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Impugnazione ordinanza rinvio: quando è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato avverso un’ordinanza che negava il rinvio di un’udienza per legittimo impedimento del difensore. La Suprema Corte ha chiarito che tale provvedimento, non essendo abnorme, non può essere oggetto di un’impugnazione autonoma, ma deve essere contestato unicamente insieme alla sentenza che conclude la fase processuale. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese e a una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Impugnazione Ordinanza Rinvio: la Cassazione Chiarisce i Limiti

L’impugnazione di un’ordinanza di rinvio è un tema cruciale nella pratica forense. Quando un giudice nega la richiesta di posticipare un’udienza, quali sono gli strumenti a disposizione della difesa? Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 47591 del 2024, offre una risposta netta: i provvedimenti che gestiscono il calendario del processo non possono essere contestati separatamente, ma solo insieme alla sentenza finale. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Durante la fase preliminare di un procedimento penale, il difensore di fiducia dell’imputato presentava un’istanza per ottenere il rinvio dell’udienza, adducendo un legittimo impedimento. Nello specifico, il legale era impegnato in un’altra udienza presso un diverso tribunale, fissata in una data anteriore. La richiesta era stata tempestivamente depositata e documentata, evidenziando anche l’impossibilità di nominare un sostituto e la preferenza per il procedimento con iscrizione a ruolo più risalente.

Nonostante ciò, il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) del Tribunale di L’Aquila rigettava la richiesta, dichiarava l’assenza del difensore e disponeva il rinvio a giudizio dell’imputato. Contro questa ordinanza, il difensore proponeva ricorso immediato per Cassazione, lamentando la violazione delle norme procedurali sulla gestione delle udienze in caso di impedimento.

La Decisione della Corte: l’impugnazione dell’ordinanza di rinvio è inammissibile

La Terza Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un principio consolidato del nostro ordinamento processuale: non tutti i provvedimenti emessi dal giudice nel corso del procedimento sono immediatamente impugnabili.

La Corte ha stabilito che l’ordinanza con cui viene negato il rinvio di un’udienza rientra nei poteri ordinatori del giudice, finalizzati a regolare lo svolgimento del processo. Tali provvedimenti non hanno carattere decisorio e non sono considerati “abnormi”, ovvero atti che, per la loro stranezza, creano una situazione di stallo non risolvibile. Per questo motivo, la legge non prevede una loro autonoma impugnabilità.

Le Motivazioni della Decisione

La Suprema Corte ha basato il suo ragionamento sull’articolo 586 del Codice di Procedura Penale. Questa norma stabilisce che le ordinanze emesse nel corso degli atti preliminari o del dibattimento possono essere impugnate solo “congiuntamente alla sentenza” che conclude quella fase del giudizio. Il legislatore ha previsto un potere impugnatorio specifico ma differito nel tempo.

Appellare l’ordinanza di diniego del rinvio ex se (cioè da sola e immediatamente) costituisce quindi un’azione non consentita dalla legge, che porta inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità. Secondo la giurisprudenza citata (tra cui Cass. n. 49291/2023), questi provvedimenti sono espressione del potere del giudice di organizzare il processo e non ledono in modo definitivo il diritto di difesa, poiché la loro presunta illegittimità potrà essere fatta valere in un momento successivo, impugnando la sentenza finale.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La sentenza ribadisce un principio fondamentale per gli operatori del diritto: la strategia processuale deve tenere conto dei limiti di impugnabilità degli atti. L’impugnazione di un’ordinanza di rinvio presentata in via autonoma è destinata al fallimento. Il difensore che ritiene leso un proprio diritto a causa di un diniego di rinvio dovrà attendere la conclusione della fase processuale e sollevare la questione nell’ambito dell’appello contro la sentenza.

Questa decisione comporta anche conseguenze economiche per il ricorrente. L’inammissibilità del ricorso, infatti, ha portato alla sua condanna al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende, come previsto dall’articolo 616 del Codice di Procedura Penale.

È possibile impugnare immediatamente l’ordinanza che nega il rinvio di un’udienza per legittimo impedimento del difensore?
No, secondo la Corte di Cassazione, tale ordinanza non è autonomamente impugnabile. La sua eventuale illegittimità deve essere fatta valere impugnando, congiuntamente, la sentenza che conclude la fase processuale, come previsto dall’art. 586 cod. proc. pen.

Qual è la conseguenza se si propone un ricorso ritenuto inammissibile?
La conseguenza è la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e di una sanzione pecuniaria in favore della Cassa delle ammende, la cui entità è stabilita dal giudice in base a criteri di equità.

Perché un’ordinanza che rigetta un’istanza di rinvio non è considerata un atto “abnorme”?
Non è considerata abnorme perché rientra nel potere ordinatorio del giudice, volto a regolare lo svolgimento del processo. Non crea una situazione di stallo procedurale irrimediabile, in quanto la questione può essere riesaminata in un momento successivo, ovvero con l’impugnazione della sentenza finale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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