LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Impugnazione ordinanza interlocutoria: quando è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro l’ordinanza che aveva respinto la sua richiesta di rinvio per legittimo impedimento. La decisione si fonda sul principio di tassatività e sull’art. 586 c.p.p., secondo cui l’impugnazione di un’ordinanza interlocutoria può avvenire solo congiuntamente a quella contro la sentenza finale, non in via autonoma.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 27 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Impugnazione Ordinanza Interlocutoria: la Cassazione Chiarisce i Limiti

Nel processo penale, non tutte le decisioni del giudice possono essere contestate immediatamente. Un caso emblematico riguarda la richiesta di rinvio per legittimo impedimento dell’imputato. Se il giudice la respinge, è possibile fare ricorso subito? La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito le rigide regole procedurali in materia, sottolineando come l’impugnazione di un’ordinanza interlocutoria segua un percorso ben definito. Analizziamo la vicenda e le importanti conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti del Caso

Un imputato, tramite il suo difensore, presentava ricorso in Cassazione contro un’ordinanza emessa dalla Corte d’Appello. Quest’ultima aveva rigettato la richiesta di rinvio di un’udienza, richiesta motivata da un legittimo impedimento dell’imputato, il quale si trovava all’estero per motivi lavorativi documentati. La difesa riteneva che la decisione della Corte territoriale fosse ingiusta e lesiva dei diritti dell’assistito.

I Motivi del Ricorso: Perché l’Imputato ha Impugnato?

Il ricorso si basava su due argomenti principali:
1. Vizio di motivazione: Secondo la difesa, la Corte d’Appello non aveva adeguatamente considerato la natura, l’indifferibilità e la non delegabilità dell’impegno lavorativo all’estero, elementi che avrebbero dovuto dimostrare l’assoluta impossibilità a comparire. La Corte si era limitata a criticare la mancata comunicazione preventiva dell’impedimento.
2. Violazione di legge processuale e costituzionale: Il ricorrente lamentava la violazione del diritto di difesa e del giusto processo, sostenendo che l’impedimento non era volontario e che negare il rinvio costituiva una nullità, ledendo il diritto dell’accusato di essere presente al dibattimento.

L’Impugnazione dell’Ordinanza Interlocutoria e la Decisione della Cassazione

Nonostante le argomentazioni della difesa, la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, senza nemmeno entrare nel merito della legittimità dell’impedimento. La decisione si fonda su un principio cardine della procedura penale.

Il Principio di Tassatività delle Impugnazioni

Il nostro sistema processuale è governato dal principio di tassatività delle impugnazioni. Ciò significa che è possibile contestare un provvedimento del giudice solo quando la legge lo prevede espressamente e con i mezzi specifici indicati. Non è possibile, quindi, inventare o estendere i mezzi di ricorso.

L’Art. 586 c.p.p. come Norma Chiave

La norma decisiva nel caso di specie è l’articolo 586 del codice di procedura penale. Questo articolo stabilisce che le ordinanze emesse durante il dibattimento (le cosiddette ordinanze dibattimentali) possono essere impugnate soltanto insieme all’impugnazione contro la sentenza finale. Un’eccezione è prevista per i provvedimenti sulla libertà personale, che non era il caso in esame.

Le motivazioni

La Suprema Corte ha spiegato che l’ordinanza con cui viene rigettata una richiesta di rinvio per legittimo impedimento è, per sua natura, un provvedimento interlocutorio. Non decide la causa, ma si limita a regolare lo svolgimento del processo. In quanto tale, non ha un contenuto decisorio definitivo ed è sempre modificabile o revocabile nel corso dello stesso procedimento. Di conseguenza, la legge non prevede un mezzo di impugnazione autonomo e immediato. L’eventuale illegittimità del rigetto del rinvio potrà essere fatta valere solo come motivo di doglianza nell’eventuale appello contro la sentenza di condanna.

Le conclusioni

La decisione riafferma un importante principio procedurale: la strategia processuale non può prescindere da una rigida conoscenza delle regole sulle impugnazioni. L’imputato che si vede negare un rinvio per un impedimento ritenuto legittimo non può bloccare il processo con un ricorso immediato. Dovrà attendere la conclusione del grado di giudizio e, solo in caso di condanna, potrà sollevare la questione nell’atto di appello, sostenendo che la violazione del suo diritto a presenziare al processo ha viziato la sentenza stessa. Questa pronuncia serve da monito sulla necessità di distinguere tra i vizi che possono essere contestati subito e quelli che devono essere ‘conservati’ per l’impugnazione finale.

È possibile impugnare immediatamente un’ordinanza che rigetta la richiesta di rinvio per legittimo impedimento?
No. Secondo la Corte di Cassazione, tale ordinanza è un provvedimento interlocutorio e, in base all’art. 586 c.p.p., può essere impugnata solo congiuntamente all’eventuale impugnazione della sentenza finale.

Qual è il principio che regola le impugnazioni nel processo penale?
Il processo penale è governato dal principio di tassatività delle impugnazioni, secondo cui un provvedimento può essere contestato solo nei casi e con i mezzi espressamente previsti dalla legge.

Perché l’ordinanza che nega il rinvio non è immediatamente appellabile?
Perché è considerata un’ordinanza meramente interlocutoria, priva di contenuto decisorio definitivo. Essa regola lo svolgimento del processo e può essere modificata o revocata successivamente, quindi la legge non prevede un mezzo di impugnazione autonomo e immediato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati