p. Di conseguenza, l’ordinanza che nega la restituzione di un bene sotto sequestro probatorio può essere contestata solo proponendo appello (o ricorso per cassazione) contro la sentenza di merito. Non è ammesso un ricorso separato e immediato.

La Corte ha inoltre precisato che il Tribunale di Cassino non agiva come giudice dell’esecuzione, come erroneamente sostenuto dal ricorrente, ma come giudice del dibattimento, il cui potere decisionale si esaurisce con l’emissione della sentenza (functus est munere suo). L’eventuale impugnazione avrebbe dovuto quindi essere veicolata insieme a quella contro la sentenza di condanna. Poiché il ricorso è stato presentato in violazione di queste regole procedurali, è stato dichiarato inammissibile.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa sentenza riafferma un principio procedurale cruciale: la concentrazione delle impugnazioni. L’obiettivo è evitare la frammentazione del processo e garantire che la revisione delle decisioni interlocutorie avvenga in un quadro unitario, insieme alla valutazione della sentenza finale. Per gli avvocati e i loro assistiti, la lezione è chiara: prima di contestare un’ordinanza emessa durante il processo, è fondamentale verificare se la legge ammetta un’impugnazione autonoma o se sia necessario attendere e agire congiuntamente all’impugnazione della sentenza. Un errore procedurale, come in questo caso, porta a una declaratoria di inammissibilità, con conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

È possibile impugnare autonomamente un’ordinanza che nega la restituzione di un bene sotto sequestro probatorio emessa in dibattimento?
No, secondo la sentenza, l’ordinanza emessa dal giudice del dibattimento che decide sulla restituzione di beni sequestrati non è autonomamente impugnabile.

Qual è la modalità corretta per contestare un’ordinanza sul sequestro emessa durante il dibattimento?
L’impugnazione contro tale ordinanza deve essere proposta, a pena di inammissibilità, soltanto unitamente all’impugnazione contro la sentenza che definisce quel grado di giudizio, come previsto dall’art. 586 del codice di procedura penale.

Cosa succede se si presenta un ricorso inammissibile in Cassazione?
Chi presenta un ricorso dichiarato inammissibile viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria in favore della Cassa delle ammende, come stabilito dalla Corte nel caso di specie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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