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Impugnazione ordinanza dibattimentale: la Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile l’impugnazione di un’ordinanza dibattimentale che aveva disposto lo stralcio di trascrizioni di conversazioni. Il ricorso è stato ritenuto manifestamente infondato poiché proposto fuori dai casi tassativamente previsti dalla legge, con conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 12 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Impugnazione ordinanza dibattimentale: quando è un errore?

Nel processo penale, la strategia difensiva si gioca anche sulla corretta gestione degli strumenti procedurali a disposizione. Tra questi, l’impugnazione dei provvedimenti del giudice è uno dei più importanti. Tuttavia, non tutte le decisioni sono immediatamente appellabili. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio sui limiti dell’impugnazione di un’ordinanza dibattimentale, evidenziando le gravi conseguenze di un ricorso presentato al di fuori dei casi consentiti dalla legge.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dal ricorso di un imputato avverso un’ordinanza emessa dal Tribunale nel corso del dibattimento. Con tale provvedimento, il giudice di merito aveva disposto lo ‘stralcio’ dal fascicolo processuale delle trascrizioni di alcune conversazioni. Ritenendo tale decisione pregiudizievole, l’imputato decideva di presentare ricorso immediato per Cassazione, chiedendone l’annullamento.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha esaminato il ricorso e lo ha dichiarato de plano, ovvero in via sommaria, inammissibile. La decisione non è entrata nel merito della questione (se fosse giusto o meno stralciare le trascrizioni), ma si è fermata a un controllo preliminare di ammissibilità. La conseguenza di questa declaratoria è stata non solo il rigetto del ricorso, ma anche la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni della Decisione

Il cuore della pronuncia risiede nel principio di tassatività dei mezzi di impugnazione. Nel nostro ordinamento processuale, un provvedimento può essere impugnato solo se la legge lo prevede espressamente. La Corte ha rilevato che l’impugnazione dell’ordinanza dibattimentale in questione non rientrava in nessuna delle ipotesi per cui è consentito un ricorso immediato, come quelle specificate dall’art. 586, comma 3, del codice di procedura penale.

Il provvedimento impugnato era una tipica ordinanza istruttoria, destinata a regolare l’acquisizione delle prove durante il processo. La legge processuale stabilisce che, di regola, eventuali vizi di tali ordinanze devono essere fatti valere insieme all’impugnazione della sentenza finale, e non attraverso un ricorso separato e immediato che finirebbe per frammentare e rallentare il procedimento.

Poiché il ricorso è stato proposto al di fuori dei casi consentiti, la Cassazione lo ha ritenuto ‘manifestamente infondato’ e, di conseguenza, lo ha dichiarato inammissibile ai sensi dell’art. 610, comma 5-bis, cod. proc. pen. La condanna al pagamento della somma di denaro, come previsto dall’art. 616 cod. proc. pen., è scattata perché i giudici hanno ravvisato un profilo di ‘colpa’ nella presentazione del ricorso, citando la giurisprudenza della Corte Costituzionale (sent. n. 186/2000). Proporre un’impugnazione palesemente inammissibile costituisce, infatti, un uso negligente degli strumenti processuali che merita una sanzione.

Le Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale per chi opera nel diritto penale: non ogni atto del giudice è contestabile nell’immediato. La scelta di impugnare un’ordinanza dibattimentale deve essere attentamente vagliata alla luce delle norme che regolano l’ammissibilità dei ricorsi. Un’azione impulsiva o non supportata da una solida base giuridica non solo è destinata a fallire, ma espone l’imputato a conseguenze economiche significative. La decisione sottolinea l’importanza di affidarsi a una difesa tecnica competente, in grado di distinguere quali provvedimenti sono immediatamente ricorribili e quali doglianze devono, invece, essere conservate per l’eventuale impugnazione della sentenza conclusiva del processo.

È possibile impugnare immediatamente qualsiasi ordinanza emessa durante il dibattimento?
No. Secondo la decisione in esame, le ordinanze dibattimentali possono essere impugnate immediatamente solo nei casi tassativamente previsti dalla legge, come quelli indicati nell’art. 586, comma 3, del codice di procedura penale. Al di fuori di queste ipotesi, il ricorso è inammissibile.

Cosa accade se si presenta un ricorso in Cassazione per un caso non previsto dalla legge?
La Corte di Cassazione dichiara il ricorso inammissibile ‘de plano’, cioè senza neppure esaminare il merito della questione. Il ricorrente viene inoltre condannato al pagamento delle spese processuali.

Perché il ricorrente è stato condannato anche al pagamento di una somma alla Cassa delle ammende?
La condanna al pagamento di una sanzione pecuniaria è una conseguenza prevista dall’art. 616 del codice di procedura penale quando il ricorso è dichiarato inammissibile. Ciò avviene perché la Corte ha riscontrato la ‘colpa’ del ricorrente nel presentare un’impugnazione manifestamente infondata, ovvero un atto giuridico palesemente privo dei presupposti per essere accolto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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