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Impugnazione ordinanza archiviazione: la Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di una persona offesa contro un’ordinanza di archiviazione emessa dal GIP. La Corte chiarisce che l’impugnazione ordinanza archiviazione non è ammessa in Cassazione, salvo rari casi di abnormità. Il rimedio corretto, introdotto dalla riforma del 2017, è il reclamo al tribunale per specifici vizi di nullità.

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Pubblicato il 7 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ordinanza di Archiviazione: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

L’ordinamento processuale penale prevede strumenti specifici per contestare le decisioni del giudice. Tuttavia, non tutte le strade sono percorribili. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci ricorda l’importanza di scegliere il rimedio giuridico corretto, specialmente in tema di impugnazione ordinanza archiviazione. Vediamo come la Suprema Corte ha affrontato il caso di un ricorso presentato da una persona offesa, dichiarandolo inammissibile e tracciando i confini dei mezzi di tutela a disposizione.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da una denuncia per un presunto reato di truffa. La persona offesa sosteneva di essere stata danneggiata a seguito della cessione di quote societarie, poiché gli indagati avrebbero taciuto maliziosamente l’esistenza di debiti gravanti sulla società. Al termine delle indagini, il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) del Tribunale, nonostante l’opposizione della persona offesa, ha disposto l’archiviazione del procedimento. Ritenendo insufficiente la motivazione del GIP, la persona offesa, tramite il proprio difensore, ha proposto ricorso diretto alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile con una procedura semplificata, detta de plano. La decisione si fonda su un principio consolidato del diritto processuale penale: l’ordinanza di archiviazione, emessa a seguito del rigetto dell’opposizione della persona offesa, non è, di regola, soggetta a ricorso per cassazione. L’impugnazione è ammessa solo in casi eccezionali in cui il provvedimento presenti un’anomalia tale da essere considerato “abnorme”.

Le Motivazioni: I limiti dell’impugnazione ordinanza archiviazione

La Corte ha spiegato in modo dettagliato perché il ricorso non potesse essere accolto. Le motivazioni si basano sulla distinzione tra abnormità strutturale e funzionale del provvedimento.

* Assenza di Abnormità Strutturale: L’ordinanza di archiviazione è un atto espressamente previsto e regolato dal codice di procedura penale. Pertanto, non può essere considerata un’anomalia dal punto di vista della sua struttura formale.

* Assenza di Abnormità Funzionale: L’abnormità funzionale si verifica quando un atto, pur essendo formalmente corretto, provoca una stasi o una regressione indebita del procedimento. La Corte ha chiarito che, a seguito della riforma del 2017 (Legge n. 103), l’ordinanza di archiviazione non è più ricorribile in Cassazione ma è soggetta a un rimedio specifico: il reclamo dinanzi al tribunale in composizione monocratica, ai sensi dell’art. 410-bis del codice di procedura penale. Questo reclamo, tuttavia, è possibile solo per specifici vizi di nullità (quelli previsti dall’art. 127, comma 5, c.p.p.).

Di conseguenza, l’ordinanza di archiviazione non causa una regressione del procedimento, ma piuttosto una “stasi irrevocabile” che può essere superata solo con la riapertura delle indagini (art. 414 c.p.p.), qualora emergano nuove prove. Tentare l’impugnazione ordinanza archiviazione direttamente in Cassazione, al di fuori dei casi di abnormità, costituisce un errore procedurale che porta inevitabilmente a una dichiarazione di inammissibilità, come previsto dall’art. 591 del codice di procedura penale.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per la Persona Offesa

Questa pronuncia ribadisce un concetto fondamentale per chiunque intenda tutelare i propri diritti nel processo penale: la scelta del corretto strumento di impugnazione è cruciale. Per la persona offesa che si vede respingere l’opposizione all’archiviazione, la via maestra non è il ricorso per cassazione, bensì il reclamo previsto dall’art. 410-bis c.p.p., ma solo ed esclusivamente se sussistono i specifici vizi di nullità indicati dalla norma. Agire diversamente significa esporsi a una certa declaratoria di inammissibilità, con conseguente perdita di tempo e risorse. È quindi essenziale affidarsi a un legale esperto che possa individuare il percorso processuale più corretto ed efficace per la tutela dei propri interessi.

È sempre possibile impugnare un’ordinanza di archiviazione in Cassazione?
No, di regola non è possibile. Il ricorso diretto in Cassazione contro un’ordinanza di archiviazione è ammesso solo in casi eccezionali di “abnormità” del provvedimento, ovvero quando l’atto è talmente anomalo da non essere inquadrabile nel sistema processuale.

Qual è il rimedio corretto contro un’ordinanza di archiviazione emessa dopo l’opposizione della persona offesa?
Dopo la riforma legislativa del 2017, lo strumento previsto è il reclamo al tribunale in composizione monocratica, come disciplinato dall’art. 410-bis del codice di procedura penale. Tale reclamo è però proponibile solo per specifici vizi di nullità previsti dall’art. 127, comma 5, del codice.

Cosa significa che un ricorso è dichiarato inammissibile “de plano”?
Significa che la Corte di Cassazione rileva un vizio di inammissibilità talmente evidente da poter decidere senza le formalità di un’udienza. La decisione viene presa sulla base degli atti scritti, con una procedura accelerata, come previsto dall’art. 610, comma 5-bis, del codice di procedura penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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