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Impugnazione ordinanza dibattimentale: Cassazione chiarisce

Un imputato, a seguito di una modifica legislativa favorevole, ha richiesto di accedere al giudizio abbreviato, ma il Tribunale ha respinto la richiesta con un’ordinanza. L’imputato ha presentato ricorso immediato in Cassazione, che lo ha dichiarato inammissibile. La Corte ha ribadito che l’impugnazione di un’ordinanza dibattimentale non è immediata, ma va proposta congiuntamente all’appello contro la sentenza finale, salvo il caso eccezionale di ‘abnormità’, qui non riscontrato.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Impugnazione ordinanza dibattimentale: la Cassazione stabilisce i limiti

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 1742 del 2024, è intervenuta su un tema cruciale della procedura penale: i limiti e le modalità dell’impugnazione di un’ordinanza dibattimentale. Il caso specifico riguardava il diniego di una richiesta di accesso al giudizio abbreviato, a seguito di una modifica normativa, ma i principi espressi dalla Corte hanno una valenza generale e offrono importanti chiarimenti per gli operatori del diritto.

Il caso: la richiesta di giudizio abbreviato e il diniego del Tribunale

Un imputato, sfruttando le novità introdotte dal D.Lgs. 150/22 (la cosiddetta Riforma Cartabia) all’art. 442, comma 2 bis, cod. proc. pen., aveva richiesto di essere rimesso in termini per accedere al giudizio abbreviato. Questa nuova disposizione prevede un’ulteriore riduzione di pena per chi, condannato in primo grado, rinunci all’appello. Il Tribunale di Napoli, tuttavia, rigettava la richiesta, ritenendo la nuova norma non retroattiva. Contro questa ordinanza, la difesa proponeva ricorso immediato per Cassazione.

I motivi del ricorso e la questione della retroattività

La difesa sosteneva che la nuova norma avesse natura sostanziale e che, pertanto, dovesse applicarsi il principio della lex mitior, ovvero della legge più favorevole al reo. Secondo il ricorrente, il rigetto del Tribunale era illegittimo e l’ordinanza andava annullata. Si evidenziava inoltre come lo stato del processo non fosse incompatibile con la richiesta di accesso al rito alternativo, citando anche la possibilità, prevista dall’art. 438, comma 6 ter, cod. proc. pen., di riproporre la richiesta di abbreviato davanti al giudice del dibattimento.

L’impugnazione di ordinanza dibattimentale secondo la Cassazione

La Corte Suprema ha dichiarato il ricorso inammissibile, senza entrare nel merito della questione sulla retroattività della norma. La decisione si fonda su un principio cardine della procedura penale: la tassatività dei mezzi di impugnazione e le corrette tempistiche per proporli.

Il principio di tassatività dei mezzi di impugnazione

Il nostro ordinamento processuale, all’art. 568 cod. proc. pen., stabilisce che i provvedimenti del giudice possono essere impugnati solo con i mezzi e nei casi espressamente previsti dalla legge. Per le ordinanze emesse durante il dibattimento, la norma di riferimento è l’art. 586, comma 1, cod. proc. pen. Questa disposizione prevede che tali ordinanze possano essere impugnate solo ‘unitamente all’impugnazione contro la sentenza’. Si tratta, quindi, di un diritto di impugnazione differito, non negato.

L’assenza di ‘abnormità’ nel provvedimento

L’unica eccezione a questa regola è rappresentata dall’ ‘abnormità’ dell’atto. Un provvedimento è abnorme quando si pone completamente al di fuori del sistema processuale (abnormità strutturale) o quando determina una stasi procedurale insuperabile (abnormità funzionale). La Cassazione, richiamando la sua giurisprudenza consolidata (tra cui Sez. U, n. 20569/2018), ha escluso che l’ordinanza del Tribunale di Napoli presentasse tali caratteristiche. Sebbene la decisione potesse essere opinabile nel merito, essa rientrava pienamente nel modello legale previsto, senza causare alcuna paralisi del processo.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La motivazione della sentenza è netta: il ricorso è inammissibile perché l’ordinanza impugnata non era immediatamente ricorribile. La Corte ha spiegato che il sistema processuale prevede già un rimedio specifico: la parte interessata potrà sollevare la questione relativa alla legittimità dell’ordinanza impugnandola insieme alla sentenza che concluderà il grado di giudizio. La presenza di questo strumento di tutela, seppur differito nel tempo, esclude la possibilità di ricorrere alla via eccezionale del ricorso per abnormità. Pertanto, la scelta del difensore di adire immediatamente la Cassazione è stata giudicata proceduralmente scorretta. L’atto del Tribunale, per quanto contestato, non era avulso dal sistema né idoneo a creare un pregiudizio insanabile, poiché la questione avrebbe potuto essere riproposta e decisa in sede di appello.

Le conclusioni

La sentenza ribadisce un principio fondamentale per la strategia processuale: non tutte le decisioni interlocutorie del giudice sono immediatamente appellabili. Salvo i rari casi di abnormità, la via maestra per contestare un’ordinanza emessa in dibattimento è quella di attendere la sentenza finale e proporre un’impugnazione congiunta. Questa pronuncia serve da monito sulla necessità di rispettare rigorosamente i principi procedurali, la cui violazione comporta una declaratoria di inammissibilità e la condanna al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria, senza che il merito della doglianza venga neppure esaminato.

È possibile impugnare immediatamente un’ordinanza emessa durante il dibattimento che nega una richiesta dell’imputato?
No, di regola non è possibile. La Corte di Cassazione ha chiarito che, secondo l’art. 586 del codice di procedura penale, l’impugnazione contro le ordinanze emesse nel corso del dibattimento può essere proposta solo insieme all’impugnazione contro la sentenza finale.

Quando un’ordinanza del giudice può essere considerata ‘abnorme’ e quindi impugnata subito?
Un’ordinanza è ‘abnorme’ solo in casi eccezionali: quando si pone al di fuori del sistema legale o quando crea una situazione di stallo processuale insuperabile. La Corte ha specificato che non basta un semplice disaccordo con la decisione del giudice per qualificare l’atto come abnorme.

Cosa succede se si propone un ricorso immediato quando non è consentito dalla legge?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. Come nel caso di specie, la Corte di Cassazione non esamina il merito della questione e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria in favore della Cassa delle Ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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